Una scelta obbligata 

Serie: Live


Caterina decide di accontentare le numerose richieste del pubblico, ma si sa, il troppo stroppia...

– Questi sembrano fare sul serio, sai quanto è fissata la gente su queste piattaforme.

– Perché no, dopotutto a me piace mangiare, sarebbe molto bello. E poi soldi in più. Che ne pensi?

 

Io le dissi che ero d’accordo. In più avevo sempre avuto una semi-celata passione per le donne in carne.

Così, Caterina iniziò a dare libero sfogo a tutte le sue golosità culinarie. Io cucinavo per lei ogni volta che potevo. Oltre a mangiare sempre di più durante i pasti, iniziò a procedere verso una tipologia specifica di video: il food stuffing. Gente che pagava per visionare video di donne che divorano enormi quantità di cibo per poi mettersi in varie pose e mostrare la pancia nel frattempo è lievitata.

Per quanto mi fossero sempre piaciute le ragazze curvy, non avevo mai apprezzato granché quei format di video, li trovavo alquanto esagerati. Ma quando Caterina iniziò a farli, non ebbi il coraggio di dirle nulla. E poi, i guadagni dopotutto non erano per niente male. Anzi, continuavano ad aumentare.

Nel frattempo, Caterina, spinta dal crescente successo dei suoi video, continuava a mettere sempre più peso. Nel giro di tre mesi, era arrivata a pesare ottanta chili. Il suo seno era raddoppiato, i suoi fianchi si erano allargati e la pancia era aumentata di volume. Fare sesso con lei era diventato di gran lunga più eccitante per me. Mi piaceva quando mi sovrastava e, mentre la penetravo, veder ondeggiare tutto quel ben di dio mi mandava in estasi.

Più video e più foto caricava sul suo sito creato appositamente, più soldi entravano. Caterina però, non aveva intenzione di fermarsi. Nel mese e mezzo successivo ingrassò di altri dieci chili, ma spinta e condizionata dai commenti arrivò altrettanto facilmente al quintale. Per quell’occasione volle festeggiare con un video speciale in cui avrebbe mangiato in quantità doppia il cibo che solitamente consumava. Si scofanò cinque chili di gelato e si mangiò una enorme torta da me preparata.

Continuando con la visione dei commenti, si accorse che sempre più gente continuava a spronarla a compiere l’impresa delle imprese. Così, una sera, mi si parò di fronte e fece l’annuncio.

– Voglio battere tutti i record e diventare la donna più grassa del mondo!

Io inizialmente rimasi un po’ di stucco, ma il mio amore per lei era troppo forte e l’avrei supportata in tutto e per tutto. Inoltre, mi disse che voleva essere portata in giro, come una regina sul baldacchino. Facemmo un mutuo e comprammo un camper a rate. Quando finimmo di pagarlo, Caterina mi rassicurò che i suoi guadagni potevano bastare per entrambi, perciò, anche se un po’ a malincuore, lasciai il lavoro e diventai il suo “autista-chef”.

Il camper che avevamo acquistato era adatto ad una famiglia di quattro persone e quindi sufficientemente spazioso per permettere a Caterina di posizionarsi nell’area soggiorno per fare le sue dirette. Avevamo rimosso il tavolo in modo tale che potesse accedere facilmente ai sedili. Io dormivo nella cuccetta sopra alla cabina di guida. Iniziammo a spostarci in tanti posti diversi. Caterina invece, rimaneva sempre più confinata nella sua postazione. La sua fissazione era giunta a livelli estremi. Il rapporto tra cibo ingurgitato e movimento era inversamente proporzionale.

Trascorsero altri tre mesi poi quattro, cinque, sei. Superò i duecento chili fino ad arrivare a toccare i duecentocinquanta chili. Si muoveva talmente poco che i muscoli erano atrofizzati. Era enorme. Sembrava la versione umana di Jabba the Hutt dei film di Star wars. Il viso tondo come una mongolfiera proseguiva con il collo, mantenendo lo stesso spessore; le braccia erano talmente grosse da essere un tutt’uno con il tronco; i seni erano cresciuti a dismisura, ma il tessuto adiposo era talmente in eccesso che si era afflosciato, ricadevano come due sacchi pieni d’acqua sul ventre prominente che le copriva la visuale della parte inferiore del corpo. La circonferenza di una delle sue gambe aveva superato quella del mio giro vita. Io pesavo a malapena settanta chili.

Dall’alto della sua mole arrivavano poche richieste ormai, cibo e cambio dei vestiti. Mi occupavo di tutto io. Lei pensava solo a mangiare. Non lo facevamo nemmeno più, era diventato troppo complicato. Ormai non masticava nemmeno più, ingurgitava gli alimenti con un imbuto, sottoforma di frullati iperproteici, sempre fatti da me.

Giunti a quel punto, avevo già cominciato a sviluppare un odio nei suoi confronti.

E pian piano aumentava sempre di più, come il lievito. Più farina si aggiungeva, più cresceva. E mentre lei aggiungeva sempre più farina al suo impasto, lievitando e lievitando, dentro di me si accumulava rancore, si diffondeva a macchia d’olio insinuandosi in tutti i pori.

Tra noi c’era ormai una cortina che ci separava e le distanze sembravano ormai incolmabili. C’era lei a riempire tutti gli spazi, sia fisici sia nella mia vita. Vivevo per darle da mangiare e pulirla. Mi sentivo come un inserviente con le catene ai piedi. L’unico momento in cui potevo trovare un po’ di tranquillità era quando guidavo. In quel frangente, potevo riflettere e riordinare le idee.

Ed era proprio ciò di cui avevo bisogno in questo esatto momento. Siamo tornati all’inizio di questa storia, con il povero sottoscritto che gira senza una meta precisa, pensando sul da farsi. Mi piace pensare che ci possa essere ancora una via d’uscita, la maglia nella rete, uno scoglio a cui aggrapparsi per salvarsi dalla mareggiata. Ma so già che non sarà più possibile.

Nonostante ciò, non tornerei mai indietro.

Non mi pento di quello che ho fatto.

Se l’è cercata. Se l’è voluta. Non avrebbe dovuto alterarsi in quel modo e rivolgersi a me in quel tono. Quindi se l’è meritato.

 

– Voglio continuare a trangugiare cibo fino alla morte – mi ha detto lei qualche giorno fa.

E io l’ho accontentata.

Mi è bastato semplicemente raddoppiare le dosi del pastone iperproteico di cui si nutre ogni giorno. Le ho ficcato la canna in gola e poi ho iniziato a far scendere il mega frullato. Lei mi faceva segno con la mano, voleva che mi fermassi, ma io ho proseguito. Cercava di prendermi a schiaffi, ma le sue braccia erano troppo deboli. Continuavo a rovesciare il liquido nell’imbuto, fino a quando non si è bloccato del tutto.

Nonostante l’enorme quantità di cibo in bocca, cercava di respirare col naso, ma le ho subito tappato le narici. Lì è finalmente andata in crisi respiratoria, in blocco come un motore che si inceppa. Infine, si è accasciata su un fianco. Sono rimasto a contemplare quell’enorme vulcano con la colata che fuoriusciva dalla bocca. Poi ho chiuso la tendina dietro di me e mi sono messo al posto di guida.

Ah, mi sono dimenticato un piccolo dettaglio. Ho fatto tutto questo mentre aveva già avviato la diretta streaming. Ho dato spettacolo davanti ad un bel po’ di persone.

Non c’è più nulla che possa fare.

È solo questione di tempo prima che il video faccia il suo giro.

Le possibilità di nascondersi sono nulle, prima o poi mi troverebbero.

Imbocco un cavalcavia con il cartello Lavori in corso. Stanno costruendo un ponte che attraversi un fiume.

Sembra fare al caso mio. Giungo alla fine, lascio il piede sull’acceleratore e chiudo gli occhi.

Il vuoto mi risale dallo stomaco, ed esce fuori come un rigurgito tossico.

Tutto implode, in una frazione di secondo.

E io ne divento parte.

Serie: Live


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Umoristico / Grottesco

Discussioni

  1. E’ a dir poco deprimente pensare che questo accada nella realtà. Nel racconto si passa dall’avidità verso il denaro all’ossessione per il video e si arriva alla follia.
    Bel lavoro.

  2. Per la miseria! 😶
    E chi se lo sarebbe immaginato che sarebbe andata a finire così.
    Una storia che in qualche punto ha strappato qualche sorriso, questo è vero, ma nel complesso lascia una profonda tristezza, perché colpisce nello stomaco con estrema violenza.
    Sorprendentemente, esistono veramente casi di persone che, mangiando per guadagnare, arrivano a pesare anche più di 250 chili: basta dare uno sguardo alla serie “Vite al limite”, dove, in qualche puntata delle vecchie stagioni, si possono trovare casi simili.
    Una serie molto bella e coinvolgente. Bravo, davvero.