
Svolte
Serie: Il solo modo che conosco
- Episodio 1: Cambiamenti
- Episodio 2: Il rivolo sottile
- Episodio 3: Sfide
- Episodio 4: Quei paesi che finiscono per ATE
- Episodio 5: Punti di osservazione
- Episodio 6: Nessuna ragione per non farlo
- Episodio 7: Qualcosa in comune
- Episodio 8: Non oggi
- Episodio 9: Svolte
- Episodio 10: Per la prima volta
- Episodio 1: Coriandoli
- Episodio 2: Privilegi
- Episodio 3: Finestre
- Episodio 4: Il cerchio intorno alla preda
- Episodio 5: Impronte
- Episodio 6: Equilibrio
- Episodio 7: Abitudini
- Episodio 8: La bottiglia vuota
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Ho percepito la temperatura addolcirsi rispetto al giorno prima già dal momento in cui mi sono lasciato alle spalle il lago e ho fatto ingresso in Val Chiavenna, nel suo territorio non ancora montuoso ma certamente montano.
Data l’assenza di cartelli a delimitarne i confini, quale ne sia stato l’inizio l’ho stabilito arbitrariamente. Nel punto in cui la strada esce dal bosco al termine di una curva. Lì, il cuore perde un battito per l’emozione e il torace resta gonfio di fronte ad una lunga discesa che taglia in due una smisurata porzione di terra, di verde e di montagne appoggiate su un cielo azzurro e luminoso, per poi risalire repentina nascondendo alla vista quel che sta oltre, un segreto che aspetta solo di essere svelato.
Quel momento è stato come affondare il primo morso in una pietanza deliziosa, esaltata da un appetito vorace; un piatto del quale non ci si stufa mai, un assaggio che sa di promesse che verranno mantenute.
Poi il polso destro che ruota all’insù, e con lui le vibrazioni del motore che salgono su un tratto di strada quasi deserto di prima mattina.
Ho guidato per un’ora nell’impazienza di andare avanti e allo stesso tempo sperando che quel momento non finisse mai, imprigionato dallo sfrigolio di una lampadina che brucia su una macchina fotografica d’altri tempi. Con lo stomaco in subbuglio per quel che mi stava aspettando e consapevole di quanto Greta se la stesse godendo, ho ascoltato il suono roco e regolare dei cilindri attraversarmi ed uscire dalla marmitta lucida, l’aria frizzante a mantenere la giusta temperatura sulle alette di raffreddamento del motore.
Quella mattina ho anche impresso sul casco la mia prima ferita di guerra, un solco dritto ed indelebile sulla mentoniera. Devo ancora stabilire se ne andrò sempre fiero o me ne vergognerò per gli anni a venire.
Con il confine svizzero a portata di mano, distante una decina di chilometri appena, ho deciso per una sosta ed un rabbocco di benzina. Greta è una signorina dal vitino di vespa e il serbatoio non molto capiente, i cui appetiti vanno soddisfatti all’incirca ogni duecento chilometri se non si vuole essere mollati lì sulla strada.
Quella distanza non l’avevo macinata neanche lontanamente dalla partenza del mattino, ma facendo nuovamente il pieno mi sarei assicurato la scalata in totale serenità dei passi che avevo davanti, senza l’ansia di tenere d’occhio il contachilometri e dovermi guardare in giro in cerca di un benzinaio. Ad essere ottimisti, a quel modo sarei anche potuto arrivare a Dornbirn, la destinazione del giorno.
Mi sono fermato su un tratto di strada rettilineo e più trafficato di quanto la mattina non mi avesse abituato. Sotto un’ampia tettoia gialla e nera, un gruppo di motociclisti tedeschi aveva avuto la mia stessa idea e si assiepava alle pompe aspettando il proprio turno.
In realtà non tutti si stavano comportando in maniera appropriata. Qualcuno (probabilmente italiani di seconda generazione) aveva aggirato la fila, composta anche di auto, affiancandosi ai compagni di viaggio, suscitando non pochi malumori da parte di una signora del posto che aveva iniziato ad imbastire una filippica su quanto fossero prepotenti i tedeschi. «Del resto» diceva, «guarda cosa han fatto in guerra». È incredibile come certe dinamiche si presentino uguali in tutto il mondo: per ogni turista che si comporta da stronzo c’è sempre qualcuno che gli tiene testa con le cazzate che gli escono di bocca.
«Same tank» si era giustificato il motociclista salterino, che magari non avrà capito le parole della signora ma i gesti scocciati sicuramente sì. Sventolando una carta di credito e avvicinandola prima alla sua moto poi a quella del compagno, comunicava che avrebbero fatto benzina per entrambi con un’unica operazione, per questo si era affiancato.
«Eh certo, tanto il mondo lo comandano sempre loro. Ma se glielo lasciamo fare…» si era lamentata inviperita la locale girandosi verso di me, alla ricerca di una spalla facile.
«Signora, a parte che i tedeschi non comandano più da quasi cent’anni, mi dica: cosa vorrebbe che facessi? Che scendessi dalla moto, gli strappassi di mano la pompa, li cospargessi di benzina e gli dessi fuoco? Testimonia lei in mio favore al processo che è stata legittima difesa?»
Naturalmente non le ho detto niente di tutto questo. Mi è bastato alzare mezzo sopracciglio per farle capire che l’ultima cosa di cui avevo voglia quella mattina era cimentarmi in un duello al primo sangue tra la pompa numero 7 e la pompa numero 8 per difendere l’onore del ligio popolo italico.
Con un cenno del capo le ho fatto notare invece che se avesse smesso di perdere tempo con me avrebbe potuto approfittare di una postazione libera.
E così la signora ha fatto. Tutti ci siamo riempiti il serbatoio e nessuno si è fatto male.
La ferita di guerra non me la sono procurata combattendo contro i tedeschi, è che mi faceva piacere raccontarvi il contesto. Più banalmente, dopo aver pagato ho chiesto al gestore di poter usare il bagno sul retro, e una volta uscito dal cesso sempre con il casco aperto in testa ho preso una tuonata contro l’asse che reggeva una tenda, picchiando con la mentoniera alzata. La tenda si è arrotolata su sé stessa producendo uno schiocco sonoro, io sono rimbalzato all’indietro producendo fantasiosi improperi e tutti si sono voltati a guardare me producendo un silenzio carico di commiserazione. Così mi sono procurato la ferita sul casco.
Resta inteso che se qualcuno me lo chiederà racconterò di essere stato attaccato da un gang a Compton, e di essermi difeso con le unghie e con i denti.
Siamo ripartiti più o meno all’unisono, io restandomene leggermente indietro per evitare l’effetto Hell’s Angels, maledicendo la mia vescica debole che non mi aveva permesso di andare via prima di tutti gli altri, costringendomi ora ad una carovana che avrebbe ucciso ogni poesia.
Poi gli Hell’s Angels hanno svoltato in massa a sinistra verso il Passo Spluga. Ed io a destra, solo, verso il confine ed il Maloja.
Serie: Il solo modo che conosco
- Episodio 1: Cambiamenti
- Episodio 2: Il rivolo sottile
- Episodio 3: Sfide
- Episodio 4: Quei paesi che finiscono per ATE
- Episodio 5: Punti di osservazione
- Episodio 6: Nessuna ragione per non farlo
- Episodio 7: Qualcosa in comune
- Episodio 8: Non oggi
- Episodio 9: Svolte
- Episodio 10: Per la prima volta
Molto incalzante, si viaggia tra la realtà dei suoi pensieri e delle vibrazioni cilindriche sottostanti. Bellissima la parte dove esce dal bagno, riesci a descriverla in un modo assurdo 🤣! Grande
Un momento decisamente imbarazzante. Grazie Loris.
Hai presente quando nei film la trama ti invita a dedurre un certo finale, poi arriva il colpo di scena che non ti aspetti?
Ecco, questo episodio mi ha ricordato questo: le aspettative di una rissa contro i tedeschi, la signora che si getta nella mischia, i clienti della pompa di benzina a buttar giù scommesse… poi la rivelazione di una craniata ben assestata che mi precede una spalancata di occhi e una mano sulla bocca.
Ribadisco che questa serie riesce a mettermi sempre di buon umore. 😸
E io ti assicuro che la cosa è reciproca. Grazie Mary!
Due cose su tutte: gli italiani di seconda generazione e l’effetto thriller di inizio episodio, la riga indelebile sulla mentoniera. Forse è caduto… forse gli è caduto il casco… Ed ecco che a fine episodio il mistero viene svelato.
Ultima cosa, da nulla: la voglia che mi fai venire di montare in sella e avventurarmi in qualche centinaio di chilometri…
E me la chiami una voglia da nulla? Ti auguro davvero di farlo, il prima possibile! Grazie Antonio!
Ciao Roberto, dopo una giornata da dimenticare, (e ribadisco: per fortuna i pensieri non si possono sentire perchè la condanna all’ergastolo sarebbe assicurata!) la tua storia mi ha fatto ridere. Bravo.
Penso che a uno che scrive un complimento più bello non glielo si possa fare. Grazie Tiziana, spero che domani vada meglio.
“Resta inteso che se qualcuno me lo chiederà racconterò di essere stato attaccato da un gang a Compton, e di essermi difeso con le unghie e con i denti.”
Il tuo segreto è al sicuro😂
” Mi è bastato alzare mezzo sopracciglio per farle capire che l’ultima cosa di cui avevo voglia quella mattina era cimentarmi in un duello al primo sangue tra la pompa numero 7 e la pompa numero 8 per difendere l’onore del ligio popolo italico.”
Per fortuna che i pensieri non si possono sentire😂
Ciao Roberto, hai fatto bene a raccontare il contesto😂un episodio divertente come sempre e con descrizioni suggestive. Una bellissima fotografia, bravissimo!
Grazie Melania, felice tu l’abbia letto e ti sia piaciuto 😊
Mi sono resa conto leggendo questo episodio di essere vittima della sindrome della signora. È più forte di me, vedo un tedesco e percepisco il nemico e mo scatta il sistema di allarme. Fa piacere sapere di non essere sola 😅😅😅
Scherzi a parte,bellissimo episodio!
Dai che sono dei bravi ragazzi anche loro. Devono solo imparare a fare pipì un po’ più a ridosso dei cespugli ;-). Grazie per la lettura Irene!
Che posso aggiungere? Bella, bella, bella, questa serie. ‘Le strane avventure del Sig. Toso Robbberto’ 🙂
Grande! Mi piacciono questi tuoi collegamenti con gli altri racconti, come alla maturità 😂. Grazie!
“Resta inteso che se qualcuno me lo chiederà racconterò di essere stato attaccato da un gang a Compton, e di essermi difeso con le unghie e con i denti.”
E, sicuramente, la signora alla pompa di benzina, testimonierà a tuo favore.
“La tenda si è arrotolata su sé stessa producendo uno schiocco sonoro, io sono rimbalzato all’indietro producendo fantasiosi improperi “
Te l’ho detto nel commento al precedente racconto, che in questa serie c’è tanto di ‘non detto’. Vedi che avevo ragione? 😂
“E così la signora ha fatto. Tutti ci siamo riempiti il serbatoio e nessuno si è fatto male.”
Sempre intelligente e acuto nelle tue osservazioni. Bravo! Duello finito in parità .
Incasso il complimento generoso e ringrazio 😊
“Quel momento è stato come affondare il primo morso in una pietanza deliziosa, esaltata da un appetito vorace; un piatto del quale non ci si stufa mai, un assaggio che sa di promesse che verranno mantenute”. Ciao Roberto, penso che poeticamente tu abbia centrato in pieno il senso di gratificazione insito in ogni motociclista degno di questo nome, cogliendo ciò lo contraddistingue rispetto un “comune turista”: ché spostarsi in moto significa vivere un panorama standoci dentro e lo si capisce solo provando. Divertente il siparietto dal benzinaio; in un certo senso, la strada rappresenta una comunità e dentro ci si può trovare davvero di tutto, e son certo che non mancheranno altre sorprese. Grazie per la nuova tappa insieme.
Grazie Paolo, se parliamo di gratificazione, dal tuo commento ne ricevo tanta nel constatare di essere riuscito a spiegarmi. Buon viaggio!