Un tuffo nel cuore e uno nello specchio

La stavo prendendo davanti allo specchio.

La luce del bagno era gialla, stanca, come se anche lei sapesse che quella notte non aveva più nulla da illuminare. Mi guardavo le mani: tremavano appena, non abbastanza da tradire la paura, ma quanto bastava per farmi capire che un altro pezzo di me si stava staccando. Non so se sarebbe stata l’ultima dose, ma nel riflesso vedevo comunque la morte, tranquilla, composta, giĆ  pronta a rivestirmi tra qualche attimo, o magari tra qualche anno. A volte lei arriva cosƬ: ti osserva da lontano per anni interi, poi un giorno si avvicina e ti chiede solo se sei pronto.

Le droghe funzionano benissimo fino a un certo punto. Questo lo sanno tutti, anche quelli che non lo ammettono. Prima ti alleggeriscono, ti spingono a galleggiare sopra te stesso, come se fossi un palloncino che nessuno riesce più a trattenere. Ti fanno credere che il mondo sia più morbido, più gestibile. Ti fanno credere di essere libero. E per un po’, magari ĆØ anche vero.

Ma poi arriva quel punto. Non ĆØ l’etĆ , non sono i cinquanta che ho passato da un pezzo. ƈ che dentro, piano piano, ti spacchi, ti allarghi, cresci come una radice nella terra. E più cresci, più senti che certe cose non possono più starti addosso. ƈ come se avessi camminato per anni con una giacca bagnata: a un certo punto devi toglierla, anche se ti riparava dal vento.

E allora l’ho capito. Il mio livello di crescita spirituale — chiamatelo come volete: coscienza, stanchezza, luciditĆ  — era arrivato al punto in cui dovevo liberarmi da ogni sostanza per sentirmi davvero… libero. Non leggero, non euforico. Libero.

Non vi sto dicendo di smettere adesso. So come funziona. So che ognuno ha il suo tempo, il suo inferno e la sua via d’uscita. Ma il giorno arriva per tutti, prima o poi. E se non lo farete prima, lo farete dopo.

Dopo che sarete morti. Dopo che vi reincarnerete.

Nessuno scampa a questa lezione, neppure gli spiriti più testardi.

Quindi, mentre guardavo la punta dell’ago brillare come un pugnale gentile, mi sono chiesto: perchĆ© aspettare quel momento? PerchĆ© non buttarsi nel lago del Nirvana adesso, quando l’acqua ĆØ ancora calma e non un vortice che ti trascina giù?

Forse ĆØ sempre cosƬ: si capisce di essere pronti quando ci si accorge che non c’è più nulla da aggiungere, solo qualcosa da lasciare andare.

Ho rimesso via tutto, lentamente, come se stessi riconsegnando un’arma che non mi serviva più. Mi sono guardato negli occhi, davvero stavolta. E nel riflesso non c’era più la morte. C’ero io. Per la prima volta dopo anni.

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Discussioni

  1. “si capisce di essere pronti quando ci si accorge che non c’è più nulla da aggiungere, solo qualcosa da lasciare andare.”
    Mi ĆØ piaciuto molto questo passaggio. Le dipendenze ci liberano soltanto in apparenza, in realtĆ  non fanno altro che metterci in catene. Non ĆØ per nulla facile capire che la vera salvezza ĆØ rinunciare.