5 settembre 2018.
Avrei voluto sapere che io non ero il numero sulla bilancia. Avrei voluto sapere che la vita non era finita la, che cè l’avevo tutta davanti. Avrei voluto sapere che crescendo si cambia, che “da grande” sarei diventata la bella persona che sono ora, solo con un pò di rabbia dentro, ma senza rimpianti. Avrei voluto sapere che sarei diventata bravissima e truccarmi e che avrei avuto buon gusto per scarpe, borse e vestiti. Avrei voluto sapere che sarei andata lontano, ma molto lontano rispetto a tutte le “persone” che mi circondavano. Avrei voluto sapere cose che a quell’età probabilmente tutti vorrebbero sapere, ma se le avessi sapute non sarei mai stata in grado di trasformare in bene quello che mi aveva fatto male.
Avrei voluto sapere cos’era la dolcezza, che fino a quel momento, non sapevo nemmeno esistesse.
Avevo l’imposizione ad essere spietata, stronza e a tratti anche senza cuore. Avevo le mie idee, consapevolezze da sadica e mi divertiva vedere come le persone “obbidissero” ad ogni mio capriccio.
Avevo deciso di farne il mio stile di vita, tra l’altro.
E’ inutile farsi piani per il futuro, arriva una persona “X” e ti stravolge tutte le certezze e le cosnapevolezze che per anni ti sei costruita.
Ti butta giù quel muro che hai costruito, mattone dopo mattone, con 20 anni di fatica e nemmeno ti chiede il permesso, lo fa e basta.
Avevo ansia, anzi no, chiamiamo le cose con il loro nome, avevo paura, una paura fottuta, perchè fino a quel momento non ero stata proprio tutto questo stinco di santo, e poi si sa, la ruota gira, ed ero convinta che fosse arrivato il mio turno.
Con mio grande stupore mi resi conto che le persone non erano tutte uguali, so che può sembrare una frase fatta, ma sembrava venire da un altro pianeta, era dolce e lo era con me.
Perchè con me?
Mi lasciava spiazzata davanti a tanta bellezza, che ancora oggi faccio fatica a realizzare di avere tra le mani.
Mi trattava da essere umano, non da carne da macello, mi guardava negli occhi, non mi guardava le tette, assoumeva comportamenti che per me, erano extraterrestri, data la bassa categoria di persone che fino a quel momento avevo frequentato. Ascoltava quello che avevo da dire perchè era realmente interessato, senza secondi fini, forse quelli iniziavo ad averceli io. Perchè una cosa così preziosa, non si può lasciare andare, è da folli, nonostante io lo sia sempre stata, avevo capito che avevo una buona e giusta causa per cui smettere di esserlo.
Mi fece conoscere la dolcezza, ed insieme ad essa il potere enorme che ha.
Perchè per riuscire a sfondare i muri non servono la forza e la violenza, quelle li rinforzano e basta, anzi ti danno una buona ragione per mettere altri mattoni. Per buttarli giù serve la dolcezza, questa sconosciuta, che ho imparato a conoscere solo dal giorno in cui mi hai detto “ciao, piacere, io sono X.”
Mi ha cambiato il modo di vedere le cose, la vita e me.
Perchè la dolcezza vede cose che vanno oltre, vede cose che da soli non vediamo e a sua volta, ti fa fare cose che non pensavi potessi fare.
Io fino a quel momento pensavo che i forti fossero quelli che ti tengono testa, con cui ti scontri anche in maniera violenta, perchè no.
Ma quel giorno capii che i veri forti sono quelli che entrano in punta di piedi, senza fare rumore e ti strasvolgono la vita, con dolcezza.
-G.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Mi piace molto come usi l’avrei, è un racconto che arriva in punta di piedi e dolcezza, proprio come scrivi tu.
Grazie molte!?