Un legame di troppo

Elena guardò Andrea e arrossì mentre prendeva il panino che le porgeva. Quella mattina si era svegliata tardissimo e si era scapicollata per cercare di arrivare in orario dimenticando, di conseguenza, la merenda che sua madre era solita lasciarle sulla penisola della cucina prima di andare a lavoro. Ne aveva parlato col ragazzo su WhatsApp, lagnandosi della fame che aveva, di quanto gli snack della macchinetta facessero schifo ed era rimasta sorpresa nel sentirsi chiamare dal collaboratore scolastico durante l’ora di chimica. Gli saltò al collo per la gioia mentre stringeva la busta di carta e lui scoppiò a ridere arretrando di qualche passo per non cadere. Subito dopo vennero ripresi da una professoressa appena arrivata e dovettero scusarsi più di una volta prima di salutarsi e tornare ai loro rispettivi impegni. Andrea aveva ventisei anni, nove in più a lei che frequentava ancora il liceo ed era laureato in ingegneria informatica col massimo dei voti. Persino il suo gemello, Nicolò, dal quale stava tornando in classe, lo prendeva a esempio nonostante caratterialmente fossero opposti. Per lei Andrea era perfetto in tutto quello che faceva, dal semplice modo di vestirsi al tono di voce che usava per spiegarsi quando era in disaccordo con qualcuno. Non lo aveva mai visto perdere le staffe, urlare o trattare male le persone. Era sempre gentile, educato, eccellente nella carriera universitaria, il figlio che chiunque avrebbe voluto. Ed era per questo che lei, lentamente, se n’era innamorata. Lo aveva capito da piccoli suoi atteggiamenti involontari, come la gelosia improvvisa che aveva provato quando Andrea le fece conoscere la sua fidanzata. Era sempre stata una persona discreta e arrivare a presentare la ragazza ufficialmente a tutti le aveva fatto comprendere quanto per lui quella storia doveva essere seria. Si era ritrovata a sentire la gelosia strisciare dentro di sé ogni volta che li vedeva insieme, ogni volta che lui la prendeva per mano o che lo sentiva ridere a una battuta.

Rientrò in classe alzando esultante il panino verso il fratello che, in tutta risposta si limitò a mostrarle il dito medio e in quel momento suonò la campanella dell’intervallo. Elena si sporse dalla finestra aperta giusto il tempo di vedere Andrea volare via sul suo motorino. Sorrise mentre scartava la merenda pensando a quanti passaggi le avesse dato ovunque lei dovesse andare senza mai lamentarsi della meta o del traffico, della pioggia o dell’afa estiva. Per lei, lui c’era sempre stato. E Elena aveva sempre cercato di contraccambiare anche solo ascoltandolo studiare per un esame importante. La rilassava vedere il suo impegno, sentire la sua voce, vederlo felice di fare qualcosa che davvero gli piaceva. Conosceva tutti i suoi amici e i suoi amici conoscevano lei come l’eterna bambina alla quale nessuno poteva avvicinarsi se non voleva prendersi un pugno in faccia da parte di Andrea. Però, anche se forse lui non se ne rendeva conto, Elena cresceva e con lei il suo corpo. Aveva diciassette anni, era più bella di qualunque altra adolescente e i ragazzi della sua età le morivano dietro. Ma a lei non interessavano, li vedeva troppo immaturi se paragonati ad Andrea e li lasciava cuocere nel loro brodo. Avere poi un fratello gemello che monitorava sempre la situazione, era un grandissimo aiuto per scansarsi circostanze incresciose. Lo vide avvicinarsi con la faccia da cane bastonato e scoppiò a ridere porgendogli il panino. Nicolò lo morse senza troppi indugi e si appoggiò al davanzale della finestra affiancandola.

-E’ stato lui a portartelo?- chiese semplicemente.

Sapevano entrambi a chi si riferiva, non c’era bisogno di aggiungere altro. Elena si limitò ad annuire mentre, involontariamente, tornava a guardare fuori. A suo fratello non sfuggì quel dettaglio e si passò una mano tra i corti capelli per poi posare i suoi occhi glaciali sulla sorella. Elena contraccambiò lo sguardo dissimulando i suoi pensieri con una gomitata e una breve risata. Ma Nicolò era il suo gemello, erano praticamente cresciuti in simbiosi l’uno con l’altro ed era quasi impossibile che non si accorgesse di qualcosa se la riguardava. Entrambi avevano lo stesso modo di affrontare la vita, la stessa espressione crucciata quando succedeva qualcosa che li preoccupava, lo stesso tono quando mentivano. Non avevano mai voluto dividersi, nemmeno a scuola, nonostante i loro genitori avessero preso più volte in considerazione la possibilità.

-Come sta Irene?

Elena scrollò le spalle cercando di rimanere indifferente nonostante quel nome le avesse fatto distintamente sentire il panino risalire dallo stomaco.

-Dovrebbe importarci? Ha lasciato lei Andrea, e per chi poi? Un palestrato senza cervello.

Nonostante ci avesse provato, non era riuscita a trattenere quella nota acida nella voce. Il solo sentirla nominare, le provocava l’orticaria. Nicolò abbozzò un sorriso e scosse appena il capo.

-Chiedevo!- rispose –Dobbiamo ammettere, però, che è stata onesta. Quando si è accorta di non amarlo più, glielo ha detto e ognuno per la sua strada.

-Certo, davvero gentile da parte sua.

Elena si voltò per gettare la carta nel cestino e si diresse nel corridoio, verso i bagni.

-Ele!- esclamò suo fratello rincorrendola –Sono stati insieme tre anni, non puoi pensare che l’abbia preso in giro!

Sua sorella serrò la mascella addossandosi alla parete e preferì non rispondere. Ignorò alcuni amici che si stavano avvicinando e una semplice occhiata di Nicolò bastò per farli dileguare.

-Non puoi averlo, Elena- le sussurrò il ragazzo seriamente.

L’altra sostenne il suo sguardo senza batter ciglio e provò a sgusciare dalla sua presa.

-Non sono affari tuoi, Nico.

Nicolò la afferrò per il polso per costringerla a voltarsi.

-Sono serio, Elena- aggiunse come se non si fosse già compreso –E’ tuo… nostro fratello! Smettila di nutrire simili sentimenti!

Bastò quella piccola parola per far avvertire alla ragazza un colpo al cuore. Evitava sempre di pensare ad Andrea in quel modo, le faceva male pensare che lui avesse tutte quelle attenzioni per lei solo perché era sua sorella. Eppure ciò che ribadiva il suo gemello era vero, loro tre erano fratelli. Lei e Nicolò erano arrivati dopo anni e anni di tentativi e cure mentre Andrea cresceva come figlio unico. Poi finalmente il miracolo, non un fratello ma ben due. E il maggiore della famiglia li aveva presi sotto la sua ala protettiva, li aveva amati entrambi perché erano stati desideratissimi soprattutto da lui e aveva sempre cercato di essere un buon modello per loro.

Ci era riuscito perfettamente senza immaginare che proprio questo suo impegno aveva fatto innamorare di sé la sua piccola sorellina.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Racconto particolare, forse in alcuni passaggi, un po’ confuso… forse volutamente.
    Da come la vedo io chiedi, forse, un po’ troppo al lettore di credere alla storia di un amore fra fratelli, un amore almeno così chiaro e delineato nella mente della protagonista. Sono d’accordo con Ely Gocce di Rugiada quando parla della trasformazione dell’empatia in disgusto quando si chiarisce il rapporto di sangue fra i tre ma dal mio modesto punto di vista se tu avessi dato un’impronta più di confusione, smarrimento della protagonista verso questo sentimento, la storia sarebbe stata più credibile. Mi suona strano credere che una ragazzina così giovane sia fermamente convinta di essere innamorata di suo fratello maggiore senza cercare di rinnegare quell’idea o almeno cercare di reprimerla con altri amori fra i ragazzi della sua età.
    Per carità, questo è solo come la penso io.
    Alla prossima lettura.

  2. Un amore incestuoso descritto con eleganza, verità e senza giudizi.un tema difficile da portare su carta.Ovviamente la rivelazione del rapporto di fratellanza nella seconda parte del romanzo, trasforma da empatia in disgusto nel lettore tutto il sostegno morale che provava nei confronti della protagonista.Complimenti