Stelle artificiali

Serie: Lascia che passi la notte


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Annalisa sta trascorrendo il primo venerdì sera in Giappone con il suo affascinante collega Andrew e suo marito non ne sa nulla.

Gennaio 2022

Annalisa camminava a fianco di Andrew tra le insegne a neon e i maxi schermi di Shibuya, la testa più leggera di quanto avrebbe voluto. Si guardava intorno e le sembrava di vedere solo gente sorridente, file di giovani davanti ai locali, turisti che si lasciavano trasportare dalla corrente con i sorrisi a fior di labbra. E poi, musica, odori di cibo, un vociare continuo e luci ovunque.

Ogni tanto, le loro mani si sfioravano per un attimo e Annalisa si ritrovava a scusarsi, girandosi subito dalla parte opposta per indicare un negozio o un grattacielo e chiedere qualcosa. “E là cosa c’è?”

Lui rispondeva, la traccia di un sorriso divertito sulle labbra. All’ennesima domanda, mentre lei gli indicava un grosso edificio contrassegnato dal nome Shibuya 109, le disse: “Credevo non fossi venuta qui come turista”. Uno sguardo all’orologio, prima di tornare a incrociare il suo sguardo.” Spero di riuscire a soddisfare tutte le tue curiosità.”

Quel tutte e il tono con cui era stato pronunciato le procurarono un fremito. Rabbia, imbarazzo o qualcos’altro? 

Perché quel tizio non poteva essere trasparente come suo marito? Nessun giochetto o significato segreto dietro le parole, solo sicurezze e abbracci che profumavano di pulito e di casa. 

Cercò una risposta sprezzante, qualcosa per ristabilire il controllo della situazione, per ricordare che erano solo colleghi. Forse, più a sé stessa che a lui. 

Andrew la prese per il polso e la condusse in un’altra via. La sua stretta era delicata, ma decisa, un contatto talmente insolito- dove anche le strette di mano tra colleghi erano quasi inesistenti-da lasciarla senza parole e incapace di sottrarsi. ” Vieni, dobbiamo sbrigarci.” Tirò fuori il telefono e cercò un numero in rubrica. Poche frasi pronunciate in giapponese e una risata, poi tornò a voltarsi verso di lei. “Sei pronta a toccare il cielo?” 

“Guarda che―”

“Eccoci.” Le indicò un incrocio davanti a loro. “Quello è il Shibuya crossing, l’attraversamento pedonale più famoso al mondo, ma dall’alto rende di più.” Spostò l’indice verso un grattacielo. “E infatti noi andremo lassù.”

Da fuori sembrava simile a tanti altri, un edificio di chissà quanti piani pieno di finestre. 

“È tardi, credo che dovresti riaccompagnarmi a casa.”

Andrew le stava ancora tenendo il polso, le dita morbide e calde nonostante l’aria pungente di gennaio. “Tuo marito aspetta la telefonata della buonanotte?” 

“Certo e poi sono stanca.”

“Ma Tokyo merita ancora un po’ del tuo tempo.”

Le porte a vetri del grattacielo si aprirono con un leggero ronzio. Tutte le luci nell’atrio erano spente, tranne quelle della biglietteria. Una scritta in inglese recitava Shibuya Sky. 

Andrew sorrise alla ragazza vestita di scuro e truccata con cura dietro il bancone. “Hai visto Ikue come siamo stati veloci?” 

Lei guardò storto sia lui che Annalisa. “Ti avevo detto di non chiedermi più certi favori.” Iniziò a dire in inglese, probabilmente a uso e consumo dell’altra donna. “Mi farai licenziare, devi rispettare l’orario di chiusura come tutti.”

Lui rise e abbozzò un inchino. “Ma io non sono tutti, altrimenti non mi diresti sempre di sì.”

Ikue scrollò la testa. “Non più di quindici minuti, conosci la strada.”

“Mi sdebiterò come al solito.”

L’altra fece una smorfia e borbottò qualcosa in giapponese. 

Annalisa rimase rigida contro la parete dell’ascensore, le unghie conficcate nei palmi. “Porti qui tutte le donne che vuoi sedurre?” 

Andrew le sorrise, piegando la testa di lato. “Cosa ti fa pensare che voglia sedurti? Cerco solo di essere ospitale.”

“Sì infatti” rispose secca, girandosi verso le porte. Quanto ancora sarebbe durata la salita? Percepiva lo sguardo di lui sulla nuca, una sensazione fisica, come un leggero solletico preludio a carezze più intense e sensuali. 

L’ascensore sussultò e, dopo un istante troppo lungo, le porte di schiusero.  

Annalisa tirò un immaginario sospiro di sollievo e uscì. 

Davanti a lei c’era un’immensa piattaforma delimitata da panelli trasparenti. 

Andrew la superò e le fece un cenno con la mano. “Vieni, non vuoi vedere Tokyo stesa ai tuoi piedi?” 

Sotto di loro, molti metri più in giù, brillava un mare di stelle artificiali, il scintillante abito da sera della metropoli. Le strade sembravano sinuosi serpenti di luce e la Tokyo Tower, con la sua somiglianza alla Torre Eiffel, luccicava dorata in lontananza. Il Shibuya crossing appariva come un rettangolo zebrato con una diagonale al centro. Appena le auto si fermavano, un fiume ordinato di persone si riversava sopra le strisce bianche, come in un’impeccabile coreografia urbana. 

“Ti piace?” Si sentì chiedere da Andrew. 

“Sì.” Quasi non si accorse di sorridere.

“Nei giorni limpidi si riesce a vedere anche il monte Fuji.”

Annalisa si girò a guardarlo, ma non disse nulla. 

“Cosa c’è?” 

“Ti capita mai di sentirti nel posto giusto anche dove non dovresti?”

Lui accennò una risata e mise in bocca una sigaretta. “Hai delle regole anche per le emozioni da provare?” Le allungò il pacchetto, ma lei lo guardò con disapprovazione. 

“Non c’è niente di male a darsi delle regole e mi pare che qui non si possa fumare.”

Andrew annuì e avvicinò la fiamma dell’accendino alla sigaretta. Aspirò la prima boccata guardandola negli occhi. “Non vedo nessun altro oltre a noi.”

Lei incrociò le braccia sul petto. “Non puoi sempre prenderti quello che vuoi senza curarti degli altri.”

“Dopo le regole anche i rimproveri. E pensare che ci conosciamo da neanche una settimana.” Soffiò il fumo di lato, senza perdere il contatto visivo. “Non hai appena detto di sentirti nel posto giusto?”

Annalisa scrollò la testa e tornò a guardare il panorama. Stelle in cielo ne sembravano rimaste poche, erano tutte in basso. 

Pensò a Sebastiano, se lo immaginò in ufficio e poi a casa con Valentino, a preparargli la cena e a fargli il bagnetto, asciugandolo con cura nell’accappatoio con gli orsetti.

Lui era con il loro bimbo e lei con un uomo.

Non meritava altro male oltre a quello che gli procurava con la sua lontananza e con il pensiero di Alex.

“Voglio andare via.”

“Lo immaginavo.”

“Non sono una che tradisce il marito solo perché è lontana, Andrew.” La frase risuonò nelle orecchie di Annalisa come l’eco di uno sparo.

Lui tirò fuori una bustina e spense la sigaretta. “E io non sono uno che scappa davanti alle sfide difficili, Ann.”

 

Serie: Lascia che passi la notte


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Discussioni

  1. Una bella ambientazione, e l’ intrigante situazione che pone la protagonista in una condizione conflittuale, forse poco originale, ma ben costruita a mio avviso, che desta curiosità. Grazie per la lettura

  2. Mi associo ai complimenti per la descrizione di Tokyo. Io non ci sono mai stata, e da come ne parli ero convintissima che tu invece ci fossi stata e anche più di una volta. Sei bravissima a trasmettere la sensazione di stare davvero lì, a maggior ragione se la tua è una descrizione “da lontano”. La battuta finale di Andrew è una bomba. Certo, nei dubbi e nelle fragilità di Annalisa si infila a gamba tesa, ma credo farà il suo effetto…

  3. É dall’arrivo a Tokyo di Annalisa che mi domando se tu ci sia stata davvero. Ora, leggendo i commenti, ho saputo e anch’ io ti dico complimenti, molto brava. Le tue descrizioni sono suggestive, trasportano là, anche in cima al grattacielo, e fanno sognare.

  4. Ciao Melania! La frase finale di Andrew ha tutta l’aria di una dichiarazione d’intenti. Ottimo anche questo episodio (bellissima la ricostruzione della città – amo i film giapponesi, soprattutto quelli con ambientazioni urbane). E hai reso perfettamente il linguaggio non verbale di quel marpione di Andrew😂

  5. Il personaggio di Andrew è assolutamente affascinante. Sembra che tu l’abbia creato apposta per essere il serpente che tenta la povera Ann. Le gira attorno, è suadente e le sue parole soffiano come brezza nelle orecchie di lei e dietro al suo collo. Bello come la città che sta ai loro piedi. Non lo so come questa sorta di danza andrà a concludersi, pare però che chi porta, per ora sia lui.
    Comunque andrà a finire, tu hai una grandissima capacità descrittiva e soprattutto di esplorazione dell’anima dei tuoi personaggi che diventano così reali da coinvolgerci nelle loro ansie ed emozioni. Come sempre, bravissima.

  6. Buongiorno Melania. Parto dal titolo ‘Stelle artificiali’. Non ne potevi scegliere uno più azzeccato e affascinante. Mi sono ritrovata anche io su quella torre a guardare giù, mi sono impressionata e lasciata coinvolgere dalla descrizione che hai fatto. Davvero meravigliosa.

  7. Confermo: voglio andare in Giappone 🤣 Di questo episodio mi ha colpito il dialogo finale: dopo una serie di sguardi, parole, emozioni…La frase di Annalisa è stata davvero simile a uno sparo! Lei non tradisce il marito. Punto. E mi è piaciuta anche la risposta del sexy giapponese: lui non si arrende😁😁😁

  8. Stupenda la descrizione di Tokio, mi sembrava di vederla! I dialoghi sono una forza. Un botta e risposta che mi ha lasciato senza fiato. Bravissima Melania, non mi deludi mai 👏👏👏👏

  9. ” Percepiva lo sguardo di lui sulla nuca, una sensazione fisica, come un leggero solletico preludio a carezze più intense e sensuali. “
    Questo passaggio è potentissimo. Mi ha strappato un sorriso e non so ancora come va a finire 😃