18/6/2025

Serie: Storia di un 74


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Preparativi per la maratona sui banchi di scuola

Buona fortuna un cazzo. Ma un cazzo, proprio. Pasolini.

A1, Pasolini.

A2, Tomasi di Lampedusa.

Mi state prendendo in giro. Due autori che non ho mai visto neanche col binocolo: non li ho mai studiati in vita mia. Di Pasolini ho visto qualche film, ma non è stato molto d’aiuto, considerato che il testo da analizzare era una poesia. E su Il Gattopardo stenderei un velo pietoso. Tracce inguardabili, quest’anno. Pirandello, Svevo e Verga inutili come pochi al mondo.

E quindi le tracce A ce le siamo bruciate. Restano le B e le C. Le leggo. Voglio piangere.

B1, gli anni trenta. Scartata a prescindere, il tema storico lasciamolo a chi la storia la studia seriamente.

B2, il rispetto. E cosa devo dire? Il rispetto è importante, fine: non ho argomenti, scartata.

B3, la cementificazione. Testo pieno di dati, capisco metà di quello che c’è scritto, evitiamo.

C1, i giovani e la speranza. Interessante, ma ho paura di scrivere banalità, ed è un rischio che non sono pronta ad assumermi. Scartata.

C2, i social, che novità. Tema che odio con tutta me stessa, sei ore a parlare di social non le faccio.

Ed è leggendo l’ultima traccia che mi rendo conto di un fatto dolorosissimo ed inspiegabile: non c’è l’IA. Rileggo tutto, attentamente, come se l’espressione “intelligenza artificiale” potesse magicamente comparire tra la rovina dei fogli che mi sono stati consegnati. Niente. Niente IA. Molto bene, signori, me ne vado.

Non l’ho fatto, ma ammetto che la tentazione era forte. Ho deciso invece di trascorrere un’ora buona a fissare disperata le tracce, alla ricerca di un argomento su cui potessi scrivere più di mezza riga.

Alla fine mi sono ritrovata a scegliere la meno peggio: B1. Esatto, la traccia storica, quella che “il tema storico lasciamolo a chi la storia la studia seriamente”.

E quindi discorriamo di politica e crisi del ’29: una scelta non proprio brillante, penso che anche Roosevelt sia rimasto alquanto perplesso. L’avessi detto alla me di una settimana fa, non ci avrebbe mai creduto. Io, parlare di economia statunitense!? Eppure è andata proprio così. A mali estremi, estremi rimedi. A questo giro un po’ troppo estremi, però, perché è stato il tema più a caso che io abbia mai scritto, a partire dalla quarta ora di lavoro ci ho buttato dentro tutto quello che mi ricordavo: Quintiliano, Tacito, la retorica, la televisione, 1984, la radio, Animal Farm, i cartelloni pubblicitari, Internet… Ci mancava poco che inserissi pure il tema del cibo. 

Ma mi sono accorta che i problemi non erano nemmeno iniziati quando, spinta dalla necessità di scrivere almeno una frase di senso compiuto, ho deciso di inserire qua e là qualche citazione dalle opere che stavo approfondendo: le ricordavo tutte in inglese; non una citazione in italiano, non una. E dunque l’unica opzione era quella di mettere alla prova le mie capacità con traduzioni discutibili, mescolando tutto alla meno peggio per far sembrare quell’assembramento di parole confuse e smarrite un testo coerente.

Domani mi attende latino, e che lo spirito di Seneca mi assista. L’importante è che come autore della versione da tradurre non salti fuori Quintiliano, altrimenti alla catastrofica performance di oggi si sommerà pure quella di domani, dato che alla simulazione di maturità, quintilianea, ho ottenuto un poco decoroso quattro e mezzo.

So già che non succederà mai, ma sto pregando l’intero Olimpo di trovarmi davanti una versione di Petronio. Preghiera inutile, ma rassicurante, in un certo senso. Dopo il tormento di stamattina, ho bisogno di una speranza; mi sento Gatsby che si allunga verso la luce verde, tremante, nell’oscurità della notte. Solo che Gatsby la luce non la raggiunge mai. E muore. Facciamo che io non muoio, per piacere.

Facciamo che domani ci becchiamo una versioncina facile facile presa dal Satyricon.

È il momento di abbandonarci al sonno e pregare per Petronio che tanto non uscirà mai.

Serie: Storia di un 74


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Davvero piacevole e coinvolgente; al punto che, a un certo momento, mi son trovato a sforzarmi per capire cosa avrei potuto scegliere io! Intrigante, infine, l’epilogo con Fitzgerald. Grazie per la lettura

      1. Ciao Viola, lungi da me l’idea di lasciarti con la curiosità. Credo che avrei scelto “B2, il rispetto”. So che lo avevi sorvolato come una tema scontato, e per certi versi lo sarebbe, ma penso che oggi più che mai occorra farci un ripasso. Ritengo che, nella superficialità che oggi regna sovrana, sia abusato in un’accezione errata: si scambia per irrispettoso il non essere d’accordo, e così via, finendo per assurdo ad affermare che “lamentarsi” sia una mancanza di rispetto… A presto

        1. La traccia più scelta in assoluto dagli studenti! Era un tema con buone potenzialità, ma, nel panico dell’esame, l’ultima cosa che volevo era risultare noiosa o ripetitiva, e soprattutto priva di dati o certezze a sostegno della mia tesi. Appunto, non avevo argomenti. Interessante però la tua scelta! A presto