Triste Natale
Serie: Triste Natale
- Episodio 1: Triste Natale
STAGIONE 1
Era la sera della vigilia di natale e Michele, un misero senzatetto disincantato, camminava lungo le desertiche vie della città rischiarate dalle infinite luminarie che irrompevano nel borgo come dolci sogni infantili e che andavano a scacciare il denso buio invernale.
Le strade erano state appena spruzzate di bianco e ancora cadeva qualche leggero fiocco niveo dal nero cielo dicembrino.
La solitudine avviluppava l’uomo più dello sbrindellato e grigio cappotto pieno di rammendature che indossava. I piedi nei vecchi stivali di pelle quasi non se li sentiva più per il freddo.
E così, sconsolato e con un senso di oppressione alla bocca dello stomaco andava camminando per la città, osservando la felicità rinchiusa dietro le porte delle case, sprezzante della malinconia che questa festa può produrre in alcuni individui che oramai dalla vita non aspettano altro che il conto da pagare, sperando in un’eternità più gentile di quanto sia stata la vita stessa, un crudele viaggio nel dolore umano.
Perché a volte non basta esistere per sentirsi vivi.
I marciapiedi erano desolati, tranne che per qualche rarissimo ritardatario che si affrettava con respiro anelante a rientrare nel tepore della propria abitazione dove di sicuro lo stavano attendendo i propri cari raggianti e festanti con tavole imbandite e il crepitio del caminetto che scoppiettava allegro allontanando i fantasmi dei cattivi pensieri di tutti i giorni.
Gli usci delle botteghe erano stati serrati, le saracinesche abbassate sancendo la fine delle compere all’ultimo minuto e intrappolando il disarmante freddo che il Signore aveva donato alla città proprio quella sera in occasione della nascita di Gesù bambino, un freddo che andava a ristagnare nei bui angoli dei negozi insieme a dove giaceva la merce restante e il sordo clamore della solitudine. Giocattoli impolverati che sarebbero rimasti soli nella magica notte privati di qualsiasi calore umano, come il dimenticato trenino invenduto e che per cui quella notte non ci sarebbe stata nessuna mano paffuta a donarle vita e a spingerlo sul tappeto di casa in un raggiante ciuf ciuf, nessun dita di fanciulla pettinerà mai i morbidi capelli di lana della triste e sgraziata bambola di pezza troppo brutta e spaventosa per essere acquistata come regalo per una bambina e per questo condannata a restare rinchiusa nel proprio involucro di cartone come in una misera tomba.
Oltrepassando dinanzi a questi negozi al pover’uomo piaceva pensare che forse anche alcuni oggetti inanimati nella notte di natale soffrono di una straziante solitudine.
Le gelide vetrine degli empori, anche se colmi di pacchiani addobbi natalizi, privati della luce al neon interna e dei lumicini multicolori ad intermittenza risultavano quasi abbandonati, vuoti, morti.
Enormi quantità di batuffoli di ovatta ricoprivano i vari ripiani da esposizione immergendo la merce in vista in uno smorto mondo cotonoso.
Quanta beatitudine e benessere dietro le facciate delle abitazioni e quanta malinconia che dilaga tra i reietti e gli emarginati.
Guardò il suo afono riflesso in quelle oscure vetrate e ne rimase sorpreso di ciò che vide, mio dio, come si era ridotto.
Un rudere della società, un essere senza decoro, la dignità oramai definitivamente estirpata dalla propria deteriorata vita.
A volte, nelle fresche sere estive quando a forza di rinunce si ritrova a dormire sotto il limpido cielo cosparso di stelle e desideri, quando non servono parole per esprimere ciò che si ha dentro, quando anzi parlare sembra quasi una bestemmia e che l’unica cosa da fare è ascoltare la calda quiete con devozione, Michele si trova a pensare alle ambizioni che nutriva da ragazzo, e si chiede con dolore dove sono andati a morire quei teneri sogni adolescenziali, quel convulso battito di incitamento che lo faceva andare avanti a combattere contro il mondo.
Come è stato possibile che, un giorno, svegliandosi aveva scoperto che tutta la sua esistenza era andata in frantumi, trascinando con sé ogni singola aspirazione e lasciando dietro di sé soltanto una carcassa vuota?
File di abitazioni si susseguivano ai lati della strada nei loro scintillanti e variopinti abiti natalizi, le grandi ghirlande poste sugli usci simili a bramosi occhi che scrutano la rovina di un essere umano, ammiccare e forse giudicare il povero disgraziato come muti spettatori di una catastrofe.
L’uomo oltrepassò innumerevoli edifici luminescenti e proseguì calmo nella sua pigra marcia verso l’ignoto, vaporose nuvolette condensate fuoriuscivano lente dalle labbra socchiuse.
La neve scricchiolava sotto le suole degli stivali.
Si calcò maggiormente il berretto grigio sulle orecchie, poi si portò le mani a coppa davanti alla bocca cercando di scaldarsi le dita ghiacciate con il proprio alito.
L’aria serale era satura delle penetranti esalazioni di legna bruciata, i fieri camini sui tetti diffondevano fumosi spettri che ascendevano alla nera volta per poi disperdersi nella notte.
Serie: Triste Natale
- Episodio 1: Triste Natale
Michele, il senzatetto di questo racconto, é un personaggio interessante che suscita subito empatia. Le descrizioni dell’ atmosfera natalizia, tra luci e buio intermittenti, sono suggestive. Il contrasto tra chi sta male, al freddo, e chi può trovare conforto nel tepore del proprio focolare domestico, fa riflettere, come succede spesso in questi giorni particolari, prima di dedicarci – chi più chi meno – agli ultimi acquisti natalizi, a imbandire le nostre tavole, a brindare e mangiare; forse troppo. Forse fino a star male. Ci si può riconoscere tra i più fortunati o sentirsi un po’ in colpa verso chi può scaldarsi solo col fiato, e rischia di morire assiderato.
In tutti i casi questo racconto dolce-amaro é appena cominciato; spero tanto venga presto continuato.
Ti ringrazio per le belle parole🙏. La seconda parte è in attesa di approvazione.