Un giorno in più nel mondo

Non sono fatta per questo mondo. 

Ecco la ragione per cui mi trovo sul tetto di un edificio di dieci piani, nonostante soffra di vertigini. 

 È buffo che  abbia scelto questo posto per uscire di scena. È da un po’ che penso al mio suicidio, ma non al modo di metterlo in atto. Tanto non esiste una maniera giusta. Sono tutte scorciatoie da imboccare quando si è arrivati al limite e non si ha più la forza e il coraggio di andare avanti. So che sto sbagliando. Dovrei chiedere aiuto, trovare altre strade, sopportare con pazienza altro dolore, con sempre meno forza per affrontare un nuovo giorno. Non ci vuole particolare coraggio per farla finita, basta essere sfiniti. Altrimenti, si penserebbe a chi rimane, al fatto di non poter tornare indietro, a tutto il bello e il buono che non si vedrà più. Questi pensieri si insinuano nella mente, fanno nascere dei dubbi, possono fermare. Solo se c’è ancora un po’ di vita che scorre nelle vene, quella che si nutre di amore, tramonti infuocati e abbracci di veri amici. Ognuno ha i suoi buoni motivi per amare la vita, ma quando questi vengono meno diventa scontato arrendersi. Questa è la mia storia, non sto dicendo che il meccanismo sia uguale per tutti, non ho nessun termine di paragone. In ogni caso, di non essere fatta per questo mondo, me lo sono sentita dire tante volte,  come se essere troppo sensibili e fragili fosse una condanna, l’etichetta che rende inadatti alla vita. Non posso dire di essere stata lasciata sola ad affrontare i miei mostri, ci hanno provato in tanti a tenermi la mano. Però, non sono riusciti a capirmi, a vedere il mondo con i miei occhi, a toccare con mano le mie paure. 

Inspiro ed espiro, guardo giù e mi sembra già di essere fuori dal mio corpo. Eppure, c’è qualcosa che mi trattiene e impedisce ai miei piedi di scavalcare il parapetto. Non ho scritto nessuna lettera, non so dire addio. In questo momento, però, mi sembra che non avrei potuto fare un torto peggiore a chi mi vuole bene. Andarsene e non spiegare nulla, non salutare, né chiedere scusa. Non ringraziare per l’amore ricevuto, anzi buttarlo via, lanciarlo dal decimo piano insieme alla propria vita. 

Il sole batte feroce sulla mia testa, pretende una risposta. Sei dentro o fuori? Prendo un altro respiro e mi decido ad alzare una gamba. È allora che lo sento. L’odore di sigaretta mi ha sempre dato il voltastomaco. Oltre al dubbio, ora percepisco anche la paura scorrermi dentro. Mi giro e incrocio i suoi occhi. Lui sembra vedermi solo in quel momento, si blocca e piega la testa di lato. 

“Non so cosa ti abbia portato lì, ma non è una buona idea” scandisce lentamente le ultime parole, sembra volermele incidere dentro. 

“E lei che cosa ne sa? Neanche mi conosce! ” tiro fuori un’aggressività che di solito non mi appartiene, ma ottengo qualcosa di simile a un sorriso come risposta. 

“È più o meno la stessa cosa che ho detto io, ormai un po’ di anni fa.”

“Che cosa vuol dire?” chiedo, più confusa che infastidita. Lui alza le spalle, come se non fosse importante la risposta. Fa un cenno verso il sole con la sigaretta e dice: “Giusto io e te potevamo venire qui sopra, a mezzogiorno in agosto”. 

Potrebbe almeno cercare frasi migliori, data la situazione. Finisco pure per dirglielo. 

“Ho solo espresso un dato di fatto. C’è parecchio caldo, non lo senti?” 

“Perché non se ne va!?!” gli chiedo esasperata. 

“Ti butteresti di sotto se me ne andassi? Hai solo bisogno di un po’ di intimità, quindi.”

Spalanco gli occhi, mi sembra un colpo basso. “Se sta cercando di farmi cambiare idea, non funzionerà.” Voglio fargli capire di essere una causa persa, non diventerò la sua buona azione quotidiana. 

“Come ti chiami?” replica lui, prendendo una boccata di fumo. 

“Non è importante.” 

“Lo è, invece. E poi, non è il contesto giusto per fare i timidi. Non ti sto per chiedere un appuntamento, tranquilla.”

Vorrei mandarlo al diavolo, invece sento la mia voce presentarmi. 

“Bene, Lucrezia. Io sono Massimo. Vorrei dire che è un piacere conoscerti, ma suonerebbe un po’ strano.” 

Sospiro e provo con le buone a mandarlo via.”Massimo, io non voglio essere salvata, non più. Sono stanca di combattere contro me stessa, non posso vincere.”

Scoppia a ridere. “Questa è una cazzata. Sei quella che ti conosce meglio e non sai come vincere? È una battaglia sporca, non dico di no, ma puoi perdere solo se ti arrendi.”

“È quello che sto facendo. Mi arrendo.” Non so perché gli sto dando spiegazioni. È la mia vita, posso farne quello che voglio. 

” Ok, allora accomodati. Vai pure.” Accompagna le parole con un gesto eloquente, ma io non riesco a trattenermi. 

” Come scusi?”

” Se sei così convinta di averle già provate tutte, salta” poi fa di nuovo un cenno verso il cielo. “Verrà un’insolazione a entrambi, altrimenti.”

Immagino che in un’altra situazione potrei mettermi a ridere. 

“Non le sto chiedendo di rimanere.”

“Già, ma ormai sono qui. Non posso fare finta di niente. Darei ragione alla mia ex moglie.”

“Non mi interessa cosa pensa di lei il mondo. Non in questo momento. Sto cercando di…Non è così facile” sospiro e aggiungo, non so neanche io il perché, “non ho detto addio a nessuno per questo motivo.”

“Sì, penso che ti avrebbero fermato” fa vagare per un attimo lo sguardo in giro, poi i suoi occhi tornano nei miei. “Però, vista la tua convinzione, non ci sarebbero riusciti.”

Sono stufa di questo tizio, del sole battente, del tetto su cui mi trovo da troppo tempo. Sollevo anche l’altra gamba e mi preparo a dare le spalle a Massimo e a tutto il resto. 

“Sei proprio sicura che finirà tutto?” lo sento chiedermi con lo stesso tono tranquillo di prima. “Insomma, chi ti assicura che dall’altra parte si stia meglio?” 

Mio malgrado, mi blocco. “Mi basta che finisca questa vita. Non mi interessa il resto.”

“Quindi, per te si azzera tutto. Gli errori, il dolore, le esperienze fatte… Si cancellano e si ricomincia da capo. Magari, al prossimo giro sarai più fortunata.”

“Non credo in nessuna religione, non funziona con me questo discorso.”

Massimo butta la sigaretta e la calpesta. “Non credi in te stessa, la religione non è il punto.” Per la prima volta prova ad avvicinarsi, ma io grido. 

Lui si ferma, muove la testa. “Tranquilla, non ho intenzione di lanciarmi su di te per non farti saltare. Ci riproveresti domani, alla prossima occasione. Serve un buon motivo per rimanere. Un po’ come è successo a me.”

“E cosa è successo a te?” 

Massimo sorride. “Bene, vedo che stiamo entrando in confidenza.”

Alzo gli occhi al cielo, è proprio esasperante. Ed è anche tenace. Forse, non sono così sbagliata per questo mondo se qualcuno che non mi conosce sta cercando di convincermi a tornare indietro, ad ascoltare delle buone ragioni. 

” C’è stato un momento in cui mi sono trovato al tuo posto” accenna un sorriso davanti alla mia faccia sorpresa. “Non che fosse lo stesso tetto e non era neppure agosto, però ero in alto, disperato e pronto ad andarmene. Sul più bello, è arrivato un tizio, un tecnico degli ascensori. Una casualità, se vuoi pensarla così. Oppure, uno di quegli incontri che ti cambiano la vita, se glielo permetti. Quel tipo mi ha offerto una sigaretta e io ho pensato fosse fuori di testa, decisamente più di me.”

Credo mi sia sfuggito un sorriso su quest’ultima frase. 

” Ha iniziato a parlarmi, nessun discorso filosofico sulla bellezza della vita, né domande personali. Ha solo toccato i tasti giusti e una lucina si è riaccesa in me.” È strano come tutta la mia attenzione sia su di lui e io mi sia dimenticata del parapetto a cui sono attaccata, della strada dieci piani sotto di me e della mia irrevocabile decisione di farla finita. 

“Sai, non sono tanto i problemi a metterci all’angolo, né le disgrazie che ci capitano. È la paura quella che ci frega, la maledetta paura di non essere all’altezza, di non avere le soluzioni, di non potercela fare. Ma ti garantisco che è solo una

bugia, una fottuta bugia. Hai un universo dentro di te, non hai idea di quello che puoi fare con i tuoi difetti, anche con i casini che ti sono capitati. Ti piace disegnare?”

Annuisco, pur senza capire il senso della domanda. 

” Allora, fai conto di avere un album pieno di fogli per le mani. Alcuni non ti piacciono, hanno dei brutti colori, vorresti strapparli. Ma tutti quei disegni ti hanno dato qualcosa, delle buone idee, o un po’ di esperienza. Ci sono ancora dei fogli bianchi da riempire, sono sicuro che tu ne possa fare qualcosa di buono. Hai la faccia di una che può fare qualcosa di buono, forse, pure un capolavoro.” 

Smette di parlare, ora la palla passa a me. Rimango in silenzio, una lacrima che scivola fuori senza il permesso. 

La mia voce trema quando si decide a uscire, perché sta per concedere un’opportunità.” Che cosa devo fare?”

Massimo sorride e mi porge la mano. 

“Per prima cosa, togliamoci di qui. Direi che abbiamo preso abbastanza sole per oggi.”

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Molto ben scritto, Melania. Scrittura fluida, pulita. Registro azzeccato.
    Mentirei se non ti dicessi che le argomentazioni del tizio mi appaiono insufficienti per chi ha deciso di fare un passo del genere, ma la complessità dell’argomento – ci vuole non poco coraggio a lanciarsi in un tema del genere – e il fatto che ci troviamo al primo episodio smorza di molto la mia impressione.

    Ci sono alcuni passi che colpiscono, te ne rendo merito. Un certo approccio intimista, usare l’altro personaggio come sponda per parlare di noi stessi e degli altri: non male, davvero. Mi è piaciuto molto questo: vedere il mondo con i miei occhi. Lasciami divagare, tra i grandi successi dei Depeche Mode c’è “World In My Eyes”, bellissimo. È il pezzo giusto per te, mi sembra.

    Per restare in campo musicale, non sono in molti a sapere che il pezzo “Jump” dei Van Halen è stato ispirato da un tentato suicidio.

    Infine, posso dirti che il tuo stile molto visivo mi ha materializzato di fronte le immagini del film “Punto d’impatto” del 2011, con una trama sorprendente.

    Per concludere intravedo, ma è una mia opinione, una notevole sensibilità nei contenuti. Il mio augurio è che possa essere in futuro la tua arma principale per regalarci una bella narrativa, non inquinata dall “oggi”.
    A presto.

    1. Ciao, ti ringrazio di cuore per aver letto questo racconto ed esserti preso del tempo per scrivere un commento così lungo e articolato, lo apprezzo davvero molto.
      Hai ragione, non sono neanche io sicura che le parole di Massimo fossero abbastanza per far cambiare idea a una ragazza in quella situazione, io non credo che ci sarei riuscita, eppure quello che ha detto lui lo penso anche io. Offrire una speranza è già un inizio.
      Ti ringrazio davvero per le tue parole, mi sono arrivate al cuore.

  2. Ciao Melania! Leggo questo racconto alle 8 del mattino, prima di andare al lavoro (in pratica con uno stato d’animo identico a quello dalla protagonista😆). Come già detto da altri, ci sarebbe sempre bisogno di un racconto così. Tutti dovremmo avere un “Massimo” che arriva al momento giusto, e la sfida è diventare noi stessi quel “Massimo”, che è nome e aggettivo. Stamattina il tuo racconto è stato il mio “Massimo”😊

  3. Un racconto di quelli di cui tutti hanno bisogno, prima o poi. E tutti, prima o poi, avranno bisogno di quell’uomo. Non tutti avranno la fortuna di trovarlo alle proprie spalle al momento giusto, però. Forse qualcuno si salverà per aver letto questa storia. E forse qualcuno si troverà nel ruolo di quell’uomo. Grazie. Davvero una bella lettura.

    1. Grazie di cuore per il commento, mi ha quasi commosso ed era quello che mi serviva. Visto l’argomento così delicato ero un po’ preoccupata. Speravo proprio di riuscire a trasmettere qualcosa, la speranza che per quanto si soffra ci sia sempre un appiglio.