
Su Diàu
“That is not dead which can eternal lie, and with strange aeons, even death may die”
H. P. Lovecraft, The Nameless City
“Q: What happened next?
A: Next? Why, next thing, the Devil came to Chamberlain”
S. King, Carrie
(Lo seppelliremo vivo. Non c’è altro modo.)
Dal Corriere della Sera del 10 agosto 2023: “Il ritrovamento è di quelli sensazionali, forse destinato a essere ricordato come una delle più importanti scoperte nella storia dell’archeologia. Nel sud della Sardegna, presso Villasimius, le cui spiagge curate attirano ogni anno migliaia di turisti, è stato ritrovato intatto, interamente sepolto all’interno di una collina, un immenso nuraghe, di quasi cinquanta metri di altezza. La collina, da sempre indicata dagli abitanti come “Su Diàu” (“il Diavolo”, in dialetto campidanese), aveva in passato già attirato le attenzioni degli archeologi, per la sua curiosa forma piramidale, ma solo recentemente sono stati finalmente ottenuti i fondi per una campagna di rilevamento con il georadar…”.
(So che lo hanno già fatto, molto lontano da qui, in direzione del mattino. Con immensi blocchi di pietra hanno imprigionato la Bestia. Hanno scavato nel calcare la sua immagine perché sia da avvertimento a chiunque provi ad avvicinarsi e hanno poi seppellito tutto sotto terra. Da allora vivono in pace.)
Da una intervista alla Professoressa Luisa Sermonti, a capo della spedizione di ricerca dell’Università di Cagliari, pubblicata su di un canale divulgativo («ArcheoLab») di Youtube, nel settembre del 2024:
«Professoressa, Lei è appena tornata da una nuova campagna di scavi in Sardegna, nel complesso di “Su Diàu”. Sui social girano teorie di ogni genere. Qui noi cerchiamo di fare scienza, con la “S” maiuscola, per i nostri follower. Ci aiuti a capire. Con parole semplici ma chiare, ci dica: davvero sono stati gli alieni a costruirlo? Perdoni la provocazione… (risatina).»
«No, non sono stati gli alieni. Si tratta certamente di una struttura umana, decisamente simile ai tanti nuraghi che conosciamo in Sardegna, ma con due caratteristiche sorprendenti. La prima riguarda gli elementi progettuali. La struttura è immensa: oltre cinquanta metri di altezza con una base dal diametro di soli dieci metri… impossibile da spiegare con le tecniche nuragiche note. È in sostanza una torre chiusa, senza alcuna porta, finestra o apertura di alcun genere… anche la sommità è interamente sigillata da una copertura a tholos.»
«Non parli difficile… (ancora una risatina).»
«Scusi, intendo una copertura a cupola. Insomma è una specie di silos. Abbiamo praticato, ovviamente con enorme attenzione, minuscole aperture per far penetrare alcuni droni e verificare l’interno. Non abbiamo trovato nulla, né manufatti né resti di attività umane. Almeno sinora.»
«Wow… ma, a cosa serviva? Forse una torre di osservazione…»
«Forse. Ma perché seppellirla interamente dentro una collina? Perché mai la popolazione che la costruì avrebbe dovuto impiegare immensi sforzi per realizzarla per poi nasconderla nel ventre della terra? Questo ci appare del tutto incomprensibile. Così come non ne capiamo la decorazione. All’esterno della torre, lungo tutto il perimetro, abbiamo trovato incise decine e decine di figure di divinità mostruose, a loro volta circondate da… mani.»
«Mani?»
«Sì, disegni o meglio incisioni che chiaramente richiamano la forma di mani che circondano e avvolgono le figure bestiali. E nuovamente non comprendiamo: perché decorare in maniera così superba la torre, per poi nasconderla sotto terra?»
«Accennava a una seconda caratteristica sorprendente.»
«La datazione. In alcune parti del sito abbiamo trovato stucco organico. Si tratta di semplice fango, impastato con paglia e fogliame. Come certamente i vostri ascoltatori sapranno, è in questi casi possibile datare il manufatto col metodo del carbonio-14. Ecco, il risultato ci dice che la torre sarebbe stata costruita ventimila anni fa. E questo non ha alcun senso.»
«Perché non ha senso? Cosa c’è che non torna?»
«Perché? Perché vuol dire che sarebbe stata costruita nel Paleolitico! Migliaia e migliaia di anni prima dei primissimi nuraghi, prima di Göbekli Tepe e di qualsiasi altra costruzione del genere mai conosciuta. Una torre così maestosa è stata innalzata da popolazioni che avevano da poco imparato a utilizzare la pietra scheggiata. Come avrebbero potuto realizzare un’opera così complessa?»
(No, la Bestia non si è lasciata incatenare con facilità. Abbiamo lavorato per cinquanta, lunghissimi anni, ammassando pietre attorno al pozzo, quel disgustoso anfratto che si inabissa nella terra e da cui fuoriusciva strisciando per costringerci a quei riti infamanti…)
Da La Nuova Sardegna del 3 ottobre 2025: “Villasimius. Sgozzata come un capretto. Ecco come è stata ritrovata ieri, in località Su Diàu, l’ennesima vittima di una spirale di violenza che da settimane insanguina il Sud-est dell’isola. Il primo delitto compiuto con questa ferocia risale a qualche mese fa, in piena estate, quando…”.
(Ma ora lo abbiamo sigillato. Abbiamo impresso il suo marchio tutt’intorno alla torre, cosicché mai nessuno, se anche dovesse scoprire questo luogo maledetto, possa osare avvicinarsi.)
Da Adult Psychopathy: A Historical Perspective di H. P. Whitcombe, Cambridge, 2055: “Quanto accadde nell’estate del 2025, esattamente trent’anni or sono, in Sardegna, resta uno dei più bizzarri fenomeni di isteria collettiva mai registrati. Una comunità relativamente piccola, pacifica e turistica, precipitò improvvisamente in un’orgia di violenza rituale e di delitti efferati.
Gli studiosi concordano oggi nel leggere quegli eventi come una forma di contagio psichico, innescato dalla scoperta archeologica di Su Diàu, l’immenso complesso pre-nuragico, ancora oggetto di studio da parte degli archeologi, che da subito attrasse le più disparate teorie cospirazioniste, a causa di alcune bizzarre peculiarità, malgrado esse, ad un più attento esame, risultino spiegabili in modo del tutto razionale. Ad esempio, la tanto decantata datazione, che avrebbe fatto risalire il complesso addirittura al Paleolitico, sembra oggi attribuibile a un banale errore di rilevazione compiuto dai primi ricercatori, sebbene – è opportuno precisare – la comunità scientifica non sia per nulla concorde al riguardo.
Il folklore locale da secoli attribuiva alla zona un’aura malefica e certo contribuì a innescare il vortice di follia collettiva la diffusione sui social media – al tempo completamente privi di una efficace regolamentazione e, sembra assurdo oggi ricordarlo, allora liberamente accessibili anche da parte dei minori – delle immagini di alcune incisioni mostruose, obiettivamente inquietanti, che circondavano il sito archeologico. Esse parvero risvegliare antichi incubi nella popolazione locale, già esposta alle suggestioni mediatiche e alle ansie tipiche della società post-pandemica.
Resta nondimeno un elemento controverso: alcune registrazioni audiovisive della spedizione archeologica, citate in fonti secondarie ma oggi misteriosamente irreperibili, pare contenessero inspiegabili immagini antropomorfe, di dimensioni ciclopiche, e suoni, simili a profonde vocalizzazioni gutturali, provenienti dall’interno della torre. Tali dettagli, mai verificati e quasi sicuramente attribuibili ad anomalie nei droni utilizzati per l’esplorazione, continuano ancor oggi a circolare in ambienti para-scientifici, contribuendo a consolidare la leggenda della cosiddetta “Bestia di Villasimius”.
Che si tratti di mitologia moderna o di un episodio di psicopatia collettiva, Su Diàu resta ancora oggi un caso di studio esemplare sul potere che le credenze arcaiche, riattivate dal contatto con simboli primordiali, possono esercitare sulla mente adulta e sulla società nel suo insieme”.
Bibliografia essenziale:
– De Vries, A., Post-Pandemic Myths and Collective Anxiety, Oxford, 2050
– Kavanagh, D., Mediterranean Demonologies: From Folklore to Conspiracy, London, 2041
– Sermonti, L., Scavi e memorie. Il caso Su Diàu, Cagliari, 2035
– Capecchi, G., Cronache di un’estate di sangue, Milano, 2027
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