
Un disastro annunciato
Serie: La cena
- Episodio 1: Prologo. preferivo restarmene a casa mia!
- Episodio 2: Un disastro annunciato
STAGIONE 1
Mi concentro nell’essere educata e gentile e mi sembra anche di riuscirci fino a che non ci viene incontro lei. Melissa. Prima del suo passo pesante arriva il suono della sua voce acuta e sgradevole mentre riprende il più grande dei suoi figli, Federico. Poi compare lei in tutto il suo splendore: 160 chilogrammi distribuiti su 140 centimetri di altezza e credo almeno 120 di larghezza, fasciati in un abito blu elettrico che mette in risalto la completa assenza di curve che possano vagamente far assimilare quel corpo a quello di una donna.
Non sono i chili di troppo a farmi gelare il sangue, ma la sua persona.
Il ghigno malefico dipinto sul volto e una finta gentilezza che vorrebbe ostentare la sicurezza tipica della casalinga americana degli anni ’50 del secolo scorso. In realtà tutto il suo modo di essere e di fare nasconde una forte insicurezza e il timore di un confronto con altre donne che la veda perdente agli occhi del suo grande amore nonché unica ragione di vita, Antonio.
In anni che ci conosciamo, non le ho mai sentito accennare ad un suo interesse personale, qualcosa che fosse solo suo e la definisse. Tutto in lei riflette la persona di Antonio, ne è una diretta emanazione. Si è anche impegnata a cercare di riprodurre la sua parlata dialettale. A volte mi chiedo se il suo sia amore o qualcosa di patologico: un desiderio di essere accettata che travalica i sentimenti reali e li distorce.
Ogni volta che la vedo ho un moto di ribrezzo pensando a quanto il suo comportamento stereotipato sia una sconfitta per ogni donna vivente su questo pianeta.
Non sono certo una suffragetta, anzi! Beneficio delle lotte che le mie antenate hanno combattuto e vinto perché io potessi vivere la mia vita serena in questa parte di mondo che definiamo civile. Secoli di lotte per l’emancipazione femminile per arrivare a lei, Melissa: un essere NON istruito che non si è mai impegnato per raggiungere alcun obiettivo nella vita se non quello di incastrare un qualsiasi uomo disposto a sopportarla. Per lei questa situazione di completa e assoluta dipendenza dal suo Lui è perfettamente nomale, io la trovo anacronistica.
La cosa agghiacciante è che è anche riuscita nel suo intento: inizialmente non sembrava una storia destinata a durare, ma l’arrivo di Federico ha messo a tacere i comprensibili dubbi di Antonio e i due hanno iniziato una convivenza che ha da poco regalato al mondo la presenza di Margherita, ultima arrivata della famiglia. La faccenda resta chiaramente incomprensibile ai miei occhi e mentre scruto Melissa tutti questi pensieri mi investono anche se mi sforzo di non darlo troppo a vedere.
Cerco di evitare di rimanere sola con lei a sostenere una improbabile conversazione vuota e accolgo quindi volentieri l’opportunità di visitare con Antonio e Andrea il giardinetto antistante l’ingresso che, nonostante dimensioni ridicole ai miei occhi sembra così affascinante da meritare una visita molto accurata.
Quando rientriamo la scena che si presenta davanti ai nostri occhi è inquietante. Federico urla e strilla come impazzito lanciando giocattoli per aria e Margherita emette dei timidi lamenti. Melissa ignora il bambino e ha un biberon in mano che mostra sorridente alla bimba prima di preparare il latte artificiale e a quel punto Margherita rompe gli indugi, prorompendo in note che nemmeno la Regina della Notte del Flauto Magico riuscirebbe a raggiungere.
Antonio esasperato interviene per calmare i bimbi inveendo contro Melissa ma ogni rimprovero è superfluo. È talmente maldestra che senza il suo aiuto non riuscirebbe nemmeno a finire una frase di senso compiuto. Si vede che lui è stanco e il battibecco si ferma lì, almeno in nostra presenza.
Nel frattempo, l’acqua bolle e faccio appena in tempo a suggerire a Melissa la giusta dose di pasta da cuocere per quattro adulti che un vago sentore di bruciato invade l’angusta cucina. La situazione degenera rapidamente. Quando Melissa si accorge del disastro imminente è ormai troppo tardi. Cerco di rendermi utile ma obiettivamente c’è poco da salvare tra cena e bambini urlanti. Il nostro secondo è carbonizzato e lei sta per avere una crisi isterica, anche se non vuol farmi vedere che ha perso completamente il controllo della situazione. Io mi sforzo di non ridere: la situazione è piuttosto comica a vederla da fuori! Lancio un’occhiata ad Andrea ma anche lui resta impietrito.
Una volta recuperato un minimo di tranquillità, ci sediamo per la cena.
Tanto per essere gentile, Andrea si profonde in mille complimenti sulla bontà degli antipasti. Lo guardo perplessa, ben riconoscendo in lui i primi segnali di un malessere intestinale causato dalla scarsa qualità del cibo che sta faticosamente deglutendo. Lo vedo resistere stoicamente e cercare di intrattenere a tavola una conversazione degna di tal nome con Melissa, ma è fatica sprecata. Antonio è fiacco e di cattivo umore, il cibo scadente e io, stanca, mi affanno a sorridere e a ingurgitare calorie a testimonianza del mio impegno per la buona riuscita della serata. Federico continua il suo show di urla e lanci di giocattoli a tavola mentre Melissa recita la parte della brava mamma che non si capacita del comportamento maleducato del figlio.
Quando faticosamente riusciamo a finire il primo sono decisamente provata, ma Andrea e Antonio lo sono più di me. Per fortuna che il secondo si è carbonizzato in forno.
Nonostante tutto, Melissa non ha ancora rinunciato al suo sogno di una festa perfetta per il suo Antonio. A tavola arriva una teglia contenente una roba informe che dovrebbe essere un tiramisù. Sotto i nostri sguardi diffidenti, Melissa prova allegramente a giustificare l’impossibilità di inserire delle candeline nella torta data la consistenza liquida della crema e l’assenza dei savoiardi che dovrebbero essere la base del dolce. Io non commento e mi limito a un sorriso di circostanza, sperando solo che il tutto finisca presto. Ma con la sua sensibilità inesistente, Melissa ci sottopone al rito della torta, insistendo per immortalare Antonio con i figli semi addormentati in braccio per poter poi postare sui suoi profili social le foto.
Io guardo la scena disgustata, mal celando i pensieri che continuano a scorrere nella mia testa, nonostante la stanchezza molesta. Mi giro a guardare Andrea con occhi imploranti: “Torniamo a casa?” gli sussurro all’orecchio.
Lo vedo in difficoltà. Lo conosco molto bene. So che è felice di aver visto suo cugino per il suo compleanno, anche perché non si compiono tutti i giorni cinquant’anni! Eppure questa serata ha messo a disagio più lui che me. Lo vedo preoccupato per Antonio, una persona a cui vuole molto bene.
È tardi e finalmente è arrivata l’ora dei saluti. Il mio sorriso largo recupera un po’di sincerità quando acchiappo il cappotto. Antonio ci accompagna fuori e ci saluta, il viso stanco ma capace ancora di regalarci un sorriso di ringraziamento per essere venuti. Mi sento quasi cattiva ad essere sollevata mentre Andrea mi apre la portiera per farmi salire in macchina. Antonio è una brava persona, cerco di evitare le occasioni di incontro non con lui, ma con Melissa! Ed essendo lei insopportabilmente appiccicata a lui, questo limita sicuramente i rapporti anche tra i due cugini. A pensarci razionalmente mi dispiace, ma poi l’immagine di lei invade il mio cervello e non riesco a ignorare il ribrezzo che parte spontaneo. È proprio più forte di me!
Andrea si mette alla guida e mi tiene come sempre una mano sulla coscia. Restiamo un attimo in silenzio. La nostra pace e tranquillità. Mi giro a guardarlo nei suoi occhi limpidi e chiari e non posso trattenere una risata contagiosa. Resiste un po’ ma alla fine scoppia a ridere anche lui.
Che cena disastrosa! Continuiamo a ridere incapaci di fermarci. Restiamo scossi per un po’dai sussulti delle risate. Non c’è bisogno di fare commenti.
Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro mentre ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. Possibile che sia vero. Ma a quell’ora tarda, stanca, con il mal di testa, in macchina per tornare a casa, sapendo che l’indomani la sveglia suonerà presto per andare a lavoro, non mi importa nulla della felicità o infelicità altrui. Mi interessa solo della nostra.
Mi giro a guardare Andrea e so che anche nel nostro disordine ci impegneremo sempre perché l’uno sia di supporto all’altro, senza che nella routine uno affoghi o annulli la sua persona, anzi preservando quello che è e vuole essere, senza che si senta trascurato o oberato di tutto il lavoro.
Stringo la mano di Andrea che ora accarezza la mia coscia lentamente. La strada è libera al ritorno. “Vedi che anche dall’alto ci stanno dicendo che la cosa giusta da fare è tornare a casa?”.
Lui mi sorride con le labbra e con gli occhi, ma non dice nulla. Continua solo ad accarezzarmi piano.
Serie: La cena
- Episodio 1: Prologo. preferivo restarmene a casa mia!
- Episodio 2: Un disastro annunciato
Credo che in ogni famiglia ci sia una “Melissa”: a volte la odiamo, a volte la amiamo, ma in fondo ha un suo ruolo. Dopo di lei, non può che essere tutto migliore 😅
😂😂😂 Quello sicuro! Poi ognuno sceglie il “partito” di appartenenza, se odiarla o amarla. Grazie di aver letto i miei racconti e soprattutto di aver commentato, mi fa sempre molto piacere! un grande abbraccio e a presto!
“E come facciamo a essere sicure che un giorno non diventeremo anche noi una Melissa”
Non lo sapremo mai temo! E lo temo davveroooooo!😂
Io vado contro corrente e confesso di aver provato compassione per questo tuo personaggio cui tu, scrittrice dalla penna impietosa, non offri vie d’uscita. La povera Melissa, così malandata, affaccendata, inutilizzata, arruffata e disperata. Come si fa a non amarla? E come facciamo a essere sicure che un giorno non diventeremo anche noi una Melissa? Bravissima Emma!
Ciao Cristiana! Grazie del commento, molto interessante come sempre. Scrivendo non l’ho amata, ma son contenta se qualcuno ha apprezzato il personaggio! Mi ha fatto molto ridere la tua definizione di “scrittrice dalla penna impietosa”! Va bene lo ammetto, in questo caso direi “severa ma giusta”!
Qualcuno dice che essere una buona forchetta, per chi mangia molto e ingrassa tanto, sia tipico delle persone che amano e sanno cucinare bene. Non in questo caso, direi. La sensazione che trasmette Melissa e` piuttosto quella di una donna, forse bulimica, o compulsiva, che tende ad affogare le sue frustrazioni nel cibo. Vista con distacco, la descrizione del suo aspetto fisico e del suo disagio, possono ispirare anche un po’ di compassione. Per i due ospiti immersi, controvoglia, in un’ atmosfera poco gradevole, si puo’ capire e condividere una sana voglia di “basta cena e via di corsa”. Sentiamo tutti il bisogno di un ambiente rilassante e confortevole, soprattutto a tavola e in quanto ospiti.
Ciao M.Luisa! Grazie di aver letto anche la seconda parte e di aver condiviso il tuo pensiero. Io sono una buona, buonissima forchetta! Chi mi conosce lo sa bene. Per me cucinare è amare, tanto che una delle prime cose che faccio per le persone a cui voglio davvero bene è proprio cucinare e di chili di troppo ne ho tanti anche io purtroppo! Il personaggio di Melissa mi ha fatto riflettere tante volte sulla posizione che occupo nelle relazioni e soprattutto su quella che voglio occupare, non solo in quelle private! Come donna e più in generale come persona. La cena è stata una di queste tante occasioni. Ho voluto condividerle e come sempre questo mi ha fatto stare meglio! Certo che mi avrebbe fatto bene anche una fetta di tiramisù fatto come si deve! Ahahahahahahhahah!
Molto spassoso questo racconto, decisamente la cena ti è rimasta indigesta, direi troppo acida! Il personaggio in questione è stato dipinto molto efficacemente e decisamente non fa provare solidarietà ma pietà.
Grazie Carlo!Speravo di non essere stata troppo cruda nella descrizione.Mi fa piacere che questo capitolo ti abbia divertito!Io mi sono divertita a scriverlo, ed è già una buona cosa!che disastro di cena! 🤣
“Lo guardo perplessa, ben riconoscendo in lui i primi segnali di un malessere intestinale “
😂 😂 😂 😂