Una buona azione

Da qualche anno si rasava completamente i capelli per una questione di comodità, per via di una piazza sempre in aumento e una fronte sempre più ampia. Ora, terminato un periodo piuttosto burrascoso della propria vita sentiva la voglia di farli crescere ancora un po’ e di rimettere piede come non accadeva da tempo immemore dentro il salone di un barbiere. Era una specie di ribellione alla fase difficile dell’esistenza appena superata, un colpo si pugna al passato per iniziare un nuovo periodo pregno di cambiamenti e nuovi progetti. Voleva tornare a usare pettine e gel, guardarsi allo specchio e aggiustarsi i capelli.

La scelta non avendo più i riferimenti storici di una volta doveva forzatamente cadere sul primo barbiere a portata di vista, così s’incamminò per gli isolati intorno alla sua nuova abitazione.

Vedendo un salone si sentì anche fortunato perché era al massimo a un paio di traverse da casa. Certo non si presentava come un negozio nuovo ma piuttosto pareva di tornare indietro fino agli anni ottanta, serrande e porte consumate dagli anni, la vernice color giallino, tutto appariva come immobile da decenni. Anche l’insegna provata dagli anni e dalle intemperie per almeno metà della sua lunghezza non si leggeva più con le lettere stilizzate nero su nero. Dentro non c’erano clienti ma soltanto il barbiere chino sulla scrivania a sfogliare un quotidiano, chiaramente si trattava di un signore che faceva il mestiere da una vita.

Lui decise di entrare, che tanto così se la sarebbe sbrigata in fretta e poi a fare un taglio relativamente semplice su una testa me la sua era in grado qualsiasi barbiere.

A prima vista lo sguardo del barbiere fu quasi di incertezza come se fosse sorpreso di avere un cliente e per giunta tanto più giovane di lui. Forse perché  oramai abituato ad avere i pochi e soliti clienti affezionati da anni. Posò la penna con cui probabilmente stava facendo un cruciverba, alzò gli occhi come per squadrarlo e rendersi conto di chi aveva di fronte, poi dopo nessun convenevole e frasi stringate lo aveva invitato a sedersi sulla poltrona per il taglio. Guardando intorno si rese conto di essere davvero piombato indietro nel tempo, gli arredi, dalla poltrona allo specchio, dal divanetto per gli eventuali clienti in attesa agli attrezzi, tutto riportava agli anni ‘80. Persino gli asciugamani e il telo di protezione dai peli che gli sistemò addosso avevano il sapore del passato e così lui si sentiva come dentro a  una scena mai vista di Ritorno al futuro, era Marty Mc Fly portato lì dalla Delorean.

Forbici, pettini, macchinette per la rasatura apparivano quasi come pezzi da collezione ma non era importante se poi svolgevano bene il loro lavoro.

Quando iniziò a lavorare all’acconciatura un fremito di paura e la sensazione di aver sbagliato scelta si impadronirono di lui perché le mani del parrucchiere tremavano e allora cominciò a chiedersi se poteva finire per avere capelli tagliati male o addirittura per ricevere qualche squarcio accidentale sulla nuca. Invece no, l’osservava nella sua flemma e precisione nonostante il tremore andare avanti per la sua strada. Svanisce anche l’immagine di se con un orecchio mezzo mutilato e sanguinante a causa del barbiere tremolante. Dal timore passò alla tenerezza perché pensava che forse, per quel parrucchiere in particolare, un cliente sia una manna dal cielo, la dimostrazione che ancora sapeva lavorare e poteva fare il mestiere. Nonostante la difficoltà la meticolosità con cui portò a termine il taglio mettendoci anche una dose alta di pignoleria sono il segno di quanto amasse il lavoro. Così mentre continuava la sua opera sull’acconciatura lui alternava dubbi su come sarebbero stati fatti i capelli dietro e sull’ipotesi di trovare zone poco tagliate o tagliate male alla sensazione che tanto il taglio sarebbe riuscito comunque dato l’impegno e la puntigliosità che stava mettendo superando anche l’ostacolo del tremolio. Non fu di molte parole almeno fino alla fine del lavoro, dedito a manovrare al meglio le forbici usando tutta la sua concentrazione. Con passo lento e piglio costante nonostante il tremore leggero delle mani portò a compimento la sua opera condendola con un finale “ecco qua” a metà tra lo scenico e un moto di fierezza per il lavoro svolto.

Il barbiere tornò a sedersi alla scrivania ma ora aveva un modo di muoversi che trasudava soddisfazione e gioia, emise rapidamente lo scontrino, per altro a una cifra più che accettabile e da li come se finalmente potesse rilassarsi cominciò a chiacchierare.

Raccontò del forte male alla spalla con cui si era alzato imputando i dolori alle primavere, lui rispose che nonostante la differenza di età ogni tanto anche lui già si alzava con dolori vari sempre nuovi. In quello scambio di parole si scopre che il barbiere ha ormai ottanta anni e continua a tenere aperto perché altro non sa fare e perché taglia capelli da quando ne aveva quindici, poi, come diceva, a casa si sarebbe annoiato oppure si sarebbe trovato costretto a impegnarsi in mille e più lavoretti diversi che gli commissionava la moglie. Alla fine uscì contento di avere i capelli in ordine e con la sensazione di aver in qualche modo fatto una buona azione facendo intendere al barbiere di essere ancora in grado di svolgere il suo lavoro, regalando così a quel gentile signore di una certa età dignità e autostima.

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Discussioni

  1. Ciao Eugenio, mi era sfuggito questo tuo racconto che sono contenta oggi di aver ritrovato scorrendo le pagine di Open. Mi sono lasciata cullare dalle parole delicate che hai usato per descrivere questo rapporto che viene a crearsi fra due sconosciuti che si ritagliano uno spazio in cui dedicarsi l’uno all’altro. Lo spazio dell’ascolto, così importante. Molto bello

    1. Ti ringrazio per l’apprezzamento anche se onestamente rileggendolo mi son reso conto di alcuni errori nelle forme verbali e anche di battitura. D’altronde è quasi inevitabile se si scrive la sera tardi e di getto. Ora però son curioso di leggere qualcosa di tuo.

    2. Il racconto è originale e gli errori di battitura si sistemano sempre con una lettura più accurata. C’è tutto il tempo 😊 ti ringrazio se vorrai leggere qualcosa di mio. Poi, aspetto un tuo parere

  2. In questo racconto dall’apparenza semplice ci sono dentro i pensieri che davvero uno normalmente fa in quella circostanza, è uno scadere del tempo in maniera regolare, con riflessioni che appartengono al vivere quotidiano. L’ho apprezzato.

    1. Grazie per l’apprezzamento, la semplicità è alla base di tutti i miei scritti. Sono uno scrittore dilettante è solo per passione, senza neanche le necessarie basi scolastiche. Tuttavia quando la Montag ha deciso di pubblicare un mio romanzo nella collana Le fenici sono stato fiero di me. Andrò a cercare i tuoi scritti.