
Tartarughe (3)
Serie: L'Urlo Muto delle Ombre
- Episodio 1: La stufa
- Episodio 2: Matilde
- Episodio 3: Spazzino in quattro – 1
- Episodio 4: Spazzino in quattro – 2
- Episodio 5: Il cielo cova la neve
- Episodio 6: Controllori
- Episodio 7: Hell’s Tie
- Episodio 8: L’orologiaio
- Episodio 9: Pieno di benzina
- Episodio 10: Il getto
- Episodio 1: La cena (Attimi – 1)
- Episodio 2: Caffè in cialde (Attimi – 2)
- Episodio 3: Acque invernali (Attimi – 3)
- Episodio 4: Cappio (Attimi – 4)
- Episodio 5: Preferisco la tua cucina (Attimi – 5)
- Episodio 6: Gabriel (The Scarecrow – 1)
- Episodio 7: Gabbiani (The Scarecrow – 2)
- Episodio 8: Rivelazione (The Scarecrow – 3)
- Episodio 9: Agatha (The Scarecrow – 4)
- Episodio 10: Le conseguenze (The Scarecrow – 5)
- Episodio 1: Salsa barbecue? (1)
- Episodio 2: Salsa barbecue! (2)
- Episodio 3: Gelatina (1)
- Episodio 4: Gelatina (2)
- Episodio 5: Gelatina (3)
- Episodio 6: Tartarughe (1)
- Episodio 7: Tartarughe (2)
- Episodio 8: Tartarughe (3)
- Episodio 9: Del prato di casa
- Episodio 10: Aria condizionata
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
“Mi verseresti dell’altra gazzosa?” chiese il nonno.
“Certo” rispose Marco correndo in cucina. Tornò con una bottiglia ricoperta di condensa, alzandola come un trofeo. “Bella fresca, come piace a te.”
“Già, sembra proprio fresca” rispose lui ridacchiando e bevve un sorso della bevanda. “Allora” continuò posando il bicchiere, “quante ne hai?”
“Di tartarughe?”
Il nonno annuì.
“Dieci in tutto. Nove piccole…”
“E una grande” rispose al suo posto il nonno, inducendo la bocca di Marco in un sorriso.
“E chi si occuperà di loro, mentre tu sei qui?”
Marco indugiò. “Il nostro vicino di casa.”
“È una persona affidabile?”
“Credo di no” mormorò Marco. “Ma la mamma e il papà dicono il contrario.”
“Le tartarughe sono le tue, o sbaglio?” chiese il nonno. Marco annuì. “Allora devi decidere in base al tuo parere.”
“Smettila di spaventarlo!” Era la voce della mamma. Si era affacciata alla finestra della cucina che dava sul cortiletto. “Non c’è nessun motivo per cui preoccuparsi” aggiunse mentre strofinava un bicchiere per asciugarlo.
Marco guardò le labbra del nonno contrarsi, il capo che ruotava lentamente a destra e a sinistra. Vuole replicare, pensò. Ma non lo farà. È come se la mia mamma fosse anche la sua.
“Allora” disse il nonno afferrando il mazzo di carte. “Scommetto che non riuscirai a vincere.”
Il volto di Marco tornò a illuminarsi. “Col cavolo!” esclamò, dimenticandosi delle tartarughe
Sotto al sole cocente di agosto, Marco e il nonno giocarono un’altra partita a briscola, all’ombra della tenda.
Intanto, a casa di Marco, sotto il sole cocente di agosto i pomodori e la salvia dell’orto del padre di Marco chiedevano disperatamente un po’ di acqua. Nel recinto delle tartarughe, la ciotola si era prosciugata e la lattuga si era avvizzita fino a sparire. La temperatura aumentò e diminuì, seguendo l’arco del sole e accompagnando la notte.
* * *
Gastaldo arrestò il motore. Quanto tempo aveva passato in quell’abitacolo? Fuori era buio pesto. Guardò l’indicatore della benzina e si chiese se quando aveva parcheggiato la lancetta non fosse una tacca più in alto. Se la sua memoria non lo ingannava, doveva aver perso i sensi per qualche ora. Un fetore gli arrivò alle narici. Abbassò lo sguardo, accorgendosi di avere i calzoni imbrattati del suo vomito.
“Che schifo, porca puttana” ringhiò la sua voce impastata.
Aprì lo sportello e si incamminò barcollando verso casa. Si fermò voltandosi a guardare l’auto; aveva lasciato aperta la portiera.
“Fanculo” sentenziò. Fece un passo, ma inciampò nei suoi piedi, ruzzolando nella terra accanto al recinto delle tartarughe. Si chiese se quel recinto fosse sempre stato lì.
“Fanculo” ripeté alla vista del reticolo, tentando di rimettersi in piedi. Cercò il cellulare tra le tasche dei calzoni. Lo trovò nel taschino della camicia. Trafficò sul display fino a quando dalla scocca del telefono non si diffuse una luce bianca e fredda. Sollevò il coperchio e afferrò il guscio più grande, tenendolo nella mano per un po’. Lo portò all’altezza degli occhi e vi guardò dentro puntandovi contro la torcia a led del telefono. Scoppiò a ridere.
Al chiarore della luna di agosto, Marco non riusciva a dormire. Pensava a Flash e ai suoi piccoli.
* * *
“Papà, più in fretta!” gridò Marco.
“Santo cielo!” lo rimproverò sua madre. “Quante volte ti ho detto di non urlare in macchina?”
“Non possiamo permetterci una multa” disse suo padre. “E poi ho chiamato ieri Gastaldo. Flash e i piccoli stanno benissimo, non vedono l’ora di rivederti.” Sorrise nello specchietto retrovisore.
Marco si lasciò andare sullo schienale, per rialzarsi di scatto subito dopo. In lontananza iniziava a intravedersi la loro casa.
“Siamo arrivati!” esclamò Marco.
Sua madre fece per riprenderlo, ma suo padre la fermò con lo sguardo. Lei portò gli occhi al cielo, poi si lasciò andare in un sorriso esasperato. Iniziarono a rallentare per percorrere la sterrata e parcheggiare.
“Aspetta, Marco” disse suo padre, ma le sue parole vennero troncate dal tonfo della portiera che si richiuse.
“Flash!” gridò Marco correndo verso il recinto. “Susie! Sto arrivando!”
Seduto sulla sedia di plastica, Gastaldo fumava una Pall Mall. Accortosi che i vicini erano rincasati, afferrò il pacchetto dal tavolino e se lo sistemò nel taschino della camicia.
Marco lo vide, e stava pensando di ringraziarlo quando notò un oggetto esposto tra le piantine sul davanzale della sua finestra. Si bloccò e fissando il davanzale con gli occhi sgranati. Gastaldo guardava da sopra lo schermo del telefono che fingeva di consultare. Sbuffò una nuvola grigia e fece per alzarsi.
Marco continuava a contemplare l’oggetto, chiedendosi se il caldo non gli stesse giocando uno scherzo.
Il guscio di una tartaruga?
“Flash?” mormorò, quasi un lamento. Avvertì per la prima volta la sensazione che lo avrebbe colto quarantadue anni dopo, quando sarebbe entrato nella cucina trovando suo padre accasciato sul pavimento con il cuore fermo. Sentì lo stomaco farsi sempre più pesante. Si inginocchiò sull’erba attorno al recinto.
“Marco, che fai?” La voce di suo padre giunse lontanissima.
Aprì il coperchio. Sollevò la tegola che fungeva da riparo per il sole, e trovò i piccoli tutti ammassati. Contò nove gusci (Flash era alla finestra. Perché era alla finestra?!)
“I jeans nuovi!” esclamò sua madre, dall’altra parte del mondo.
Con la mano tremolante afferrò Susie per il guscio. La guardò giusto un momento, poi in preda al terrore mollò la presa. Il guscio ricadde come un sasso morto. Marco perse l’equilibrio, cadendo con il sedere nell’erba ancora bagnata dalla rugiada.
“Marco!” gridò (mamma o papà?) da un altro universo.
Cacciò un urlo e si accasciò, privo di sensi.
Quella sera si addormentò solo dopo la mezzanotte, per effetto della stanchezza accumulata. Sognò.
Nel sogno si svegliava nel cuore della notte. Si guardava attorno cercando di riconoscere la sua stanza nel buio.
Sul comodino, un oggetto che era sicuro di non aver mai avuto prima. Accendeva la luce e si accorgeva che era un guscio di tartaruga. Un boato tenebroso iniziava a tuonare da lontano facendosi sempre più vicino.
Afferrava il guscio e guardava dentro. La testa, le zampe e la coda non c’erano più. Al loro posto una poltiglia rinsecchita, dove brulicavano larve bianche.
Serie: L'Urlo Muto delle Ombre
- Episodio 1: Salsa barbecue? (1)
- Episodio 2: Salsa barbecue! (2)
- Episodio 3: Gelatina (1)
- Episodio 4: Gelatina (2)
- Episodio 5: Gelatina (3)
- Episodio 6: Tartarughe (1)
- Episodio 7: Tartarughe (2)
- Episodio 8: Tartarughe (3)
- Episodio 9: Del prato di casa
- Episodio 10: Aria condizionata
Ci potevamo aspettare qualunque finale, dal più assurdo a quello che svolta nell’horror. Invece, semplicemente la natura e l’incuria fanno il loro corso e, a quanto pare, per quell’uomo assolutamente riprovevole tutto questo rientra nella normalità.
Di conseguenza, mi viene da dire che questo sia davvero un finale spiazzante.
Il racconto è molto bello soprattutto perché ruota attorno alla psicologia di un bambino e ai suoi bisogno che sono semplici e primari. Gli adulti, come spesso accade nelle tue storie, sono tutti orribili, ciascuno a modo suo.
L’unica cosa, se posso, ti consiglierei questa volta, una veloce revisione del racconto in quanto sono presenti alcuni piccoli refusi. In ogni caso, sempre bravissimo e piacevole da leggere.
Ciao Cristiana! Grazie come sempre per le tue parole. Per i refusi, devi scusarmi; corro subito a correggerli!
(PS: Può darsi che non sia l’ultimo capitolo 🙂 )
Ma sai che in effetti mi sono chiesta se fosse la fine oppure no? Io ho creduto che potesse essere un finale validissimo. Come dicevo prima, la putrefazione potrebbe essere la conclusione di tutto (scusami l’immagine orribile). Qualora non lo fosse, allora mi vengono i brividi pensando cosa mai ancora potrebbe accadere…