Sorprese di Natale

– Mancano due giorni a Natale e fa sempre più freddo. 

Guardo il cielo e scommetto che nevicherà. Me lo dice il suo colore pallido tendente al bianco e me lo dicono le mie articolazioni. Il mio corpo è diventato il mio barometro.

Ecco, il primo fiocco, piccolo, lieve volteggia e sembra non atterrare mai. Sembrano rincorrersi i primi fiocchi, sono così inconsistenti, danzano ubriachi di vita per poi posarsi a terra e sparire nel nulla. Poi ne arrivano altri e altri ancora, tanti che è impossibile contarli e quando iniziano a fare sul serio, diventa difficile anche vederci. 

Almeno per ora sembra di essere tornati a quando neve ne scendeva tanta ed era la normalità. Bei tempi quelli. Anzi no, quella è una nostra espressione che ci piace tirar fuori ogni volta per sottolineare sempre che si stava meglio quando si stava peggio, ma in realtà i bei tempi non esistono, esistono i tempi. Siamo noi poi gli artefici di tutto il resto…

Chissà i miei nipoti, saranno al settimo cielo. Speriamo che duri, soprattutto per loro e per tutti i bambini. Un Natale con la neve, sarebbe per loro un bel regalo.

Quando nevica c’è un silenzio irreale intorno, tutto sembra persino rallentato, ci vorrebbe più spesso un po’ di neve che rallenti un minimo questa frenesia di correre nei “dove” più assurdi. Siamo presi da mille cose, la neve oggi ci da fastidio perché non possiamo più fermarci.

Ma la neve cade.

Cade sopra tutto e sopra tutti. Cade comunque. Se ne frega dei nostri appuntamenti, se ne frega dei nostri ritardi. Lei cade e basta. Cade sulle ingiustizie, cade sui giusti, cade sul dolore, cade sulla gioia… e copre tutto… e rallenta.

La neve rende felici i bambini e innervosisce gli adulti. Non tutti però.

Speriamo di riuscire ad arrivare a quel negozio prima che chiuda. Se no sai la delusione di Giulia e Roberto? Merry Chistmas dicono le insegne luminose, mentre un Babbo Natale giocattolo saluta il pubblico. Altri salgono le grondaie, scendono dai terrazzi, si sporgono dal balcone, stanno appesi a mezz’aria nel tentativo di raggiungere il camino gonfi di cenciosa stoffa rossa imbottita male… e plastica… che tristezza.

Mentre uno in carne ed ossa mi chiede soldi per una associazione, più in là ve ne sono quattro che cantano “We wish you a merry christmas” e uno che intrattiene i bambini e si mette in posa per le foto. Ne avrò incontrati almeno quindici nel giro di un paio di chilometri.

Passati i tempi in cui Babbo Natale era quasi un’entità astratta. Mi ricordo che lo si attendeva per settimane. Allora erano meno di moda le letterine, le richieste venivano fatte anche a voce direttamente a mamma e papà, che non mi è stato mai spiegato come, ma avevano contatti con quel signore vestito di rosso che premiava i buoni. E si viveva un’atmosfera magica.

Babbo Natale, più che vederlo e incontrarlo in multipli di 7-8, lo si immaginava. Si immaginava nel suo polo al freddo e al gelo, con le sue amate renne e i suoi folletti. Si immaginava mentre leggeva le letterine con le ciabatte di lana e la coperta scozzese calda sulle ginocchia, dietro il camino acceso e di fianco un albero di Natale ben addobbato con parecchi regali sotto. Lo si vedeva mentre andava a controllare il lavoro dei folletti. Lo si immaginava che parlava chissà come e in che modo anche coi nostri genitori e intanto si fantasticava sulle sue discese dal camino e non ci si faceva trovare svegli per nessuna ragione al mondo.

Però quella notte, la notte di Natale, nessuno chiudeva occhio. Neanche mamma e papà scoprii poi. Anzi, per la verità loro dopo tornavano a letto e se la dormivano della grossa, ma noi eravamo troppo impegnati a rincorrere mentalmente quella slitta volante che emetteva stelle anziché gas di scarico. E ci chiedevamo come cavolo potesse fare a fare tutto quel giro in una sola notte. E come cavolo potesse fare a far arrivare a tutti i regali giusti prima che facesse giorno. E come cavolo facesse ad entrare in tutti i camini con quel pancione. Ci chiedevamo se era il marito della Befana.

Insomma, ce ne facevamo di domande. Ma poi la mattina, nonostante le occhiaie, ancora in pigiama, ci si recava all’albero tachicardici e in apnea. Vedere i pacchi sotto, era come raggiungere il Nirvana, anche se nessuno di noi sapeva cosa fosse… il Nirvana.

Poi, io che amavo più l’idea di cosa ci fosse dentro che non il contenuto stesso, potevo aprirlo anche il giorno dopo. Ma quella volta che aprendolo trovai un paio di scarpe nere lucide di vernice, piansi per 48 ore, finchè non aprii il secondo regalo e vi trovai un cavallino bianco che mi servì come premio di consolazione.

Quella volta pensai che o mi ero spiegato male io, o i miei non avevano capito la mia richiesta verbale, oppure Babbo Natale aveva sbagliato indirizzo. Speravo più nella terza ipotesi, anche se consideravo il vecchietto infallibile. Fatto sta che nel dubbio, dovetti consolarmi col cavallino bianco. 

Amavo gli animali, giravo sempre con un sacchettino colmo di zebre, giraffe, ma soprattutto mucche, capre, cavalli, maialini… perché amavo la fattoria. Anche quella che mio padre mi spianò entrandoci con la macchina. Anzi, forse soprattutto quella, ma sono ricordi troppo dolorosi per me. 

Meno male che ho trovato il negozio e i regali per i miei nipoti. Almeno mi sono risollevato un po’ dopo quel triste ricordo. Ora posso dormire tranquillo -.

Il mattino seguente si alzo’ di buon’ora. Ventiquattro dicembre segnava il calendario dell’avvento.

– Mangio il mio cioccolatino e guardo fuori.

La neve questa notte è caduta abbondante e il paesaggio che mi si presenta dinnanzi agli occhi non è lo stesso di ieri. Tutto è ammantato di un bianco candido.

Ha smesso di nevicare, ma che bello, finalmente un Natale con la neve, chi l’avrebbe mai sperato? In questo momento sono il nonno più felice della terra, ho trovato i regali per i miei nipoti, c’è la neve… in fondo basta poco a volte per essere felici.

Guardo il mio bel presepe cosparso di farina bianca e sono contento.

Penso a quel bambinello che giacerà nella paglia quando lo poserò a mezzanotte di questa notte e mi chiedo come avrà fatto a resistere nudo, al freddo e al gelo riscaldato dal lieve tepore all’alito dell’asino e del bue. A proposito, è meglio che metta un ciocco nella stufa altrimenti mi trovano tutto intirizzito. 

Oggi però non ho voglia di andare tanto in giro. Preferisco starmene qui al calduccio, con la pipa e i miei geloni a guardar fuori la gente come in un presepe animato. La sensazione è quella di un 33 giri portato a 45. 

Tutti corrono… Le ultime 24 ore sono una corsa contro il tempo, nella speranza di trovare ancora l’ultima novità che tanto ci ha tenuto compagnia negli ultimi spot pubblicitari. Perché se una cosa passa in tivù, nei giornali, nei social, se la vedi dappertutto acquista valore no? Certo per la massa di pecoroni che siamo diventati. 

Una bischerata solenne dovrebbe rimanere tale qualsiasi pubblicità la proponga e invece… Ma fra poche ore è Natale, dobbiamo abbandonare tutte le polemiche almeno per un giorno, tanto l’indomani le troveremo immutate, anzi, al freddo e nella neve si conservano meglio. 

Domani mettiamo tutti in atto il celebre saggio: A Natale siamo tutti più buoni… Però… ditemi quel che volete, ma io quell’atmosfera lì tutta luci e Jingle Bells infondo me la godo. A me piace… poi con la neve. Natale con la neve. 

Bene, ora s’è fatta una certa ora, metto con cura i regali sotto l’albero e vado a dormire. Sperando che non venga a trovarmi nessun fantasma, anche perché io il mio dovere di nonno penso d’averlo fatto e non credo d’aver mancato di rispetto a nessuno. Poi non è che navighi nell’oro insomma. Insomma, sono mille miglia distante dal sig. Ebenezer Scrooge -.

Il giorno dopo, il giorno di Natale, finalmente arrivano a casa del nonno anche Giulia e Roberto che non vedevano l’ora di guardare sotto l’albero ed aprire i pacchi destinati a loro.

Avevano scritto la letterina anche per la casa del nonno. Giulia aveva chiesto il castello di Frozen e Roberto un gioco sparatutto per la Wii.

Ma il nonno è sempre stato piuttosto imprevedibile chissà se…

Il nonno ora li sta guardando colmo di gioia e di attesa, loro strappano la carta come se non ci fosse un domani.

La sorpresa è grande, la delusione di più.

Giulia trova un cavallino bianco e Roberto un paio di scarpe verniciate di marron che da anni non fabbricano più. Solo rovvistando nei negozi di antiquariato si può avere qualche speranza.

Il nonno vedendo la delusione, l’incredulità e l’amarezza nel volto dei bimbi, ma soprattutto in quello di Roberto esclamò: “Nere non sono proprio riuscito a trovarle”.

Era proprio imprevedibile il nonno, ma mai come questa volta. Intanto fuori si respirava un’aria che allietava i cuori e li colmava di gioia.

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