Voce Nella Notte

L’orologio batteva la mezzanotte, segnando l’inizio di un nuovo giorno. Tutte le altre volte mi sarei già addormentato profondamente, accoccolato sotto le coperte con la mente tranquilla, libera da pensieri e con il desiderio di rigenerarsi. Ma non quella sera. Quando il telefono squillò, facendomi uscire di colpo da quello che era l’inizio di un sonno tranquillo.

Il cuore batteva forte mentre prendevo il telefono sul comodino. “Chi potrebbe mai chiamare a quest’ora?” Esitai, con la mano sul ricevitore. Sentivo che c’era qualcosa che non quadrava nella chiamata che stava arrivando. Come una sorta di sesto senso. Ma la curiosità ebbe la meglio e risposi.

“Pronto?” Dissi, con la voce tremante in un misto di paura e incertezza.

“Pronto?” rispose una voce distorta dall’altro capo. Sembrava che qualcuno parlasse attraverso un modulatore vocale, con le parole al limite del comprensibile.

“Chi è?” Chiesi, provando un senso di inquietudine che mi pervadeva.

“Sono la voce della notte”, rispose, facendomi correre un brivido lungo la schiena.

La presa sul telefono si fece più salda. Doveva essere una specie di scherzo di cattivo gusto. Non potevano esserci altre spiegazioni. Ma quando la voce continuò a parlare, capii che non si trattava di uno scherzo. Era qualcosa di serio.

“Ho qualcosa da mostrarti”, disse la voce. Il tono era minaccioso ma, al tempo stesso, incuriosiva. Come se stesse per svelare un segreto o qualcosa di inconfessabile.

Volevo riattaccare, far finta che non fosse mai successo. Ma c’era una parte di me che era curiosa, che voleva sapere che cosa doveva mostrarmi chi mi stava chiamando nel cuore della notte.

“Dove sei?” La voce tremava e riuscivo a parlare con fatica.

“Ti troverò”, rispose la voce prima di riagganciare, lasciandomi solo con i miei pensieri carichi di affanno.

Rimasi seduto per un momento, cercando di dare un senso a quello che era appena successo. Era una specie di gioco perverso? O c’era davvero qualcuno là fuori che mi osservava e aspettava di mostrarmi qualcosa?

Non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione di terrore che si era insediata nella bocca dello stomaco. Volevo chiamare la polizia, far venire qualcuno a indagare su questa misteriosa chiamata. Ma allo stesso tempo non volevo sembrare un pazzo. Dopo tutto, reggeva l’ipotesi che si potesse trattare di un numero composto per sbaglio o di uno scherzo telefonico.

Cercai di convincermi di questo mentre tornavo a letto, tirando le coperte sopra la testa nel tentativo di difendermi da qualcosa che non conoscevo. Ma il sonno sfuggiva, mentre la mente continuava a tornare ripetutamente su quella telefonata inquietante.

La mattina dopo mi svegliai esausto e nervoso. Gli eventi della notte precedente si ripresentavano, affollando la mia mente e rendendo difficile concentrarsi su qualsiasi altra cosa. Cercai di dimenticare tutto, di convincermi che non si trattava altro che di una strana coincidenza. Ma nel profondo sapevo che non era così. E che qualcosa sarebbe accaduto, prima o poi.

Con l’avanzare della giornata, non riuscivo a liberarmi dalla sensazione di essere osservato. Ogni volta che il telefono squillava, il mio cuore sobbalzava, chiedendomi se fosse di nuovo la voce misteriosa. Ma non era così. Solo chiamate di lavoro, alle quali rispondevo con difficoltà e con nervosismo difficile da controllare.

Al calar della sera ero un fascio di nervi. Non riuscivo ad andare a letto per il timore che il telefono squillasse di nuovo. Ma alla fine la stanchezza prese il sopravvento e mi addormentai. Un sonno agitato. Con incubi ricorrenti e un senso di soffocamento.

Poi il telefono squillò di nuovo. Con un filo di voce risposi prima ancora di rendermi conto di ciò che stava accadendo.

“Pronto?” Dissi, con la voce di chi è ancora immerso nel sonno.

“Ti sto aspettando”, rispose la voce distorta, facendomi gelare il sangue.

“Chi sei?” Domandai ansimando.

“Sono la voce della notte”, rispose. Le parole mi fecero correre nuovamente brividi gelidi lungo la schiena.

“Perché lo stai facendo?” Domandai, con la voce che mi tremava.

“Devo mostrarti una cosa”, disse la voce prima di riattaccare, lasciandomi ancora una volta da solo, in compagnia dei pensieri che correvano all’impazzata.

Non ce la facevo più. Dovevo fare qualcosa per quelle chiamate notturne, per quella costante sensazione di essere osservato. Chiamai la polizia, raccontando tutto quello che era successo. Mi promisero di indagare, ma non potevano fare molto senza una traccia della chiamata, senza una registrazione.

Sentendomi frustrato e spaventato, decisi di prendere in mano la situazione. Installai un sistema di sicurezza, mi assicurai che porte e finestre fossero sempre ben chiuse. Arrivai a dormire con un coltello sotto il cuscino, pronto a difendermi in casi estremi.

Ma con il passare dei giorni e il susseguirsi delle telefonate, la paura si trasformò in rabbia. Chi era questa persona e perché mi tormentava con queste chiamate? Cosa voleva da me? Iniziavo ad avere il dubbio che fossero più persone ad alternarsi. Ma non c’erano evidenze. La voce distorta era la medesima. Senza inflessioni particolari.

Cercai online, nel tentativo di trovare qualsiasi informazione che potesse fornirmi dettagli, per farmi capire chi potesse esserci dietro alle misteriose chiamate. Ma ogni pista si rivelava un vicolo cieco. C’erano tante situazioni simili. Ma nessuna che potesse fornire uno spunto, un valido indizio.

Una sera, il telefono squillò di nuovo. Questa volta mi rifiutai di rispondere. Lo lasciai squillare finché non smise, sentendomi vincitore nel mio piccolo atto di ribellione.

Ma con il passare dei giorni e la cessazione delle chiamate, non riuscivo a liberarmi dalla sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto. Non potevo negare che c’era una parte di me che era delusa dal fatto che le chiamate fossero cessate, che non avrei potuto vedere ciò che la voce notturna voleva mostrarmi.

Passarono settimane senza che l’interlocutore si facesse sentire e cominciai a rilassarmi, pensando che fosse finalmente finita. Ma una sera, mentre mi preparavo per andare a dormire, sentii bussare alla porta.

Mentre mi dirigevo cautamente verso l’ingresso iniziai a pensare che mi sarei trovato faccia a faccia con chi si era nascosto dietro la voce distorta. La mano rimase per qualche istante ferma sulla maniglia. Quando aprii di scatto la porta, si presentò ai miei occhi uno spettacolo inaspettato.

Non c’era nessuno, ma sulla soglia di casa c’era una piccola scatola. La raccolsi, con le mani che mi tremavano mentre strappavo la carta da regalo che la avvolgeva. Dentro c’era solo una cassetta con un’etichetta che recitava “Midnight Caller”.

Mi precipitai in salotto e inserii la cassetta nel videoregistratore. Lo schermo si illuminò e una voce distorta riempì la stanza.

“Sei pronto a vedere quello che ho da mostrarti?”, la voce era la stessa che avevo sentito al telefono.

Senza esitare, premetti il tasto play. Paura e senso di curiosità si alternavano confusamente. Non riuscivo a comprendere se era più la paura di scoprire ciò che c’era in quella cassetta o la curiosità morbosa per qualcosa che non si riesce a comprendere.

Durante la riproduzione del video, vidi le immagini della mia casa. La telecamera si muoveva in ogni stanza, mostrandomi luoghi e oggetti familiari. E poi, con orrore, la telecamera si fermò nella mia camera da letto, puntando direttamente sul mio letto.

Per la prima volta vidi me stesso dormire mentre il filmato proseguiva, pacifico e ignaro di essere osservato. La telecamera fece uno zoom sul mio viso e, quando la voce distorta iniziò a parlare, ebbi la conferma che non si trattasse di uno scherzo.

“Ti ho osservato per molto tempo”, disse la voce. “So tutto di te. E ora è arrivato il momento che tu veda quello che vedo io”.

“E che vedrò” aggiunse dopo una piccola pausa.

Il video terminò con una schermata nera. Come se l’obiettivo fosse stato coperto da un fazzoletto scuro. Si sentivano alcuni suoni lontani e un vociare sommesso, come colonna sonora del fermo immagine. Rimasi lì sotto shock, incapace di muovermi o di parlare. Cosa stava accadendo mentre la schermata era lì, nera e fissa? La mancanza di una risposta certa mi bloccava. L’unica certezza è che, durante il mio sonno ristoratore, non ero solo.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Mi ha riportato alla mente le atmosfere di certi thriller/horror degli anni ’70 e ’80, nonché, sul finale, alcuni elementi di The Ring.
    Molto interessante la trama e il modo in cui l’hai sviluppata.

  2. Caro Rossano, ‘la voce della notte’ è una genialata, degna della miglior sceneggiaturabdi un film di genere. L’ansia che sale e si mescola alla paura e poi quella scatola con la video cassetta. A mio parere un ottimo racconto!

    1. Ciao Cristiana. Ho sempre apprezzato i thriller e le atmosfere dei gialli (spesso catalogati come B-Movies) anni 80, sovente sottovalutati. Ogni tanto provo a scrivere un racconto con quelle ambientazioni. “Lo Strano Caso di Fosca” viaggiava su quella linea. Ti ringrazio.

    1. Ti ringrazio. Lo prendo come spunto per un possibile seguito. E’, a suo modo, il bello dei finali aperti. Possono avere un seguito effettivo oppure nella fantasia di chi legge. Grazie ancora