
Summer in Valders, WI
“Certi gesti sono semplicemente impossibili da concepire. Rimangono tali anche quando li hai compiuti. E in quanto tali, quindi, non sono mai accaduti”.
«Cosa nei pensi? Tu sei d’accordo Tim? Se devo essere sincera, a me sembra una gran stronzata. L’ho letta in rete. Uno di quegli autori da quattro soldi, hai presente? Sfigati nel pieno di una crisi di mezz’età che si considerano ancora giovani nonostante abbiano già cinquant’anni. Tesoro, sto parlando con te.»
«An…»
«Questi coltelli non tagliano nemmeno più bene le zucchine, me li devi affilare quando riesci.»
«An… gela…»
«Sì tesoro, sono io, non c’è nessun altro in casa. Nessuno in casa e nessuno nel raggio di miglia, se è per questo. Ancora mi devi spiegare come t’è venuto in mente di comprare una fattoria a Valders-Bucodiculo-Wisconsin.»
«Ange..la, gira…»
«Maledizione Tim, potresti anche tirarti su da quel cazzo di pavimento invece di darmi ordini, cosa ne dici? L’ho viste anche io le patate, mica sono cieca. Ma ho le mani occupate, giramele tu.»
«…gela, mi gira… tutto…»
«Sarà stata la birra tesoro, non ci pensare. Sai, ora che mi ci fai riflettere mio papà lo diceva sempre: “Se un uomo non può farsi una lattina quando ha sete, tanto vale smettere di pisciare”. Delicato. È buffo come certi ricordi riaffiorino così, all’improvviso, non ti pare? Mi sembra ancora di sentirlo, quel suo fiato umidiccio sul collo e quell’olezzo stantio quando apriva bocca per sussurrare le sue paroline dolci. Mai una cazzo di volta che mi lasciasse lavare l’insalata senza starmi appiccicato. Piuttosto, quando ti alzi, tireresti su anche la padella? Non si raccoglie mica da sola quella.»
«Ange…la…, la tes… ta»
«Sì Tim, quella che hai dalla testa? Ne vedi altre per terra? Guarda che casino, strutto e salsa su tutto il pavimento. Guarda che lo pulisci tu quel macello, perché io no di certo. Non con questo caldo. È soffocante.»
«Angela… non… spiro… bene»
«Oh, senti che novità. Però quando lo dico io che qua dentro non si respira sono solo stupidaggini, giusto? Te lo dico chiaro Tim, questa storia dell’ecologia ha un limite, deve finire. Stupida io che ti do sempre retta: voglio un maledetto condizionatore in casa. Almeno per la sala e per la camera da letto. Ecco, merda, lo sapevo, si sono bruciate le cipolle. Mi sa che ti dovrai accontentare di un pranzo mediocre questa volta.»
«Ang… ela… prego… chiama… aiuto…»
«Andiamo, non essere sciocco tesoro, aiuto per cosa? Perché sei scivolato? È questo che vuoi far sapere in giro? Che non riesci a camminare per casa senza inciampare neanche fossi uno stupido bimbetto? E comunque non chiedermi di uscire ora: ci sei stato fuori, tu che fai tanto il coraggioso? Appena metti piede nel porticato quelle maledette zanzare ti si appiccicano addosso come un cazzo di vampiro della Transilvania. Che poi: dove sarebbe questa Transilvania? Mi sa che è in Europa, vero? Ma non mi ricordo dove. È uno stato la Transilvania? Tipo Bulgaria, Romania? Per me quei posti lì sono tutti uguali.»
«An… gela… Mi… hai…»
«Dacci un taglio Tim. Angela, Angela, Angela. Non sai dire altro. Tra l’altro, lasciatelo dire, non si capisce un cazzo di quello che dici, sembri uno di quei ritardati che stanno giù allo Sheppard Asylum».
«hai … fatto … male… testa…»
«Non ci provare Tim, non ci provare. Guai a te. Non dare la colpa a me se vai a sbattere nelle cose. Ammetti che sei goffo e che sei caduto, cazzo. Sei caduto, hai capito? SEI-CADUTO- DA SOLO. Siete tutti uguali voi maschi, porci schifosi che non riescono mai a tenerselo nei pantaloni. Prima fate tanto i gradassi, i padroni delle donne, Mister “Ti Scopo Quando Voglio” e poi non siete nemmeno capaci di reggervi sulle vostre gambe.»
«… che… preso… Angela…?»
«Ah, ma puoi giurarci: se mai un giorno avremo una figlia, la metterò bene in guardia su come vanno le cose in questo mondo di merda se nasci femmina. “Non ti fidare mai, tesoro mio” le dirò. “Più ce li hai vicini, più ti dicono che ti vogliono bene, e più sono infidi. Fuori casa, dentro casa, non fa differenza, approfittano sempre dei tuoi momenti di distrazione, Non gli dare mai le spalle, a quelli. Quando guardi una vetrina, quando strappi l’erba in giardino, quando sei ai fornelli: mai. Altrimenti poi ti toccherà pure tirarli su da terra, perché quei cafoni hanno il maledetto vizio di scivolare”. Così le dirò, puoi scommetterci, sissignore. E tu non ti azzarderai… Quella è stata l’ultima volta che mi sono fatta sorprendere. Scivolano tutti gli uomini della mia famiglia, deve essere una specie di maledizione. Hai presente? Tipo quelle puttanate che si dicono in giro sulla famiglia Kennedy, pace all’anima loro.»
«… dato… solo… bacio…»
«Un bacio, certo papà, come no. Tu ti credi che sono stupida, come la mamma. Beh, sai che c’è? Ti svelerò un segreto: può darsi che a lei piaccia farsi strusciare sul culo quella roba dura che ti ritrovi in mezzo alle gambe quando sta al lavandino, ma a me no; non ci trovo niente di divertente. Ti avevo avvertito: adesso basta.»
«Amore… non… tuo padre… … ono… Tim…»
«Tesoro, ti sembro forse un’idiota? Lo so benissimo chi sei. Così come so che se non ti sposti da lì non riuscirò mai a mettere tavola senza prima o poi calpestarti. Immagino ti costi molta fatica tirarti su e darmi una mano con i piatti, vero? Ok, ho capito, se la montagna non va da quel cazzo di arabo… assaggia, dimmi se sa di sale.»
«… cohff»
«Tim, accidenti a te, che cazzo ti piglia? Me l’hai sputata tutta addosso. Oh, guarda che disastro che hai fatto. Mamma! Vieni a darmi una mano per piacere? Papà è scivolato per terra, ha sporcato dappertutto! Un gran casino, strutto e salsa su tutto il pavimento!»
«Ange… prego… madre… morta…»
«Basta Tim, ne ho abbastanza di questa storia, piantala di fare lo stronzo. Che bisogno hai di ricordarmi che mia madre è morta? Come se non ci pensassi tutti i santi giorni. Maledizione a me che sto qui a perdere tempo con te, guarda che ore sono. Tra un po’ arrivano i miei genitori e devo ancora sistemare tutto.»
«… gela… ardami… verrà… ssuno… … iutami… vedo… più…»
«Cos’è che non vedi Tim, eh? Dimmi papà, cos’è? Non vedi che non sono la mamma? Non vedi il cuscino bagnato quando ti rialzi tirandoti dietro quella pancia grassa e smetti di grufolare come un porco? Non vedi i tagli che ho sulle braccia? Credi davvero che me li faccia graffiandomi in giardino, oppure quando gioco con Pepper? Spiegami, ti ascolto.»
«…more… reso… dicine…?»
«Basta medicine Tim, è robaccia che fa male alla salute quella. È già da qualche giorno che ho deciso, e mi sento che va molto meglio, è tutto molto più chiaro.»
«No… more… evi… ndere… cine…»
«Non puoi dirmi cosa devo fare papà, non più. Non sono più la tua bambina ormai. E ora Tim ti prego, basta scherzare, tirati su o non riusciremo mai a fare in tempo. Devi ancora farti una doccia. Guarda che schifo, hai strutto e salsa appiccicati sui capelli. Come fai a startene lì così? Non la senti questa puzza?»
«… lsa… ngue…»
«Come sei melodrammatico, per un taglietto. Comunque va bene, se vuoi continuare a comportarti come un bambino non c’è problema, ti accontento subito. Adesso (tira su i piedi, forza, almeno collabora un po’) ti levi dalle scatole mentre lasci (maledizione come sei diventato pesante Tim, sembra di trascinare un peso morto) che come al solito la donna di casa faccia il lavoro per cui è stata creata (uff) e ripulisca il macello che hai combinato. Mi verrebbe voglia di svegliarti per farti vedere la scia che ti sei lasciato dietro ma non importa, forse è anche meglio se dormi, così non mi tocca sentirti farfugliare cose incomprensibili tutto il tempo. Adesso devi solo (aspetta, fammi prendere fiato prima di aprire questa cazzo di porta, ecco), dicevo, devi solo tenere un pochino su la testa mentre scendiamo gli scalini (maledette stronzissime zanzare, arriverà l’inverno a farvi seccare tutte, dannazione) altrimenti… oh, andiamo papà, fai forza sul collo. Poi (quanto cazzo pesi) mi dirai come hai fatto a dormire con queste botte sulla zucca ad ogni gradino. Dai che ci siamo quasi amore, resisti fino al pontile, tieni duro (avevi promesso che avresti tagliato l’erba). Ok, resta qui mentre cerco qualche pietra, poi ci facciamo una nuotata nel lago. O meglio, tu ti rilassi in acqua (non trovi sia rinfrescante?), io devo andare a fare una telefonata.
Tim? Non è divertente, Tim. Fatti vedere. Dove diavolo sei?»
***
«911, qual è la sua emergenza?»
«Si, buongiorno agente. O forse dovrei dire buonasera? Non mi ricordo mai da che ora…»
«Signora, questa è una linea dedicata alle emergenze. Qual è la sua?»
«Mi perdoni agente, ha ragione. Volevo denunciare la scomparsa di mio marito. E anche un incidente domestico: strutto e salsa su tutto il pavimento.»
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Grande padronanza del ritmo, in questo caso serratissimo e spettacolare nel contrasto e nella singolarità della situazione. La caratterizzazione attraverso l’uso esclusivo del discorso diretto funziona benissimo. In diversi momenti, in tutti direi, ha una grande forza drammaturgica. Funzionerebbe molto bene sulla scena, quanto scintilla sulla pagina. Mi sono affacciato anche sulla parte spoiler, per intenderci, dove ho avvertito, anche se in forma diversa, la bontà dello stesso turbine.
Grazie Luigi, anche per aver letto il dietro le quinte.
Grazie Melania! Mi fa piacere che sia rispuntato fuori questo vecchio racconto e che ti sia piaciuto. Come scrivevo in altri commenti, non è bello autocitarsi ma se ti interessa qualche aneddoto che sta dietro a questa storia puoi trovarlo qui, in Behind Summer in Valders:
https://edizioniopen.it/behind-summer-in-valders-wi-spoiler/
Wow, non mi aspettavo di leggere un racconto del genere, ma mi è piaciuto moltissimo come lo hai costruito. Hai caratterizzato benissimo i personaggi e hai reso la scena perfettamente visibile ai miei occhi. Davvero angosciante, tantissimi complimenti Roberto!!
Un inquietudine che spinge a leggere il racconto tutto in un fiato. Immaginarsi la scena…l’agonia e la sofferezza, il terrore e la mente pazza della protagonista. Bellissimo racconto. Complimenti. Il genere che piace a me.
Sono proprio felice che ti sia piaciuto Giglio, grazie. So che non è tanto bello auto citarsi ma se ti interessa qualche aneddoto che sta dietro a questa storia puoi trovarlo qui, in Behind Summer in Valders:
https://edizioniopen.it/behind-summer-in-valders-wi-spoiler/
notevole. In particolare la tenerezza con cui il moribondo continua a rivolgersi all’assassina, in una sorta di delirio altruistico. Bisogna pur riconoscere che, talvolta, le medicine servono.
Grazie Gionni, mi fa davvero piacere che tu l’abbia apprezzato. Non per spintonarti nelle tue letture, ma se vuoi conoscere qualche dietro le quinte potrai trovarle in “Behind Summer in Valders, WI”. 👋
Fenomenale. E’ scritto talmente bene che non soltanto mi sono immedesimata nella sua follia, ma a un certo punto ho fatto pure il tifo per lei. In senso letterario, eh 😉
Grazie Dea, e stai tranquilla, una fa un po’ il tifo per chi le pare, no?😂
Ho letto il racconto con gli occhi sgranati, davvero, tipo così: 😶
Sei stato in grado di far scendere il lettore negli abissi della pazzia di una donna, evidentemente malata, che confonde la realtà e l’immaginazione.
Veramente da brividi!
Grazie Giuseppe, un complimento decisamente emozionante.
Un altro racconto impostato interamente sul dialogo, zero descrizioni. Questo stile scivola via che è una bellezza se lo si sa padroneggiare. Molto bravo Roberto, un riuscitissimo viaggio dentro la follia.
Grazie davvero Francesco, e a pensarci bene hai ragione, mi sa che è ora che ci dia un taglio, sto diventando ripetitivo 😂
Nooo, continua!
Beh: è geniale! Da appassionato di cinema posso dirti che sarebbe una sceneggiatura perfetta, a parer mio: è tutto perfettamente visibile, senza bisogno di spiegazioni. Addirittura si riesce a ricostruire il passato del personaggio semplicemente dai suoi sprazzi di follia. Uno stile asciutto e tagliente. E immagino non sia un caso la scelta del Wisconsin per ambientarvi un omicidio così folle, dato che i killer più iconici provengono da là 🙂
Grazie! Beh, proprio perché ti sei posto la questione dell’ambientazione, ti svelerò qualche retroscena.
Valders esiste davvero, è veramente un buco-di-culo (un incantevole buco-di-culo) nel Wisconsin ed esiste anche la fattoria.
Esistono anche Angela e Tim, lei con origini paterne italiane cresciuta nella New York degli anni 50, lui americano del Wisconsin, adorabile coppia ormai vicina all’anzianità (ebbene sì, non c’è stato alcun omicidio), due persone come davvero nella vita, senza timore di risultare banale nel dirlo, ce ne sono poche, che ho avuto la fortuna di conoscere per ragioni con le quali ora non ti ammorberò e che sono andato a trovare una decina di anni fa, durante uno dei miei peregrinare solitari negli Stati Uniti, nella loro fattoria. Il momento in cui sono arrivato a Valders, verso sera, con il cielo di un azzurro topazio, i campi verdi come smeraldi, i granai all’orizzonte rossi come rubini ed un bambino che pedalava in mezzo alla strada con la sua biciclettina, che pareva essere l’orefice custode di questi gioielli è una delle immagini più belle e vivide che ho impresse nella mente, e che mi porterò dietro per tutta la vita.
Sono esistite le zanzare vampiro. Prima di arrivare da loro Tim e Angela mi avevano avvertito con un messaggio, “Beware mosquitoes when you get off the car”, ed io pensavo mi stessero solo prendendo in giro. Una volta parcheggiata la macchina davanti al loro porticato, li ho visti sbracciarsi da dietro la zanzariera facendomi segno di correre dentro, e quando sono uscito dall’auto ho capito che non stavano scherzando. Roba di una sera, il giorno dopo erano sparite così come erano arrivate.
Esiste il laghetto ed il pontile, dietro casa, ma non so dire cosa si nasconda sotto quelle acque 😂.
Il resto è frutto della mia mente malata, non chiedermi perché. Chissà cosa scatta nella testa di chi si spaccia scrittore prima che ne scaturisca fuori una storia.
Bellissimo retroscena! Sono sempre super affascinato dai fattori che stimolano la genesi di un racconto. Credo che le storie nate dall’esperienza siano l’unica cosa veramente nostra, la sola reale e intima fonte di ispirazione, al di là dell’enorme mole di Opere che inevitabilmente ci plasmano nel corso del tempo. Spesso ci troviamo a trattare tematiche o a utilizzare topoi che vanno oltre la nostra coscienza, e proprio per ciò dobbiamo ringraziare momenti magici come quelli che mi hai raccontato, attimi che viviamo solo sulla nostra pelle.
Ciao Roberto, un racconto molto diverso dai tuoi scritti precedenti. Un’altra prova di cambiamento azzeccata. Una lettura che scivola via, leggera, senza cadute sul pavimento. Ironico come una caricatura ben riuscita; inizialmente fa sorridere, lasciando poi un retrogusto molto amaro, che trae spunto da una tragica realta` .
Grazie Maria Luisa, si, ogni tanto fa bene anche sperimentare cose nuove, spero di esserci riuscito.
Un incredibile e toccante monologo in cui sei magistralmente riuscito a calarti nei panni della vittima di una violenza delle peggiori. Quelle che entrano dentro e non lasciano mai più. Mi sono commossa in diversi momenti e dico che è facile identificarsi. Non importa il genere e nemmeno il tipo di violenza. Piuttosto spaventa la sua quotidianità fra le mura domestiche, nelle famiglie, nel silenzio o peggio ancora nella tacita approvazione di molti. Colpisce la lucidità della protagonista nel farneticare della sua follia. Mi sono chiesta se anche lui sia colpevole e non riesco a darmi una risposta. Non riesco nemmeno a immaginare che in un certo senso non abbia alcuna colpa. Che forse non abbia sottovalutato il grido di bisogno di aiuto. I farmaci spesso non sono sufficienti, è come quando metti le briciole sotto al tappeto perché hai ospiti. Non si vedono, ma tu lo sai che sono lì e che ti aspettano, prima o poi le devi scoprire. Sei stato bravissimo nella conduzione di questo monologo portandoci con la giusta calma e pazienza alla coscienza di quanto accaduto, senza fretta e senza bisogno di giudizio. Grazie per questo tuo testo prezioso.
Accidenti Cristiana, quando uno legge un commento del genere, così attento ai personaggi, guarnito dal dubbio sulle eventuali responsabilità di una figura quasi muta come quella del marito, è in quel momento che i personaggi stessi prendono vita e diventano reali, con una loro coscienza ed un loro destino. E a quell’uno che legge il commento rischia anche di balenare in mente che stavolta forse l’autore ha combinato qualcosa di mezzo buono. Grazie.
Ho letto l’intero dialogo con la voce della doppiatrice di Annie Wilkes… Davvero inquietante. Divertente per l’ironia mentalmente instabile della protagonista e disarmante per l’eco del sugo e dello strutto sparsi ovunque.
Davvero efficace!
Grande Emiliano, 10 punti stima per avere percepito l’omaggio.
😀😎 Mi piacciono le raccolte punti!
bisogna sempre,sempre guardarsi le spalle, soprattutto nelle famiglie. Sono posti pericolosi e si rischia di farsi male.
Malissimo oserei dire 😅
Roberto, al mio primo racconto mi hanno giustamente cazziato per le caporali.Tu sei passato sul pavimento unto e bisunto e non sei scivolato. Grande
Grazie Giulio, lo confesso: io vivo per le caporali.
🤔 Va bene, allora, vogliamo parlarne? Vi siete messi tutti d’accordo? Quest’anno oltre l’inverno è in ritardo anche halloween?
No, perché io la notte vorrei dormire, e ora temo che passerò una brutta nottata di incubi, come probabilmente tutti gli uomini ammogliati su EO.
Roberto, se non avvertissi una decisa vena ironica, sarei terrorizzato. Il dialogo che hai creato è demoniaco. 👏
Grazie Giancarlo, lieto di essere riuscito nell’intento 😇