Una missione 

Mia madre non è soddisfatta del proprio peso, affatto. Vorrebbe dimagrire per assumere una forma più snella e affusolata, per piacere a se stessa e agli altri. Spesso raggiunge con determinazione l’obiettivo e ciò in parte la rasserena. D’altronde è nota per la sua tenacia, la quale non sorprende sia una delle caratteristiche per cui ha ottenuto un relativo successo personale nella vita. Eppure c’è sempre qualcosa, una cena di famiglia, un compleanno o magari un anniversario, che non rende stabile il suo adempimento. Una trasgressione ne annulla le fatiche in poco meno di un boccone. Capita quindi che la destinazione sia irraggiungibile e che si ripresenti costantemente la stessa identica sfida.

Io non passerei mai una vita intera a dieta, nonostante sappia che ridurre la quantità calorica giornaliera sia benefico per la salute e non solo una questione estetica. Forse il cibo mi appare come un’irrinunciabile piacere, non una valvola di sfogo quanto piuttosto un’esperienza positiva e rinfrescante. Non che io sia in sovrappeso. Anzi, ho passato buona parte della mia vita connotato da un’eccessiva magrezza, solo leggermente bilanciata da un’infrequente attività sportiva.

C’è altro su cui mi concentro, ecco. A me interessa lo studio. Voglio conoscere, per quanto consapevolmente ingenuo, le equazioni che semplificano le ambiguità del nostro universo. Insomma, fin da bambino, ho voluto essere uno scienziato. E ora questa prospettiva appare sì piu concreta e possibile. Tutto ciò per dire che in molti hanno progetti per se stessi e che il miglioramento é un paradigma ben consolidato. Ben lungi dall’esprimere un giudizio, mi chiedo se questa mia spinta interiore sia la stessa che porta mia madre a mettersi a dieta. In tal caso, forse la sacralità che attribuisco al mio compito, l’importanza che do alla missione della mia vita, é esagerata. O meglio, evitando ora di attribuire o negare un valore a una mia forte spinta interiore, sarebbe meglio indagare i presupposti della mia ricerca, per il puro gusto di conoscersi più profondamente. Per disegnare in un’equazione un tantino più complessa, una parte del mio piccolo universo. È questo d’altronde il mio compito, questa la mia missione.

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Discussioni

  1. Complimenti Alessandro, mi era sfuggito questo tuo testo e sono contenta di averlo ritrovato. Un incipit originale e delizioso che poi scivola verso una serie di considerazioni che sono già ottime, ma che acquisiscono veridicità e profondità grazie all’uso della prima persona. Bravo

  2. Bravo, Alessandro. Ma sai che mi è piaciuto quello che hai scritto.

    Non ho intuito subito, poi ho riletto con attenzione l’ultima domanda. E se ho ben interpretato si, hai ragione al mille per mille: assumendo la premessa primaria della necessità, o dello scopo, di “decifrare” l’Universo, quest’ultimo contiene anche le infinitesimali partizioni composte dalle nostre individualità che, anch’esse, vanno indagate.

    Ho trovato molto profondo l’accostamento tra presupposto scientifico e motivazione umana. Ciò fa d’altro canto sperare bene per il tuo futuro: sarai un ottimo scienziato.

    Per tua madre mi permetto di spezzare una lancia, dall’alto dei miei numerosi chilogrammi: non dimentichiamo che il corpo è pur sempre il tempio dello spirito.