Sola al mondo

Serie: Anatomia sepolcrale di un sogno


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Nella camera in cui Gustav si rifugia, oltre alla sua borsa incontra un misterioso cliente che gli dice di conoscerlo, chiedendogli di seguire la causa delle sue bambine. L'avvocato, tramortito, tra veglia e sonno, accetta senza riserve l'incarico.

Aprii gli occhi che era mattino pieno – le dieci. La camera era piena di sole. Ero da solo. La bottiglia di spumante era chiusa, intatta, sulla moquette. I due calici vuoti, accanto al divano. Dal corridoio ronzava un aspirapolvere. Dovevo scappare al più presto, ero terribilmente in ritardo per il tribunale. Mi specchiai nel piccolo bagno. Presi un pettine, lo inumidii e me lo passai a più riprese nei capelli, sentendomi pervaso da una profonda freschezza, che mi raggiunse il solco preciso della scriminatura, fino all’atrio di una camera cardiaca. Dalla finestra vedevo luci tenui, riposanti; sul bordo del lavandino il rasoio elettrico del cliente sconosciuto. Presi la mia borsa e uscii sul corridoio. Una cameriera di colore mi sorrise. Era la donna che stava aspirando la polvere dalla moquette. La salutai, chiedendole informazioni per la prima colazione. «Giù in sala. Più avanti troverà affisse le indicazioni, avvocato» mi disse. La cameriera mi conosceva. Che strano, pensai. Nel ronzare dell’aspirapolvere la sentii canticchiare un passaggio fantastico di Ravel, mentre mi avviavo all’altezza della camera del poeta, l’unica aperta, immersa nella stessa luce distensiva dell’altra. Mi affacciai con esitazione. Dentro c’era una donna, seduta di spalle, accanto alla finestra. Indossava una camicia da notte a righe celesti e fumava una sigaretta. La finestra era semiaperta. Ho pensato fosse Lara, la sosia di mia moglie. Restai sospeso per qualche istante, nel dubbio, prima di fiondarmi in sala colazione. 

Era deserta. Unica presenza una donna anziana, magrolina, che mangiava con estrema lentezza. Presi posto a un tavolo accanto al suo, divorando la mia colazione. Ero finalmente felice, come non mi sentivo da tempo. La vecchia al tavolo vicino pareva seguire il filo dei miei pensieri. Si toglieva le briciole da un golfino giallo e mi fissava, mentre mi deliziavo delle cucchiaiate di yogurt greco, ingurgitando fette di torte di mele e sfoglie dorate di croissant, immaginando che tutte le preoccupazioni e le afflizioni, che di solito ostruivano la mia mente, fossero svanite.

«Lei, signora, è qui da molto?» chiesi con garbo all’anziana. Il suo volto minuto, cordiale, mi sorrise, ma senza rispondermi. «Lei è italiana, signora?» incalzai.

«Sono italiana, avvocato, quanto se non più di lei, mi creda. Ma sono di poche parole. Quando incontro delle persone felici come lei non voglio rovinarmi lo spettacolo. È come avere di fronte un’attrazione, la perfezione di una ruota panoramica.»

«Oh, cara signora, lei è tanto gentile, e devo dirle che per me è lo stesso. La mia felicità dipende, o quanto meno è accresciuta, dalla sua presenza gioviale, ne sono certo; forse la sua dalla mia, è possibile. Ogni altra cosa, quando si riescono a ritrovare determinati momenti e si captano certe frequenze, perde di importanza.»

«Anche il tribunale passa in secondo piano, avvocato?»

«In parte anche il tribunale, certo… ma lei come fa a conoscere la mia professione? C’è qualche passaggio che mi manca. Le avranno accennato qualcosa?»

«Oh, avvocato, ma ormai lo sanno tutti, così come è noto il motivo per cui si trova in questo albergo! Non è più un segreto per nessuno. Pensavo lo sapesse.»

«Mi direbbe che cosa sa di preciso?»

«Che sta per nascere un’importante rivista di poesia, che la vedrà tra i fondatori, perché lei è un poeta, oltre a essere un avvocato. O mi sbaglio?»

Alle sue parole mi ombrai, eppure avvertivo dell’innocenza nella sua voce, che si faceva più definita.

«Mi dispiace deluderla, ma io non sono un poeta. Sono soltanto un avvocato, e riguardo alla fondazione della rivista, uhm… credo di dovervi rinunciare per una serie di ragioni assai complesse da spiegarle. È una decisione di poche ore fa. Il mio amico Stanislao dovrà sostituirmi con qualcun altro.»

«Oh, che gran peccato. Contavano tanto sul suo contributo. Ma poi, mi dica, avvocato, da quando non scrive più versi? Non sapevo che…»

«Mi dispiace continuare a deluderla, signora, ma non ho mai scritto versi nella mia vita. Ci sarà di sicuro un equivoco.»

«Possibile che mi avranno informata male, allora. Eppure mi parlavano tutti con grande entusiasmo di lei, della cantabilità delle sue strofe, di come suggellava le inarcature… ma sì, possibile che la sua caratteristica fosse legata alle sue arringhe, o che il suo fattore poetico fosse stato assorbito dalla sua attività di avvocato, e che si sarebbe talmente radicato in lei da non richiedere una sua collocazione classica, stereotipata, intendo, la stessa che la maggior parte dei poeti insegue a vuoto, mentre nel suo caso farebbe parte del suo respiro naturale. Qualsiasi cosa lei faccia, a quanto pare, sarà attraversata dal fattore poetico, come la sua prima colazione consumata in mia compagnia, per esempio.»

«Quanto vorrei che fosse vero, signora, ma devo nuovamente deluderla. Sono la persona che vede. Sto mangiando una fetta di torta, ho la mia borsa con le mie carte legali, come un semplice avvocato in ritardo, mentre i poeti, essendo creature notturne, possono tranquillamente tardare. Per il loro estro sarà del tutto naturale e perdonabile, facendogli quasi più onore, ma un uomo di legge ordinario come me che ritarda, ahimè… non sarà mai perdonato.»

«Vuol dirmi che sta già per andare via, quindi? È prossimo a recarsi in tribunale?»

«Esatto, cara signora, e non so se riusciremo a rincontrarci, dal momento che non avrò motivi di ritornare più qui; come le ho già detto la mia presenza era legata unicamente alla rivista, per cui…»

«Ma anche la mia presenza è legata alla rivista, avvocato! Sono qui per le sue stesse ragioni. Ho ottenuto, finalmente, dopo lunghi anni di agonia e di sofferenza, l’onore e la gioia di sapere che saranno finalmente pubblicate le mie opere poetiche, divise per settimane, pensi. Ogni domenica mattina ci saranno più di mie sette composizioni, che occuperanno una zona importante della sezione avanguardie. Ho da poco accettato di prendere parte attiva alla gestione dei contenuti critici, come Stanislao mi ha invitato a fare. Cercherò di rendermi utile in tutti i modi possibili. Non ho altro da fare. Sono sola al mondo; proprio come lei.»

Serie: Anatomia sepolcrale di un sogno


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Una storia raffinata e piena di atmosfera. I dialoghi sono delicati, quasi surreali, e lasciano un senso di malinconia e bellezza. È un racconto che parla di solitudine, poesia e identità. Molto piacevole da leggere.

    1. Ti ringrazio, Lino. Mi piace molto la tua inquadratura di questo episodio. La sento molto vicina allo spirito del progetto, che si muove esattamente sui territori che hai evidenziato, dove la profondità della solitudine è un accordo di dominante, uno sfondo dal quale dipendono le cose, i sentimenti, le situazioni, possibili e impossibili, che si succedono e si rivelano attraverso il focus della poesia. Un saluto e a presto.

    1. Che piacere essere letti e diventare parte viva di altri aromi e degustazioni. I tuoi messaggi e i tuoi riscontri sono sempre luminosi, balsamici, con un loro retrogusto particolare, quanto ispirato. Un buon pomeriggio e un grazie della tua generosità e attenzione. A presto.