
Sottomarino 17
Serie: L'Urlo Muto delle Ombre
- Episodio 1: La stufa
- Episodio 2: Matilde
- Episodio 3: Spazzino in quattro – 1
- Episodio 4: Spazzino in quattro – 2
- Episodio 5: Il cielo cova la neve
- Episodio 6: Controllori
- Episodio 7: Hell’s Tie
- Episodio 8: L’orologiaio
- Episodio 9: Pieno di benzina
- Episodio 10: Il getto
- Episodio 1: La cena (Attimi – 1)
- Episodio 2: Caffè in cialde (Attimi – 2)
- Episodio 3: Acque invernali (Attimi – 3)
- Episodio 4: Cappio (Attimi – 4)
- Episodio 5: Preferisco la tua cucina (Attimi – 5)
- Episodio 6: Gabriel (The Scarecrow – 1)
- Episodio 7: Gabbiani (The Scarecrow – 2)
- Episodio 8: Rivelazione (The Scarecrow – 3)
- Episodio 9: Agatha (The Scarecrow – 4)
- Episodio 10: Le conseguenze (The Scarecrow – 5)
- Episodio 1: Salsa barbecue? (1)
- Episodio 2: Salsa barbecue! (2)
- Episodio 3: Gelatina (1)
- Episodio 4: Gelatina (2)
- Episodio 5: Gelatina (3)
- Episodio 6: Tartarughe (1)
- Episodio 7: Tartarughe (2)
- Episodio 8: Tartarughe (3)
- Episodio 9: Tartarughe (4)
- Episodio 10: Tartarughe (5)
- Episodio 1: Del prato di casa
- Episodio 2: Aria condizionata
- Episodio 3: Sottomarino 17
- Episodio 4: Funivia (1)
- Episodio 5: Funivia (2)
- Episodio 6: Detersivo per piatti
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
È mattina presto. Alberto cammina sulla battigia cercando le conchiglie. Dietro di lui una scia parallela alle impronte degli pneumatici della ruspa, che anche oggi è passata a pulire la spiaggia. Alla sua sinistra, il mare. A destra, una striscia di pini marittimi che si estende senza fine. Il posto dove vuole arrivare è proprio sul limitare della pineta. Ci va al mattino perché non vuole essere visto.
Un uomo anziano giunge dalla direzione opposta. I piedi sono scalzi, e indossa già il costume da bagno. Alberto lo saluta – è stato abituato così – e l’altro ricambia ma, prima di sorpassare il ragazzino, esita. Alberto se ne accorge e i due si fermano, l’uno davanti all’altro.
«Ciao» attacca l’uomo, guardandolo da più in alto. «Io… non è che hai visto, da qualche parte qui in giro, il mio walkman?»
Alberto aggrotta la fronte.
«Scusa, volevo dire…» l’uomo si gratta una tempia, «uno di quegli affari per ascoltare la musica con le cuffiette» dice mimando il gesto di infilarsi gli auricolari nelle orecchie.
«Ah, un i-pod. »
«Ecco, quello! » Alberto gli vede i denti perché sta sorridendo.
«Però, no» dice Alberto dispiaciuto. «Non l’ho visto. »
«Non fa niente…» dice l’altro senza pensarci troppo. «Però, se lo trovi, sono al Sottomarino. Ombrellone 17. »
Alberto fa cenno di sì con il capo, e i due si salutano. L’uomo continua a passeggiare con la sua andatura un po’ sbilenca. Marco riprende a camminare, ma non cerca più le conchiglie. Ora fissa un punto al confine con la pineta, circa duecento metri più avanti, dove si alza una duna di sabbia. Si volta e, una volta sicuro che l’altro si sia allontanato a sufficienza, inizia a correre.
La duna è cosparsa di arbusti, ma Alberto sa che deve prestare più attenzione ai gusci dei ricci di mare. È a piedi scalzi, e il ricordo di quando ne calpestò uno è ancora vivido. La sabbia è solo tiepida – per ora – e non è difficile rallentare per schivarli.
Oltre la duna sembra un mondo a parte. La passerella che costeggia la pineta devia, in quel punto, quindi dei passanti arriva il vocio, ma non lo sguardo. Alberto pensa sempre che quel luogo sia stato creato per non essere visto. Solo il fragore delle onde e l’odore di salsedine fanno intendere che poco più in là c’è il mare.
Si inginocchia e scava con le mani. Non ci mette molto a trovare qualcosa. Alberto è preso dall’eccitazione, ma rinviene solo una maschera da snorkeling. La osserva, ricoperta di sabbia e con la visiera crepata. Un ragazzino in spiaggia ne aveva smarrita una identica; lo stesso bambino che lo aveva preso in giro perché non sapeva fare le capriole nell’acqua… Alberto getta la maschera tra gli arbusti.
Continua a frugare, e si imbatte in un altro oggetto, più piccolo e compatto. Cerca di estrarlo, e le sue dita si impigliano in un filo. Le labbra si flettono in un sorriso. Con cautela – gli sta simpatico, quel vecchietto – dissotterra l’oggetto: un i-pod. Contempla il lettore incrostato di sabbia, ed esita prima di preme il pulsante di accensione. Lo schermo resta nero. Per un istante pensa di gettarlo, come ha fatto con la maschera, poi pensa che a quel signore farebbe comunque piacere riaverlo.
Riflette, e realizza che le cose ritrovate in quel posto sono sempre danneggiate. Che senso ha ritrovare oggetti smarriti, se non possono più funzionare? Forse c’è qualcuno che recupera gli oggetti, li rompe e li seppellisce lì? Talvolta, quanto si trova dietro la duna Alberto non si sente bene, come se stesse per succedere qualcosa di brutto. Oggi è una di quelle volte. Vuole andarsene.
Corre fino al Sottomarino. Suo padre lo aspetta al limitare degli ombrelloni.
«Finita la passeggiatina da pensionato? » gli chiede suo padre.
Effettivamente, al mattino sulla battigia Alberto incontra solo persone dai capelli bianchi. Aggrotta la fronte e fa una pernacchia al padre.
Lui ride e gli ruba il naso.
«Ridammelo! »
«Solo se prendi un succo con me al bar. »
Alberto dimentica la battuta e accetta l’offerta.
«Prima però devo fare una cosa. »
Suo padre non fa in tempo a chiedere spiegazioni, che Alberto è già partito sollevando nuvolette di sabbia. L’uomo anziano è seduto sulla sdraio, all’ombrellone 17, la pelle già imbiancata dalla crema solare.
«Signore…»
L’uomo si volta. Sorride riconoscendo il ragazzino incontrato poco prima, poi lo sguardo cade sull’i-pod.
«Credo che sia rotto » dice Alberto.
L’uomo esita guardando il lettore, poi dice: «Grazie lo stesso». Alberto saluta e raggiunge suo padre al chiosco.
«A che gusto lo prendi il succo? »
«Pesca. »
Alberto si siede e beve il succo, che è buonissimo. Come potrebbe non essere buono, il succo di pesca? si chiede. Poi i suoi pensieri vanno alla duna, e realizza che ogni volta che ha riportato un oggetto trovato tra la sabbia alle persone che l’avevano smarrito, queste gli sono sempre parse deluse. Si chiede se la duna sia un posto malvagio.
Al bancone arrivano due signore anziane. Una, la più bassa – e sovrappeso, nota Alberto – ha gli occhi lucidi e nel parlare alterna due parole a un singhiozzo. L’altra, più alta e magra, la tiene per mano. È lei a parlare al barista.
«Senta …» sembra cercare le parole. «La mia amica ha smarrito il suo barboncino. »
«Mi dispiace» dice il barista. «Me lo sa descrivere? »
Ma la signora bassa riesce solo a gemere, e tira su col naso.
«È grande così» dice la signora alta al suo posto, distanziando le mani di un po’. «E ha il pelo nero. »
Il barista annota su un foglietto e assicura che verrà trasmesso un annuncio. Le due se ne vanno. La donna bassa ora ha il volto rigato dalle lacrime. L’altra la tiene per mano.
Alberto abbassa lo sguardo sul bicchiere. Sa che il cagnolino si trova dietro la duna, sepolto sotto la sabbia. Non andrà a cercarlo. Non andrà mai più dietro la duna.
Pensa un’ultima volta alla signora bassa. A volte, ne è convinto, è meglio dimenticare.
Serie: L'Urlo Muto delle Ombre
- Episodio 1: Del prato di casa
- Episodio 2: Aria condizionata
- Episodio 3: Sottomarino 17
- Episodio 4: Funivia (1)
- Episodio 5: Funivia (2)
- Episodio 6: Detersivo per piatti
Mi è molto piaciuto l’uso del tempo presente e l’ho trovato consono a questo tipo di narrazione. Come se fossimo sopra una nuvola a osservare la giornata ‘tipo’ di un ragazzo ‘qualsiasi’. C’è un pizzico di tensione e la giusta dose di malinconia. Come fosse una polaroid sbiadita. Molto bello.
Ciao Cristiana! Non ho mai usato granché il presente, ma appunto credo che si addica a questo tipo di narrazione, che alla fine altro non è che il racconto di uno scorcio di vita.
Felice che ti sia piaciuto 🙂
Eccomi! 😁 Scusa il ritardo, ma ultimamente sono rimasta indietro con molti racconti. Dunque: la duna. Che luogo magico e inquietante! Idea originale, bravo.
Arianna ci mancherebbe, non scusarti 🙂
Comunque grazie mille! In realtà l’idea mi è venuta dopo aver letto “La duna”, racconto di Stephen King, nella raccolta “Il Bazar dei brutti sogni”. Poi però ho deciso di svilupparlo in modo completamente diverso.
Mi ha colpito tantissimo il modo in cui ingenuità e consapevolezza si mescolano dentro questo bambino. Ha con sè un mondo e gli strumenti per percepirlo. Sentiamo un vuoto, un mistero, la paura dietro quella duna. Il modo in cui seleziona l’oggetto da restituire, perchè l’anziano gli piace, e gli occhialini che invece decide di buttare fanno parte di una zona d’ombra, gli scherzi col papà, le divagazioni sul succo alla pesca invece lo riportano nel territorio dove tutti i bambini dovrebbero stare.
Grazie Dea per aver letto il racconto 🙂
Inizia a piacermi sempre di più scrivere dal punto di vista dei bambini… è qualcosa di speciale.
Mi da piacere leggerti. La tua sintesi di chiarezza e dolcezza è balsamica. Comunque devo ringraziarti per quel post che parla delle opere di King firmate Bachman. La lunga marcia è un libro che ho lasciato intonso per anni, ma tu mi hai dato il “la” per affrontarlo. Leggere King prestando attenzione ai dialoghi e alla punteggiatura è una lezione senza fine. Grazie Nicola.
Ciao Giuseppe! Come sempre bellissime (e super-motivanti) le tue parole 🙂
Felice anche ti averti invogliato ad affrontare questo romanzo!
““Io… non è che hai visto, da qualche parte qui in giro, il mio walkman?””
Gap generazionale! 😃
Un luogo inquietante, senza essere la classica casa diroccata. Un semplice duna che in qualche modo “attira” gli oggetti smarriti. Il ragazzo con un rapporto privilegiato con quel posto.
Davvero un’ottima idea, come anche il finale “sospeso”.
Grazie mille Antonio!