
Tartarughe (4)
Serie: L'Urlo Muto delle Ombre
- Episodio 1: La stufa
- Episodio 2: Matilde
- Episodio 3: Spazzino in quattro – 1
- Episodio 4: Spazzino in quattro – 2
- Episodio 5: Il cielo cova la neve
- Episodio 6: Controllori
- Episodio 7: Hell’s Tie
- Episodio 8: L’orologiaio
- Episodio 9: Pieno di benzina
- Episodio 10: Il getto
- Episodio 1: La cena (Attimi – 1)
- Episodio 2: Caffè in cialde (Attimi – 2)
- Episodio 3: Acque invernali (Attimi – 3)
- Episodio 4: Cappio (Attimi – 4)
- Episodio 5: Preferisco la tua cucina (Attimi – 5)
- Episodio 6: Gabriel (The Scarecrow – 1)
- Episodio 7: Gabbiani (The Scarecrow – 2)
- Episodio 8: Rivelazione (The Scarecrow – 3)
- Episodio 9: Agatha (The Scarecrow – 4)
- Episodio 10: Le conseguenze (The Scarecrow – 5)
- Episodio 1: Salsa barbecue? (1)
- Episodio 2: Salsa barbecue! (2)
- Episodio 3: Gelatina (1)
- Episodio 4: Gelatina (2)
- Episodio 5: Gelatina (3)
- Episodio 6: Tartarughe (1)
- Episodio 7: Tartarughe (2)
- Episodio 8: Tartarughe (3)
- Episodio 9: Tartarughe (4)
- Episodio 10: Tartarughe (5)
- Episodio 1: Del prato di casa
- Episodio 2: Aria condizionata
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
Marco avvicinò l’orecchio alla griglia e ascoltò. I suoi genitori discutevano al piano di sotto.
“Smettila, Silvio.”
“Cosa ti ho sempre detto?” sbuffò suo padre. “Non mi piace- ”
“Abbassa la voce, Marco ci sente!”
Le voci si affievolirono. Marco premette di più l’orecchio contro la graticola del vecchio impianto di riscaldamento.
“I topi!” esclamò suo padre. “Quando mai si è sentito di topi che mangiano tartarughe?”
“Per quello che ne sappiamo, potrebbe anche essere. Solo perché beve non vuol dire che non possa essere una persona onesta.”
“Una persona onesta!” Una risata di scherno. “Con questa vinci un premio.”
“Shhh!”
Il tono delle voci calò di nuovo.
“Il giorno prima che partissimo si sono presentati qui due tipi. Avevano un accento strano, e sul sedile di dietro tenevano una mazza. Sai chi erano?
“No” rispose lei, e Marco se la immaginò a distogliere lo sguardo.
“Creditori del tuo amico onesto.”
“Non mi interessa. E non è mio amico.”
“Ci mancherebbe. E poi ovvio che non ti interessa, per te sono tutti buoni. Peace and Love, come quando fumavi erba.”
“Silvio!” gridò sua madre, indignata.
“Senti; ti dico l’ultima, il mondo è pieno di gente orribile. E quello” Marco poté vedere suo padre puntare con l’indice il muro divisorio, “ è uno di loro.”
Per un po’ ci fu solo il silenzio a cui si mescolava lo scroscio dell’acqua nel lavello e il tintinnio di bicchieri.
“E comunque” riattaccò suo padre, “ho controllato le trappole. Le capsule sono ancora integre. Lo sai che vuol dire?”
“No.”
“Che di topi, qui non c’è traccia.”
Ancora silenzio. Marco restò incollato alla graticola, poi il dolore iniziò a infastidirlo e decide di arrendersi. Per quella sera era tutto.
Forse.
“Marco!” gridò sua madre dalle scale. Sussultò, temendo di essere stato scoperto.
“Sì…” rispose fingendo di essere seccato. Si infilò sotto le coperte.
Un’ora più tardi la casa era avvolta nell’oscurità e nel silenzio. Marco però era supino, con gli occhi spalancati a guardare il soffitto. Udiva piccoli passi all’interno dei muri e sul soffitto. E a quello scalpitio sembrava che si mescolassero centinaia di vocine stridule ed eccitate. Si chiese se suo padre non si fosse sbagliato; forse i topi avevano iniziato a prosperare dentro ai muri della loro casa, senza bisogno di uscire allo scoperto. Cibandosi dei più deboli del loro branco.
Quei pensieri alimentarono in lui un orrore che però andò scemando, man mano che la sua coscienza scivolava nel sonno. Alla fine si assopì, poi si addormentò. Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi – ultimo barlume di lucidità prima dell’oblio del sonno – fu che alcuni di quei passi sembrano davvero pesanti.
* * *
Gastaldo tastò nell’oscurità attorno a sé in cerca del telecomando. Lo trovò. Alzò il volume della televisione per coprire le voci dei vicini.
“Quando la finiranno?” borbottò in cerca della lattina che aveva lasciata sul pavimento. La trovò. Era vuota.
“Ognuno deve occuparsi delle proprie cose” disse alzandosi, e barcollò nel buio fino all’interruttore della luce. Ruttò, e si sorprese ad attendere una risposta. Un rimprovero magari; una di quelle frasi indignate, che in realtà nascondono un certo pizzico di divertimento. Un tempo Wilma avrebbe scostato una delle cuffie dall’orecchio (poteva ascoltare i Led Zeppelin a tutto volume, ma i rutti li sentiva sempre), e gli avrebbe gridato che era un maiale, dapprima cercando di mantenere una certa serietà, poi sarebbe scoppiata a ridere. Ci cascava sempre.
Ognuno deve occuparsi delle proprie cose disse una vocina nella sua testa. Lo aveva detto lui stesso, un istante fa, rivolto a Marco. Lui, però, si era occupato delle sue cose? Riconobbe che no, non lo aveva fatto; o se lo aveva fatto non si era sforzato abbastanza. Perché la cosa più importante se n’era andata, esibendo il dito medio dal finestrino dell’auto che si allontanava lungo il vialetto polveroso.
Non si era preso cura di Wilma; così come non si era preso cura delle tartarughe di Marco. Quel giorno ci aveva pensato, alle tartarughe. Diavolo, non era riuscito a togliersele dalla testa. Quando, il giorno prima che tornassero i vicini, aveva trovato il guscio di quella più grande, vuoto a eccezione di un residuo putrescente di pelle verde, era sbronzo. Lasciarlo a seccare sul davanzale, come un qualunque soprammobile, gli era sembrata un’idea spassosa. E il pensiero del ragazzino, che avrebbe sicuramente pianto, lo faceva sorridere. È un bene che le persone imparino fin da piccole com’è la vita, si era detto.
E invece, alla vista di Marco che si accasciava dopo aver visto il guscio sul davanzale, dopo aver realizzato che la piccola colonia di cuccioli di tartarughe era stata sterminata; quando aveva perso i sensi, Gastaldo si era sentito un uomo orribile. Certo, la birra aveva poi sfumato quel sentimento fino alla totale indifferenza, ma per un momento si era sentito in colpa. Non tanto da proporre ai suoi genitori di portare Marco in piazza a prendere un gelato – si sarebbe beccato un pugno sul naso a essere ottimisti – ma comunque si era pentito. Ora, da solo nella casa silenziosa, in cui solo il televisore gracchiava incurante della sua presenza, si chiese se non fosse troppo tardi per fare due parole con i vicini.
“Fanculo” si disse, e spense il televisore. Ora i genitori di Marco, dalla casa adiacente, stavano discutendo del fatto che la storia dei topi fosse assurda; o meglio, lui riteneva che fosse assurda, lei invece non si era sbilanciata. Bella e stupida, pensò, e se la immaginò nuda al piano di sopra, nel suo letto. Di nuovo venne colpito quel senso di colpa, e scacciò il pensiero. Le voci oltre il muro erano cessate. I genitori di Marco dovevano essere andati a letto.
“Penso proprio che ci andrò anche io” mormorò. “Almeno il moccioso ha imparato a piangere in silenzio” aggiunse ricordando dei gemiti e dei singhiozzi della notte precedente.
Prima di addormentarsi pensò ancora alla bugia che aveva raccontato per giustificare la morte della tartarughe, la storiella sui topi. Pensò che per uccidere una tartaruga come Flash, dovevano essere dei ratti proprio grossi.
Serie: L'Urlo Muto delle Ombre
- Episodio 1: Salsa barbecue? (1)
- Episodio 2: Salsa barbecue! (2)
- Episodio 3: Gelatina (1)
- Episodio 4: Gelatina (2)
- Episodio 5: Gelatina (3)
- Episodio 6: Tartarughe (1)
- Episodio 7: Tartarughe (2)
- Episodio 8: Tartarughe (3)
- Episodio 9: Tartarughe (4)
- Episodio 10: Tartarughe (5)
Sarebbe bello se Gastaldo facesse la stessa fine delle tartarughe 🙂 fallo morire male sto stronzo! Ne saremo tutti molto felici 🤣
In fondo è quello che vogliamo tutti! ahaha
Confermo, la storia non è ancora finita… e oserei dire che il peggio deve ancora arrivare!
Ho voluto inserire quel quasi-ripensamento di Gastaldo, proprio per rendere il suo cattivo comportamento ancora più autentico. Tutti siamo umani, e proprio il sorpassare queste esitazioni (forse è la parte buona che tutti abbiamo dentro) rende l’agire così malvagio.
In risposta a @dottornaso
Ed è giusto per evitare di creare personaggi senza profondità, soltanto bene o soltanto male… Come dici tu, li rende più veri.
I topi. Animali che avevi già introdotto all’inizio, quando descrivevi il vicino… Quindi di viene in mente che la storia potrebbe andare ancora avanti (?). In ogni caso bella la “semi-redenzione” del vicino e il suo mea-culpa riguardo l’incapacità di prendersi cura degli altri, in realtà neppure di lui stesso.