Venerdì 

Serie: Uomini


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: .

Il volante era caldo.

Sandro teneva la sinistra sulla corona, la destra appoggiata sul cambio.

Guidava da ore.

Il finestrino, leggermente abbassato,  lasciava entrare un soffio d’aria calda.

Il cruscotto segnava le 21:03.

Tre sigarette nel portacenere. Tutte spente a metà.

Sul sedile accanto, il contenitore del pranzo vuoto.

Un panino al formaggio, mangiato freddo.

Un’altra settimana.

Cinque città.

Cinquecento chilometri al giorno.

Una stazione di servizio apparve nel buio.

Mise la freccia a destra.

Neon intermittente. Due pompe. Un bagno chiuso con un lucchetto.

Nessuno.

Parcheggiò.

Scese.

L’aria puzzava di gomma e gasolio.

Inserì la carta.

Attese.

Il display lampeggiava.

Nel vetro della colonnina vide il riflesso: una figura che si avvicinava.

Girò appena la testa.

Una ragazza. Capelli raccolti. Zaino piccolo. Collant slabbrati.

Parlava già prima di arrivare.

Aveva una voce sottile e stanca.

Disse che il telefono era morto, l’auto in panne.

Chiedeva solo un passaggio. Fino a un bivio, poco oltre.

Sandro non disse niente.

Fece un cenno.

Lei capì. Salì.

L’abitacolo si richiuse con il rumore sordo delle portiere.

Lei si strinse nel giubbotto.

Sandro fissava la strada.

I fari bassi tagliavano l’asfalto nero.

Lei non parlava.

Teneva le mani tra le gambe. Le unghie corte.

Lo zaino stretto al petto.

C’era odore di pioggia, di stoffa umida.

E qualcosa di dolce, artificiale.

Lui guidava.

Poi sterzò.

Una strada sterrata.

Ghiaia. Buio. Alberi bassi.

Lei si voltò.

«Non è questa.»

«È una scorciatoia.»

Rispose senza guardarla.

L’auto sobbalzava sulle buche.

Rami strusciavano sulla fiancata.

Lo slargo apparve senza preavviso.

Uno spiazzo scavato nel bosco.

Terreno smosso. Niente luci.

Sandro spense l’auto.

Tirò il freno a mano.

Silenzio.

Lei mise una mano sulla maniglia.

Lui si girò.

Le prese il polso.

Un gesto calmo.

Preciso.

Lei si irrigidì.

Non parlava.

Lui guardava in basso.

Il collant strappato sul ginocchio.

Un piccolo graffio, rosso.

Appoggiò la mano sul suo braccio.

Scese lungo il fianco.

Lei si ritrasse appena.

Lui no.

Con la mano libera strappò il collant.

Rumore di stoffa che cede.

La pelle sotto era fredda.

Liscia.

Le infilò la mano tra le gambe.

Lei respirava forte. Ma non urlava.

Restava immobile.

Come in apnea.

Come se si aspettasse che finisse.

Sandro non sentiva più le mani.

Solo un ronzio nelle orecchie.

Un calore che saliva dal petto.

Non era desiderio.

Non era rabbia.

Si fermò.

Si ritrasse.

Lei non si mosse.

Le lacrime scendevano lente.

Il volto rigido.

Lui disse: «Mi dispiace.»

Quasi senza voce.

Ripartirono.

Lei sistemava i vestiti piano.

Si coprì di nuovo.

Tirò su il colletto. Si rannicchiò.

Sandro guidava.

Sguardo fisso.

Poi lei parlò.

«Mi lasci qui.»

Accostò.

Lei aprì la portiera. Scese.

Camminava sul ciglio.

Passi piccoli. Nessun rumore.

Sandro la guardava dallo specchietto.

Una sagoma sempre più lontana.

Pensò a quello che sarebbe potuto accadere se lei lo avesse denunciato.

Fece inversione.

Fari spenti.

La vide.

Camminava ancora.

Accelerò.

La colpì in pieno.

Il corpo volò in aria.

Un tonfo.

Poi il buio.

Frenò.

Scese.

Rovi. Terra. Odore di fango.

Nessun suono.

Niente.

Risalì in macchina.

Mani sul volante.

Occhi fissi davanti.

Ripartì.

Alla stazione di servizio successiva si fermò.

Non scese.

Restò lì.

Con le dita strette sul volante.

A fissare i suoi occhi nello specchietto retrovisore.

A fissare qualcosa che non c’era.

Serie: Uomini


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Discussioni

  1. Letto con piacere, nel senso che catturi l’attenzione e mantieni viva la sequenza fino in fondo. Dato il clima che avevi acceso, la svolta buonista mi stava deludendo, ma poi il finale rimette le cose a posto. In accordo con Cristiana, qualche parte con una stesura meno telegrafica potrebbe giovare… forse dosandone l’arternanza, ché in certi punti la frammentazione fa bene al ritmo e contribuisce a incupire l’atmosfera. Grazie per la lettura

  2. Buongiorno Rocco 🙂
    La storia è ben costruita e invoglia alla lettura fino al finale scioccante, da cronaca attuale, purtroppo.
    Per quanto riguarda lo stile, il mio parere è che una narrazione canonica, più ricca e senza l’uso di frasi monche, avrebbe giovato a questo racconto.

      1. Non intendevo dire che il racconto non è riuscito. Al contrario! La storia mi ha molto colpita. Sono io che l’ho immaginata traslata in una narrazione classica.Ma il testo resta sempre del suo autore 🙂