Spaccherò il mondo
Serie: Uomini
- Episodio 1: 1. La Zona Grigia
- Episodio 2: 2. L’uomo che non piange mai
- Episodio 3: Di ciò che resta
- Episodio 4: Venerdì
- Episodio 5: Goodbye Stranger
- Episodio 6: La crisalide
- Episodio 7: I miei difetti mi servono
- Episodio 8: Quell’anno prima
- Episodio 9: Il pollo ruspante
- Episodio 10: Spaccherò il mondo
STAGIONE 1
Quando avevo otto anni tiravo calci ai sacchi della spazzatura. Tutti i giorni, nel cortile sotto casa, con le ginocchia sbucciate e le mani luride.
La mamma urlava dal balcone, ma io restavo giù.
C’era un piacere oscuro nel rumore dei piedi sulla plastica che cedeva.
Il sacco esplodeva: ossa di pollo, lattine, giornali sfatti. Io ridevo. Era il mio trionfo.
Non sapevo leggere bene, ma già bestemmiavo. La voce raschiata, da vecchio.
Il portinaio mi diceva che ero nato incazzato.
Aveva ragione.
Eravamo tre o quattro, tutti con i denti storti e i pantaloni corti.
Io ero il più piccolo, eppure davo ordini.
Colpivo per primo, sputavo più lontano, strappavo le ali alle mosche senza tremare.
Non avevo sogni. Avevo rabbia.
A vent’anni, la rabbia era diventata muscolo.
Inghiottivo caffè nero e riempivo scontrini luridi di parole.
Milano mi vendeva tutto: sigarette, notti, delusioni. Io pagavo. Non c’era alternativa.
Avevo un’amante che mi chiamava randagio.
Mi incideva la pelle con unghie macchiate di vernice e cicatrici mai spiegate.
Quarant’anni, un ex marito, due cani spelacchiati.
Ci rovesciavamo addosso ogni sera, sul tappeto di un bilocale affacciato sul nulla.
Le chiedevo: «Tu mi ami?»
E lei: «Ti odio meno degli altri».
Era abbastanza.
Andavo in giro con un quaderno e un coltello.
Scrivevo in metrò, nei cessi dei bar, sulle braccia quando mancava la carta.
Scrivevo per restare vivo. Scrivevo per fare male.
Una volta portai un racconto a un editore.
Lo sfogliò in silenzio, poi disse:
«Bravo. Ma lei ha qualcosa contro la punteggiatura?»
Gli sputai sulla scrivania. Fine dell’incontro.
Ho spaccato due dita in una rissa per un panino.
Ho dormito in un magazzino tra le casse di detersivo.
Una volta ho rubato un cappotto per passare l’inverno.
Ho lavato piatti finché le mani non sanguinavano.
Ho abbracciato donne spezzate e ne ho lasciate troppe che mi aspettavano.
E scrivevo. Sempre.
Scrivevo anche senza voce. Scrivevo per sferrare pugni al cielo. Scrivevo per ridere in faccia al vuoto.
Adesso ho quasi sessant’anni, e la voce trema.
Non di emozione. Di stanchezza.
Alle cinque mi sveglio, anche senza motivo.
La caffettiera tossisce due gocce scure.
Il bagno odora di muffa.
Milano, la mia vecchia troia, mi incrocia e gira la testa.
Ho una figlia che non sento da tre anni. Si chiama Giulia.
Dice che sono veleno. Non di droga. Di parole.
Dice che faccio male anche in silenzio.
Forse ha ragione.
Forse sono diventato il vecchio che ascolta le canzoni al juke-box, ma non ha più monete da inserire.
Quello che nessuno vuole incontrare.
Quello che chiede rispetto in un bar che non porta più lo stesso nome.
Guardo i ragazzi passare con il telefono incollato alla faccia.
Hanno sangue in tasca, ma non lo sanno.
Hanno fame, ma la spendono in un balletto da postare.
Io invece scrivo ancora. Con la penna.
Ogni pagina è un coltello nella memoria.
Ogni frase un tentativo di risalire.
Non sono diventato famoso.
Non ho sfondato il mondo.
Ho solo scheggiato le mie ossa contro il suo silenzio.
Eppure, se oggi tornassi in quel cortile…
Davanti a un sacco d’immondizia, lo colpirei di nuovo.
Più forte. Più a fondo. Con tutta la forza rimasta nelle ginocchia.
E griderei: «Io spaccherò il mondo».
Anche se nessuno ascolta.
Anche se la plastica non scoppia più come prima.
Serie: Uomini
- Episodio 1: 1. La Zona Grigia
- Episodio 2: 2. L’uomo che non piange mai
- Episodio 3: Di ciò che resta
- Episodio 4: Venerdì
- Episodio 5: Goodbye Stranger
- Episodio 6: La crisalide
- Episodio 7: I miei difetti mi servono
- Episodio 8: Quell’anno prima
- Episodio 9: Il pollo ruspante
- Episodio 10: Spaccherò il mondo
Non so come mai questo racconto mi fosse sfuggito. Una lettura ghiotta, una storia amara e leggera,
credibile e arguta. Un protagonista che cattura e conquista, non solo donne-amanti, ma anche lettrici, o lettori, come campione di stramberie e appassionato di scrittura che, come me, usa ancora la penna. Perché scrivere a mano, come spiegano gli esperti, é uno stimolo importante per attivare un’area vasta del cervello che corrisponde all’arto superiore.
Grazie per aver letto.
“Colpivo per primo, sputavo più lontano, strappavo le ali alle mosche senza tremare.”
👏 👏 👏
Che campione. 😂
Un tema che si propone ricorrente, la fatiga di adeguarsi a una società che, per come è costituita, ignora gli individui, lasciandoli nel disagio di chi non riesce ad esprimere un sogno o forse non riesce a sognare del tutto, ad avere desideri. Nella confessione di quest’uomo, di fatto, non emerge quello che avrebbe voluto fare, ma solo la rabbia (forse solo frustrazione) per non essere riuscito a “spaccare”… senza sapere bene che cosa. Ci sono, a mio avviso, degli spunti interessanti; credo manchi un poco l’oggetto del del rimpianto. Grazie, Rocco, per la lettura
La struggente malinconia di una vita scivolata via nel disagio e nelle difficoltà, di cui non rimane il ricordo dell’età in cui era possibile sognare di potere impennare verso l’impossibile
Colpisce anche questo uomo, un nuovo personaggio che si abbandona a un lungo monologo, come se fosse alla ricerca di qualcuno che lo ascolti. Anche lui spezzato dentro, come le frasi di questo testo. Tanti punti e a capo, metafora di certe vite.
Mi è piaciuto tantissimo. Hai una scrittura potente e viscerale. Le metafore sono geniali. Complimenti
Grazie per aver letto e commentato.