…3 anni prima…

Serie: Ali rotte come farfalle


L’odore del caffè inizia a diffondersi nell’aria con i primi clienti che entrano. Persone di passaggio con vite che si incrociano senza nemmeno guardarsi negli occhi. Ognuno é preso dai propri problemi e pensieri che si riversano su quel luminoso dispositivo di metallo. Io mi sono rifiutata di averne uno. La vita é tanto più piacevole senza un telefono e il tempo trascorso con i tuoi pensieri é tanto più prezioso. Perché fargli mangiare tutte le tue emozioni? Mentre servo i caffè, le brioche, le paste e i panini un pensiero inizia a diffondersi nella testa. Chissà se sono presente nei sogni di tutte queste facce che incontro come parte del pubblico proprio come lo sono ora. Se osservo l’intrecciarsi misterioso del loro subconscio. Se la mia presenza nella vita di queste persone prende minimamente un significato. Non che voglia le loro attenzioni, ma a volte mi faccio questi pensieri. L’aria fresca entra con ogni battito della porta. Dando un’occhiata fuggitivi fuori si prospetta una giornata alquanto decente. Magari dopo il lavoro mi faccio una passeggiata. Dopo tutti questi caffè e cappuccini ne avrò bisogno. La prima ondata di esseri umani mezzi addormentati ormai é passata. Ora é il nostro piccolo momento di relax. 

” Ma che meraviglia, oggi c’è Miriam. Come stai piccola?” Eccolo il solito birbante di 70 anni che arriva. Paolo é uno dei miei clienti preferiti. Mi mette sempre di buonumore e viene solo nei miei turni come se non lo facesse apposta. ” Il solito Paolo?” – “Tu si che mi capisci al volo, ma shh non dirlo a mia moglie. Sai com’è, poi diventa gelosa di una bella ragazza come te” poi mi regala uno dei suoi sorrisi tanto buffi che non ti lasciano scelta se non sorridere a tua volta. La moglie penso sia più preoccupata della birra di prima mattina che di una ragazza single dal viso tanto normale come il mio. Mentre parlo con Paolo del tempo e degli sbalzi d’umore di sua moglie entra una giovane coppia. Dopo aver prenotato la colazione si siede nell’angolo più nascosto del bar. Quello in realtà è il mio posto preferito, talmente isolato da dare l’impressione di essere soli in tutta la sala. Mentre mi avvicino con il vassoio la giovane coppia si trattiene da qualsiasi conversazione stessero facendo. Lei aveva il viso arrossato. Ho avuto l’impulso di abbracciarla ma lo sguardo di lui era così duro che mi ha pietrificata. Privacy. Ma se volete privacy non dovete di certo venire qui. Pochi minuti dopo la ragazza uscì senza aver toccato nulla. Lui rimase immobile. Iniziarono a entrare sempre più persone e il lavoro divenne talmente caotico che persi di vista il giovane ragazzo. Sfinita finalmente finii il mio turno di lavoro. Quando buttai l’occhio sul mio angoletto preferito mi resi conto che il tavolo era ancora da sparecchiare. “Miriam ti dispiace finire quel tavolo? ” feci di no con la testa. Un tavolo in più o in meno non cambiava nulla. Quando iniziai a mettere via i bicchieri e i piattini mi resi conto che per terra vicino alla sedia c’era un portafoglio in pelle. Aprendolo mi resi conto che era del ragazzo. David Shein. Uno straniero quindi. Mi guardai intorno per vedere se era ancora nel bar ma non ne era rimasta traccia. Presi il portafoglio e mi misi alla ricerca del suo indirizzo. Per fortuna c’era la carta d’identità con l’indirizzo italiano. Ma forse avrei fatto meglio a lasciarlo alla mia collega nella speranza che lui tornasse… Uscita dal bar me lo ritrovai davanti. Una massa di carne e ossa di 1m80 con occhi verdi o blu. Non si capiva. Lo sguardo un po’ imbarazzato e per essere un ragazzone così era in una posizione piuttosto buffa con quella mano dietro la nuca e l’altra che toccava il mento come massaggiandolo. ” Vedo che ha trovato il mio portafoglio. Chiedo scusa del disturbo. ” – ” nulla, stavo giusto per portarlo al suo appartamento o al massimo lo mettevo nella cassaforte o magari lo portavo dai carabinieri.. Ammetto di essere stata piuttosto indecisa ahah” – ” Beh grazie lo stesso. ” mentre controllava l’interno del portafoglio ” non saprei proprio come sdebitarmi.. Non ha idea di quanto mi sia sentito nel panico quando ho visto di non averlo più in tasca. Posso offrirle un caffè? Fare la spesa? Portarla a cena? Non lo so…” la mano tornò dietro la nuca mentre l’altra infilava il portafoglio in tasca. Poveretto mi guardava proprio dispiaciuto con quello sguardo che era un misto tra sollievo e imbarazzo. ” No grazie. Sono contenta così. Ora mi scusi ma devo andare. Buona giornata. ” mi affrettai ad attraversare la strada. Tornata a casa mi buttai sul letto. Avevo troppo sonno e così finii per dormire tutto il pomeriggio. 

Il giorno dopo David si ripresentò allo stesso orario e allo stesso tavolo. 

Serie: Ali rotte come farfalle


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni