19/6/2025

Serie: Storia di un 74


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Il primo scritto di italiano. Pasolini e Tomasi di Lampedusa rovinano tutto

Cicerone, Cicero per gli amici (cioè per me), mi ha salvata anche questa volta. Cicero non usciva da vent’anni. Vent’anni. E invece eccoci qui, con una meravigliosa versione sull’amicizia.

È stata dura, si crepava di caldo e il mio pollice è ancora rosso e dolorante, ma non ho fatto la fine di Gatsby, e questo è già un grandissimo risultato.

È il momento delle previsioni: 14/20 in italiano, 15/20 in latino.

Considerato che parto dai 33 punti conseguiti negli ultimi tre anni… aggiungo 14. . . aggiungo 15… due ore per fare il calcolo… 62.

Fosse così, entrerei nell’aula dell’esame orale con un 62. Niente male.

Anche stamattina sono entrata nell’aula dell’esame, quella dedicata allo scritto di latino. Mi sono presentata con un grosso sacchetto per il pranzo, il mio fidato dizionario di seconda mano senza copertina e una cinquantina di pastelli. Non sto esagerando, dovevano essere almeno cinquanta. Senza pastelli l’analisi della versione manco la inizio.

Ad ogni modo, ho iniziato a tradurre a velocità invidiabile, sono arrivata a metà versione nel giro di un’ora e mezza. Poi è arrivata la seconda metà. E ho capito che non stavo capendo niente di quello che stavo traducendo. Ma non era una versione sull’amicizia? E allora perché sto scrivendo di animali selvatici che amano i cuccioli solo fino a una certa età?

Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab eis ita amantur, ut facile earum sensus adpareat.

C’è qualcosa che non funziona, credo. Togliamo il credo, c’è qualcosa che non funziona. Quaranta minuti solo a rileggere ‘sta frase, e non ci capisco comunque niente. Va bene, ce ne faremo una ragione, evidentemente gli animali selvatici amano i cuccioli solo fino a una certa età: chi sono io per contraddire Cicerone?

Concludo la traduzione in tempo record, è il momento di rispondere alle domande di analisi e comprensione.

Tutto bene nella prima, che chiede di spiegare il ragionamento dell’autore.

Arriva la seconda: analisi dello stile. Qui cado sempre. La lunghezza massima di risposta è di dodici righe, la mia analisi ne copre tre, scarse. Invento qualcosina, arrivo a sette. Mi rendo conto che è comunque troppo poco, allora mi dico che è il caso di estrarre la mia arma segreta: scrivo gigante. Le parole sono talmente grandi da far diventare le striminzite sette righe undici righe abbondanti. Piano geniale.

Approdo soddisfatta alla terza domanda. Esempi di amicizia nella letteratura. Se nel sacchetto del cibo ci fosse stato, avrei stappato lo Champagne. Anche qui, lunghezza massima di dodici righe. Inizio con Achille e Patroclo, passo per Eurialo e Niso, arrivo a Utterson e Jekyll, cito Marziale e Giovenale, concludo con Svevo e Joyce. Sedici righe. Riscrivo tutto piccolissimo. Geniale.

Poi arriva la fase della revisione, e mi accorgo che il piano tanto geniale non è: abbiamo la seconda domanda con delle o grandi quanto meloni e la terza con o che sembrano semi di sesamo. Fa niente, non se ne accorgerà nessuno. Mancano cinque minuti, ma sono tranquilla, sono…

Non sono più tranquilla. Dopo una rapida rilettura, mi rendo conto di aver sbagliato ogni possibile tempo verbale: futuri semplici che diventano congiuntivi presenti, participi che si trasformano in imperativi, supini presi per sostantivi…

Quattro minuti per risolvere, vengo posseduta temporaneamente dallo spirito di Usain Bolt.

Consegno per ultima, esattamente nel momento in cui scatta il minuto finale della prova.

Non sarà una versione da 20/20, specie per la parte su ‘sti cazzo di animali selvatici, ma è andata di certo meglio di ieri.

Abbiamo finito il tour de force.

Abbiamo finito gli scritti.

Serie: Storia di un 74


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Il diario si trasforma in una telecronaca, con tanto di sguardo sul tempo di gioco che scorre… sempre azzeccato nel tono e nella conduzione.
    Dal basso della mia ignoranza estrema, non ho afferrato per quale motivo il raffronto con il sentimento manifesto negli animali, potesse non essere attinente con l’amicizia, ma non ho mai studiato latino e Google, forse, non è affidabile come per l’inglese… Grazie Viola, per la piacevole lettura

    1. Ciao Paolo, per prima cosa grazie di essere passato e del tuo commento. Come spiegherò più avanti e come ho scoperto solo in seguito, avevo tradotto nel modo corretto, fraintendendo però il significato dell’intera frase che, per come l’avevo intesa io, non aveva alcun rapporto con il resto del passo.

  2. Caspita, Viola, che Cicerone parlasse di animali selvatici in un suo testo sull’amicizia ha incuriosito anche me, 😅e sono andata a cercare su internet: niente di niente. In compenso, ho letto che è un’animalista convinta. Brava, Viola👏😘