Tanti dubbi

Serie: Famiglie


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: I due amici affrontano insieme i dubbi sulla paternità

Quella sera, dopo aver messo Iris a letto, mi fermai a controllare le mail. Mi sedetti davanti al computer con una tazza di tè ancora fumante e vidi un messaggio di Carlo, l’oggetto era tanti dubbi e mi incuriosì. Aprii la mail e vidi che era molto più lunga del solito e il tono era diverso.

Da: Carlo

A: Federico

Oggetto: tanti dubbi

Leader Blue, è un po’ che non ci vediamo e anche se ci siamo sentiti spesso per telefono, non riesco a parlare di tanti pensieri nella mia testa e forse con questa mail riuscirò a farlo meglio.

Ieri sono andato a correre e mentre correvo pensavo che tu sembravi irrimediabilmente incapace di pensare a progetti futuri e invece adesso hai due bambini, una moglie e tutto un corollario di impegni, preoccupazioni, soddisfazioni e ansie. Io ero invece quello più proteso al futuro e invece ora non riesco a fare il passo successivo.

Con Paola abbiamo iniziato a parlare seriamente di avere un bambino, e lei è sempre più convinta ed entusiasta dell’idea, mentre a me sembra di essere continuamente un passo indietro.

Ho sempre pensato di volere dei figli, ma ora questa idea mi fa anche molta paura. Mi chiedo continuamente se sarò un buon padre, se riuscirò a essere presente, mi domando se ce lo possiamo permettere: Paola lavora in università, ma è un percorso precario, e questo significa che il peso economico ricadrà quasi tutto su di me.

E poi c’è un altro aspetto: c’è una parte di me che teme di perdere la mia libertà, i miei spazi, le mie abitudini. Sento continuamente persone diventate da poco genitori lamentarsi dei tanti sacrifici, delle notti insonni, della fatica, delle preoccupazioni e sembra che avere un figlio significhi annullare se stessi e questo mi fa paura, mi sento egoista a dirlo, ma è la verità.

Quando parlo con te al telefono, invece, non ti sento mai lamentarti e anzi sembri aver trovato una serenità che io non riesco nemmeno a immaginare.

Tu sei uno che riflette molto sulle cose, e quindi mi piacerebbe sapere come hai trovato il coraggio di buttarti. Forse sto solo esagerando con le mie preoccupazioni, ma sentivo il bisogno di parlarne con qualcuno che potesse capirmi.

A presto

Carlo

Rilessi la mail un paio di volte, colpito dal tono di Carlo che sembrava vulnerabile, quasi fragile. Mi venne da sorridere al pensiero che mi avesse chiesto consiglio su come affrontare la paternità perché ogni giorno io mi chiedevo se stavo facendo le cose nel modo giusto. Fui contento però che si fosse rivolto a me per affrontare insieme anche questo passaggio dopo tanti altri momenti condivisi.

Feci una piccola pausa e poi iniziai a scrivere la mia risposta.

Da: Federico

A: Carlo

Oggetto: Re: tanti dubbi

Caro Carlo, mi ha fatto davvero piacere leggere la tua mail, perché mi dà l’occasione di parlare di qualcosa che ho provato anch’io.

Anche io ho avuto i tuoi stessi dubbi, forse li ho superati più d’impulso perché dopo la rottura con Simona, ho avuto un momento di slancio con cui ho superato tutto quello che mi frenava.

Quando io e Adele abbiamo saputo della sua gravidanza, mi sono sentito come se fossi stato scaraventato su un treno in corsa, senza sapere dove stavo andando.

Del resto anch’io avevo ascoltato tanti racconti di amici e conoscenti che avevano avuto bambini ed erano tutti deprimenti. Parlavano di quanto fosse pesante e faticoso fare i genitori, di quanto fossero molesti, insopportabili e ingestibili i bambini. Ho sentito raccontare tantissime volte di come i figli siano una limitazione chirurgica e permanente della propria libertà, mi sono sentito dire che sono una responsabilità gigantesca, e a volte una rottura di palle immensa.

E quando sentivo tutto questo, io, come te, ho avuto paura di dover rinunciare ai miei interessi, ho avuto la tentazione di aspettare e di godermi la vita matrimoniale prima di affrontare questo impegno, ma ora penso che avrei fatto un errore.

Perché allora non conoscevo, come non la conosce nessuno che non li abbia, la magia dei bambini, non ne conoscevo la tenerezza, non sapevo cosa volesse dire dormire con quelle manine che ti cercano, con quei piedini in pigiamini morbidi. Ma cosa potevo saperne di quel calore nel cuore quando vedi i loro sguardi d’amore incondizionati e puri, come potevo immaginare le frasi strane, le parole storpiate che non ti stanchi mai di ascoltare e cominci ad usare anche tu? Nulla, non ne sapevo nulla e con vergogna capisco di come pensavo solo a quello che avrei potuto perdere. Le serate tranquille con Adele, il tempo per me, le cose che mi piaceva fare senza dover rendere conto a nessuno.

Se ci state pensando, ti dico vai, e ti assicuro che un giorno guarderai tuo figlio o tua figlia e ti chiederai come hai fatto a vivere senza di loro.

Un abbraccio,

Fede

Rilessi la mail un paio di volte prima di inviarla. Non pensavo di poter risolvere i suoi dubbi con qualche parola, ma speravo almeno di avergli dato una prospettiva diversa.

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