Vampire

Serie: Le mille vite di Mary


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Mary accetta un'uscita con Leon. I due fanno una gita in barca e mentre chiacchierano allegramente Leon la paragona a una libellula.

La notte dopo l’uscita con Leon sognai libellule morte.

Avevo provato a chiudere a chiave quell’immagine in un angolino remoto della mia mente, ma era stato tutto inutile, perché per quanto cercassi di ripetermi come un mantra che tanto nella mia vita c’era Mia e che quindi non sarei mai stata una libellula, il pensiero di me libera in cielo riaffiorava in superficie nei momenti più disparati della giornata e come se non bastasse, tre giorni dopo, Adam chiamò. Mi disse che aveva affittato un attico in città e che era arrivato il momento di dire tutto a Mia, ma io non ero d’accordo.

Non avevo minimamente cambiato idea in quei giorni, eppure per quanto pensassi che fosse meglio far incontrare prima lui e Mia come semplici conoscenti e solo in secondo momento rivelare a nostra figlia tutta la verità, assecondai la sua richiesta .

Normalmente non ero così accondiscendente, ma il senso di colpa,  che già era presente in me nei confronti di Adam, raddoppiò illogicamente dopo l’uscita con Leon  e non riuscii ad imporgli il mio punto di vista.

Aiutai Mia a prepararsi con il cuore contrito, uscendo di casa le tesi la mano e lei la prese nella sua, con una fiducia cieca che non sentivo di meritare. Mi fissò in silenzio durante tutto il tragitto in autobus e solo quando fummo davanti all’elegante palazzo che ospitava l’attico di Adam, mi strinse forte le dita per attirare la mia attenzione.

– Perché siamo qui mamma?

Un brivido incomodo mi attraversò la schiena e mi resi conto che non ero assolutamente pronta a tutto quello che starebbe accaduto di lì a breve.

L’istinto di prendere Mia e fuggire era forte in me, ma ormai eravamo arrivate fin lì e realizzai che rimandare sarebbe stato inutile, perché per me nessun momento sarebbe mai stato quello giusto.

– Mia oggi conoscerai una persona molto importante.

– Importante come il Papa? – mi chiese emozionata e io quasi saltai sul posto, prima che il mio cervello si accorgesse dell’articolo che precedeva quella parola incriminata e dell’assenza dell’accento sulla sua “a” finale.

– Beh non so se possiamo paragonarlo al Papa … ma per noi e soprattutto per te sarà importantissimo –

Mia annuì e mi seguì senza dire una parola, ma le leggevo negli occhi una curiosità mista a confusione.

Le mie dita tremarono quando suonai il campanello e il battito cardiaco mi si triplicò nel petto, quando Adam aprì la porta.

Aveva abbandonato quell’aria di uomo fatto e finito; indossava una maglietta bianca, jeans scoloriti e infradito rosse ai piedi e per un attimo guardando quei ricci liberi, mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo.

Non potei fare a meno di fissarlo a lungo, mentre mille momenti dolcissimi attraversarono la mia mente, attimi dove la sola presenza di Adam mi aveva fatta sentire più forte di quanto già non lo fossi e dove mi ero beata di quello sguardo sognante che regalava solo a me.

Contemplai quell’immagine estraniandomi da tutto, ne fui talmente tanto rapita, che inizialmente non notai la presenza di qualcun’altro accanto a lui. Era una donna minuta, aveva più o meno la nostra età, occhi marroni, corti capelli rosa pallido e reggeva in mano una bottiglia di succo di frutta.

Fui subito infastidita dalla sua presenza, ormai la vita privata di Adam non era più area di mia competenza, ma quello era un momento importante ed era nostro e di Mia, qualsiasi altra persona non era ammessa.

– Dobbiamo ripassare più tardi? – chiesi senza fare nulla per celare la mia irritazione.

– No – rispose subito Adam – Clara stava giusto andando via –

La donna annuì subito.

– Grazie di tutto Adam – disse uscendo, rivolse un breve saluto a me e Mia e sparì dalla nostra vista.

Adam si schiarì la voce e si passò una mano tra i ricci.

–  Prego entrate.

Rimasi senza parole quando vidi il living del suo attico.

 Era ultra moderno e luminoso, un televisore di ultima generazione era appeso alla parete, ad esso era collegato a un impianto acustico sintonizzato su un canale di musica commerciale, i divani bianchi attorniavano un tavolino di cristallo e accanto ad esso, c’era un portabottiglie contenente numerosi vini francesi.

In condizioni normali mi sarei sentita fuori posto in mezzo a quel lusso, ma in quel momento mi resi conto che Adam era la personificazione dell’imbarazzo, riuscii quindi a trarre forza dal suo disagio che funse da balsamo, districò i nodi delle mie paure e mi aiutò a restare stoica.

Continuava a guardare Mia incantato mentre spostava il peso da un piede all’altro, si tormentava i capelli ed apriva e chiudeva la bocca per dire un qualcosa, che forse non era chiaro neanche a lui.

– Adam ti presento Mia – dissi con voce ferma, poi presi fiato e continuai – Mia lui è… –

– Papà – sussurrò lei con voce atona.

Anche se il fine ultimo di quell’icontro era sempre stato quello di presentarli, fui presa da un terrore primitivo quando Mia lo chiamò così. Fu inconcepibile per me che le fosse bastato uno sguardo per riconoscerlo come suo padre; forse avrei dovuto aspettarmelo, Mia era la viva immagine di Adam ed era sempre stata una bambina sveglia; ma da quando Adam era tornato nella mia vita, non c’era stato più posto per i forse nella mia mente e ogni evento legato a lui o a Mia mi colpiva dritta in petto e senza alcuna protezione.

Quando Adam annuì piano, nostra figlia corse e quasi gli saltò in braccio e in quel momento alla radio partì una delle mie canzoni preferite: Vampire di Olivia Rodrigo.

Adam fece volteggiare Mia in aria mentre lui e la piccola ridevano fra le lacrime.

Era un’immagine meravigliosa, talmente bella che mi chiesi perchè avessi avuto così tanta paura di viverla, ma proprio quando fui sul punto di unirmi a loro in quell’abbraccio che sapeva di amore e promesse, lui iniziò a canticchiare il ritornello della canzone; nonostante l’avessi cantata a squarciagola tantissime volte e fossi madrelingua inglese, mai mi ero fermata ad analizzarne il significato, ma quando quelle parole uscirono dalla bocca di Adam, lo compresi meglio di un critico musicale.

Sperai che lui avesse canticchiato quel ritornello senza pensare, che non ci fosse una ragione dietro quel gesto. Aggrapparmi a questo rappresentava per me l’ultimo salvagente prima di annegare in quel mare, che io stessa avevo riempito di escrementi, ma gli bastò incrociare il mio sguardo e farmi leggere nei suoi occhi la sua più totale intenzionalità, per uccidere definitivamente ogni mia speranza.

Adam mi aveva già detto che aveva smesso di amarmi, ma rendermi conto dell’opinione che aveva di me mi distrusse, per lui  ero solo una vampira, un’approfittatrice, una che sfrutta le persone per il proprio tornaconto e poi le getta senza rimorsi. Quando ci eravamo visti all’Hotel Del Mare, mi aveva detto che il tempo non mi aveva cambiata e che era sicuro di questo, perchè quando eravamo ragazzi mi aveva letta completamente; quindi non potei fare a meno di chiedermi se il suo pensiero di me fosse quello già dai tempi in cui concepimmo Mia.

Forse lui volle solo insultarmi canticchiando quel ritornello, forse in quel momento non fu pienamente cosciente dell’effetto che il suo giudizio potesse avere su di me e questo era comprensibile, perchè fino ad allora non lo fui neanche io, ma il risultato finale del suo gesto fu comunque ferirmi profondamente, come il vetro quando penetra nella carne viva.

Nessuno mi aveva mai fatto provare un dolore talmente tanto grande, da non riuscire a reprimerlo o tramutarlo in rabbia. Partì dal cuore, attraversò l’aorta e si immise nel torrente circolatorio, per poi penetrare in ogni punto del mio corpo.

Non potei fare a meno di paragonare Adam a Leon.

Adam mi vedeva come un essere spregevole privo di anima e di empatia, Leon invece come una creatura meravigliosa e nonostante sapessi quanto l’immagine che Leon aveva di me fosse artificiosa ed approfittarne fosse sbagliato, in quell’istante avrei fatto qualsiasi cosa per scappare da quell’attico e vivermi quell’amore idealizzato.

Serie: Le mille vite di Mary


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. “[…]Adam era la personificazione dell’imbarazzo, riuscii quindi a trarre forza dal suo disagio che funse da balsamo, districò i nodi delle mie paure e mi aiutò a restare stoica.” Questa e` una delle frasi che mi hanno colpito maggiormente. Usi spesso delle metafore efficaci, ad effetto. Brava!

  2. Ciao Lola. Ho letto gli ultimi due episodi d’un fiato per rimettermi al pari. Brava. Dal punto di vista della tecnica, riconosco un notevole salto di qualità. I pensieri appaiono ordinati e l’esposizione fluida e piacevole. La storia è molto avvincente e ciò che maggiormente apprezzo è la sua modernità dal linguaggio fino al racconto di vita vissuta. Ancor brava

    1. Grazie ❣️
      Buttarsi secondo me è sempre un bene, indipendentemente da come va a finire … avere coraggio è la cosa più difficile, ma al contempo più gratificante che esista

  3. Spesso gli intrecci emotivi possono rivelarsi come dei cappi al callo che ci negano l’ossigeno per respirare, capire, fare un punto della situazione. Quello che sta succedendo a Mary può capitare a tutti, in certi passaggi della vita, ma è emblematica in questo brano la frase della bambina che dice Perché siamo qui, Mamma? Una domanda tanto semplice quanto filosoficamente complessa. Altra figura retorica che mii ha colpito è la Libellula, un animale spesso associato al significato positivo di Trasformazione.

    1. Grazie ❣️
      Si è un po la mia filosofia di vita … penso che a volte capire le nostre emozioni sia difficile e si commettono errori, o si feriscono persone mentre si fa chiarezza … l’importante poi è fare ammenda