22/6/2025

Serie: Storia di un 74


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Scritto di latino, Cicerone salva dal disastro

14 e 13. 14 punti nel tema, 13 nella versione. Non so se essere veramente felice; so che il tema mi faceva e mi fa ancora abbastanza pietà, e che Cicerone alla fine così salvifico non è stato.

Entro nell’aula dell’esame orale con un 60 preciso. E predico che ne uscirò con un bel 74. Mi pare un ottimo voto. 74 o 73, insomma, ci giriamo intorno. Non esco con 66, non esco con 78.

Ah, ho riguardato la traduzione di Cicerone. Quella giusta, non le cazzate che ho scritto io. Impensabile ma vero, la parte sugli animali selvatici era corretta. Cioè, quasi, però comunque vicina all’essere corretta.

E di che natura sia questa cosa si può capire anche in alcuni animali, che amano i loro figli per un certo periodo e da loro sono amati così che facilmente si manifesta il loro sentimento.

Dai, c’ero quasi. Non era “solo fino a una certa età”, ma “per un certo periodo”. Il “solo” da dove l’ho tirato fuori? Ora ha senso, comunque. Il punto focale non è il fatto che gli animali a un certo punto smettano di amare i figli, ma che li amino. Ora ha senso.

Tra poco dovrò parlare davanti a una commissione di sette persone, e non sono minimamente pronta. La sera affondo la testa nel cuscino nell’idiota speranza di soffocare i pensieri, fallendo in modo plateale. La data del giorno del giudizio è il primo luglio, tanto per iniziare bene il mese. E sono la quarta della giornata, così vivrò ore di agonia prima della mia esecuzione.

Possibile che non riesca a entrarmi in testa? È solo un’esame, una chiacchierata che dura massimo cinquanta minuti…

Cinquanta minuti! E cosa tiro fuori in cinquanta minuti!? L’unica volta in cui ho parlato per più di mezz’ora è stato il 23 gennaio, me lo ricordo perfettamente perché è stata una delle vittorie più eclatanti della mia carriera studentesca. Presentazione de “Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde”, in inglese. Quello è stato un successo, ma parlavo del mio libro preferito e avevo un ottimo supporto visivo; penso di aver passato più tempo a progettare con cura maniacale la grafica su Canva che non a ripetere il discorso. Fatto sta che in quel caso ero molto più sicura e meno agitata, mentre ora le viscere mi si contorcono in dolorose fitte d’ansia.

E se scappassi? In stile Into the wild. Non è un film che ho visto in classe quest’anno? Così metto in pratica ciò che mi viene insegnato. Prendo e me ne vado, lontana dall’esame e dall’angoscia che mi sta divorando viva.

Potrei portarmi dietro tutti i racconti di Sherlock Holmes per avere un po’ di compagnia, il mio block notes per appuntarmi tutto ciò che vedo, la mia labradorite portafortuna, il quadernino dei disegni… Ah, sì, e poi acqua, cibo, soldi… Ma quelli vengono dopo, prima pensiamo alle cose davvero importanti. In ogni caso, girerò l’Italia, conoscerò nuove persone, scoprirò i segreti del mondo e sarò felice.

Ma ora sono ancora qui e non so cosa fare. Calma, calma, calma, calma, calma. Parlerò di ciò che voglio, come voglio, e nessuno potrà dirmi niente perché… Perché l’ho deciso io in questo esatto momento. Parlerò di ciò che amo e chissenefrega del resto. A meno che non mi costringano a partire da un documento di scienze, in quel caso rischio di buttarmi dalla finestra. Ah no, è vero, ci sono le sbarre.

Continua...

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