Valeria

Serie: Insonnia


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Arcella, quartiere Nord di Padova. Umanità allo sbaraglio.

A camminare di notte è facile perdersi. Ci vuole un attimo. La musica confonde. Il buio e la solitudine ti entrano addosso. Un passo dietro l’altro. Un metro dopo l’altro. Lo sguardo a contare i passi. Il tempo diventa relativo e quando finalmente ti fermi non sai che ci sei, che la notte è uguale da lampione a lampione. Ti giri e ti rigiri. Guardi il cielo perché è l’unica cosa che non è cambiata da quando sei partito. Non è che non sai dove sei ma non sai come e perché sei lì.

Mi siedo sul marciapiede sotto un lampione. La temperatura inizia ad essere piacevole. Spengo la musica e tolgo le cuffie. Prendo tabacco, cartina e filtro e inizio a rollare una sigaretta. Probabilmente non l’unica da quando mi sono alzato dal letto. Silenzio. La prima aspirata è sempre la migliore, la allunghi, perché devi sentire la densità e il calore del fumo che arrivano dritti come un’onda in piena ai polmoni. Lo trattieni quell’attimo per poi espirarlo lentamente, guardando la nuvola condensata uscire davanti ai tuoi occhi svanire, alla stessa velocità. Silenzio. Guardo la cicca, rigirandola tra le dita. Ci soffio sopra per far ardere la brace. La riporto alla bocca e aspiro, ancora. Gesti ripetuti migliaia di volte da quella prima sigaretta persa nel tempo. Quella rubata da un pacchetto a caso e poi accesa con i cerini, in un angolo del giardino, con l’amico che ti ha accompagnato, poi, per molte altre.

Mi si siede accanto, in silenzio. Vedo prima le gambe avvolte in delle calze spesse, marroni, sopra due anfibi neri. Una minigonna di un marrone più scuro e sopra un piumino leggero, grigio, attillato. Capelli corti, profilo affilato. Si gira a guardarmi piantando due giovani occhi scuri nei miei, stupiti. Non dice nulla, allunga la mano a prendermi la sigaretta appena iniziata. Due veloci tirate senza assaporarla.

– Mi fai ascoltare un po’ di musica? – mi chiede con un sorriso tirato su due occhi lucidi.

Le passo le cuffie e una volta indossate faccio ripartire la musica da dove si era interrotto il mio vagare.

Si accoccola su sé stessa portando le ginocchia al petto, abbracciandole e appoggiandoci la testa. Inizia a cullarsi lentamente come se le stessi sussurrando una ninna nanna.

Mi allungo a riprendere la sigaretta dimenticata tra le sue dita. La lascia cadere e con un gesto rapido afferra la mia mano. Alza lo sguardo, due lacrime nere di rimmel le scendono lungo il viso. Prova a sorridere, mentre quella cascata scura arriva alla bocca. Stringo più forte le sue dita rispondendo al suo sorriso accompagnandolo con i miei occhi stanchi.

Si appoggia a me facendo danzare le labbra silenziose sui testi di una canzone triste. Lascio la presa e la avvolgo a me dolcemente. Il calore del suo corpo e lo sfogo dei singhiozzi che si fanno sempre intensi mi riporta a una panchina persa nel tempo di un’ultima volta. Anche lei piangeva mentre io consolavo il suo abbandonarmi. Quella lontana promessa che alla fine saremo stati insieme, che non ci saremo mai dimenticati, che ci saremo ritrovati. Ma niente è per sempre.

– Accompagnami a casa – mi dice liberandosi dal mio abbraccio e interrompendo il mio ricordare.

Si alza, mi prende una mano aiutandomi ad alzarmi. Una leggera giravolta e uno sguardo sbarazzino a contrastare le due linee nere sul viso, con i suoi occhi scuri a guardarmi.

La seguo, il suo passo, prima veloce, rallenta per aspettarmi. Mi prende per mano, appoggia la testa sulla mia spalla e, come se mi conoscesse da sempre, lascia che la mia mano le cinga il fianco. Camminiamo per una decina di minuti fingendoci una coppia felice nel cuore della notte, ognuno chiuso nei propri rimpianti, ognuno nel ricordo di un inizio.

Ci fermiamo davanti al cancello di un condominio anonimo. Si divincola dal mio abbraccio, un’altra giravolta per piazzarsi di fronte a me. Uno sguardo malizioso tradito dalla tristezza di quei bellissimi occhi scuri.

– Valeria – mi dice, quasi sussurrando, appoggiando le sue mani sulle mie spalle.

– Paolo – le rispondo con un sorriso dolce.

– Mi accompagni su? – quasi a implorare di non lasciarla sola.

– No – rispondo mantenendo quel sorriso.

La abbraccio mentre le sue mani mi avvolgono. Sa di fiori. Un bacio veloce a sfiorare le guance. La guardo chiudere il portone dietro di sé e, con ancora il suo profumo addosso, mi avvio verso casa.

Serie: Insonnia


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Mi è piaciuto molto ritrovare i ritmi sincopati, soprattutto nella prima parte, ed è ben riuscito anche il passaggio che fai dalla seconda alla prima persona. La solitudine di Valeria mi è arrivata dritta al cuore, (sarà che sto in periodo di disarmo pure io). Non so se il protagonista sia ancora scottato da quel “niente è per sempre” o se sappia che la ferita di Valeria è una di quelle che si devono curare da sole, fatto sta che sa benissimo che un si, all’invito a salire, renderebbe la donna ancora più sola e fragile, dopo. Credo sia per questo che le risponde no. Un finale da poeta disilluso, come ti ha definito Giuseppe, ma che conosce bene cosa sono amore e dolore e cosa sia averli entrambi nel cuore.
    “Canterò le mie canzoni per la strada …” cantava Pierangelo Bertoli. Ti vedo un po così. Con il taccuino in tasca a vagare e creare, qui o chissà dove 😘

  2. Sempre intenso e commovente questo intrecciarsi di disperazione e solitudine. Mai giudicante, ma mai ottimista. Personalità interessante la tua, Piergiorgio. Animo da poeta disilluso.

    1. Cavolo, un commento che necessiterebbe un’analisi e una discussione che in poche righe è difficile fare. Si, pessimismo e disillusione fanno parte del mio essere, ma mai fine a se stessi e mai assoluti. Questi aspetti del mio carattere in realtà sono il mio motore di cambiamento e di riscatto! Alla fin fine sono un ottimista in itinere, mi ci vuole sempre un bel po’ di tempo però alla fine ci arrivo :-)! Grazie Giuseppe, ho apprezzato moltissimo il tuo commento perchè significa che sto trasmettendo qualcosa e lo scopo di questa serie un po’ strana e furi dagli schemi è proprio questo!