Alfredo

Alfredo Rinaldi poteva vantarsi, e anzi, lo faceva con piacere, di discendere da numerose generazioni di ricchi modenesi. Una ‘razza pura’, la  sua.

Quando camminava, teneva alta la testa, con orgoglio.

Quando parlava, usava un tono sicuro, con orgoglio.

Quando cenava fuori, tirava fuori il portafogli pieno di banconote, con orgoglio.

Orgoglio.

Questo era tutto ciò che Alfredo conosceva. Tuttavia quell’orgoglio non nasceva dalla fierezza delle proprie opere, ma germogliava da idee che gli erano state seminate in mente fin da quando era un infante.

“Noi Rinaldi siamo ricchi, Alfredo. Non c’è niente che non possiamo fare” diceva il padre, con orgoglio.

“Abbiamo il diritto di avere tutto ciò che vogliamo” affermava il nonno, con orgoglio.

“Gli altri sono niente in confronto a noi” esclamava lo zio, con orgoglio.

“Siamo modenesi di stirpe: questa città è nostra” gli spiegava suo cugino, con orgoglio.

“Noi siamo sempre sopra agli altri” gli ricordava il fratello.

“Io valgo più di tutte le persone” ripeteva Alfredo, con orgoglio, come se fosse un automa, creato per ripetere ciò che sentiva.

Alfredo, spogliato delle idee di cui i suoi parenti l’avevano circondato, non era niente. Ma quando qualcuno viene cresciuto con la convinzione di essere superiore ad altre persone, inevitabilmente perde quell’umanità che caratterizza noi esseri umani.

Senza di essa, che per etimologia appartiene a ciascuno di noi, perdiamo una parte importante della nostra anima. Dunque era Alfredo, insieme ai suoi parenti, a mancare di qualcosa rispetto agli altri.

Ma dubitare di se stessi, facoltà che permette alle persone di crescere, non era qualcosa che apparteneva ai Rinaldi.

Alfredo era saccente, arrogante, superbo e borioso.

Pensava che con i soldi si potesse arrivare dappertutto perché nessuno gli aveva insegnato a guardare il mondo con occhi differenti.

Egli si sentiva completo. Poteva comprare tutto. Sentivo ogni mio compagno desiderare di avere la sua vita, di poter viaggiare in Cina, di vivere in una casa lussuosa, di avere quel potere che i soldi danno. Ma vi è sempre una piccola increspatura che rende il fuori vulnerabile e permette alle anime scrutatrici di osservare il dentro.

Alfredo aveva soldi, macchine, case, e ogni altro bene materiale che si potesse desiderare, ma una famiglia era un concetto estraneo a lui, senza che se ne fosse mai reso conto.

Si ubriacava con il padre e ne parlava con orgoglio.

Non vedeva la madre da anni e ne parlava con orgoglio.

Suo nonno denigrava la moglie e ne parlava con orgoglio.

Suo padre partiva senza avvisarlo e ne parlava con orgoglio.

Alfredo non lo capiva, ma in fondo a tutto quell’orgoglio si celava un immenso vuoto. Questa voragine lo aveva accompagnato da quando era nato, per questo non riusciva a concepire una vita senza di essa, per questo non si accorgeva neanche di averne una.

Da questo ritratto Alfredo sembra un uomo senza pietà, senza etica, un essere simile ad un mostro.

Tuttavia non esistono mostri, soltanto esseri umani.

E giudicare Alfredo per quello che è non è scontato, o semplice.

Quando nasciamo tutto ciò che ci circonda partecipa alla nostra formazione. Una serie infinita di fattori casuali, lontani dal nostro controllo, incidono su chi saremo, senza interpellare la nostra volontà. Nasciamo per caso, perché in quel momento di quel giorno quelle persone hanno deciso di unirsi per creare una vita, volontariamente o involontariamente.

Nascere in Italia ci permette di condurre un’infanzia sicura, lontano dagli scenari di guerre che in altri paesi rubano una parte di felicità ai bambini. Il nostro paese natale è pura fortuna. Essere qui in salvo o essere lì a morire non è frutto del nostro merito, ma il mero risultato del caso che governa la nostra esistenza. I nostri genitori e la nostra famiglia, infine, contribuiscono a determinare il nostro carattere.

Un ragazzo come Alfredo, circondato da figure che gli impongono ideali errati invece di insegnargli a pensare, a rispettare il prossimo, a trattare tutti come propri pari, non ha forse più ostacoli per diventare una persona buona?

É ovvio che la forza d’animo degli uomini si misura anche in questo, nella scelta di andare contro la propria famiglia, di pensare diversamente, di opporsi a chi ci ama.

Ma quanto è difficile immaginare una via diversa da quella che ci hanno già tracciato?

La verità è che la realtà è sempre più complessa di quel che sembra in apparenza. Alfredo non è più biasimabile di qualcun altro. Riusciremmo noi a pensarci diversi da quel che siamo?

Tutti noi siamo semplici maschere che recitano sul grande palco della vita, ognuna interpretando un ruolo preciso, seguendo un copione che ci è già stato scritto. Tuttavia, la bravura dell’attore risiede nella capacità di andare oltre alle battute che sono state decise, di toglierne alcune, di inventarne di nuove, creando una versione migliore del personaggio che deve interpretare.

Ma la verità è che io non so se avrei conservato il mio carattere se fossi stata educata da genitori diversi. Non posso dire con certezza che se io fossi nata nella famiglia di Alfredo sarei stata diversa da lui.

E dico questo con orgoglio.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Spesso anch’io mi trovo a discutere di quanto l’ambiente esterno sia preponderante su tutte le decisioni che prendiamo e su tutti i comportamenti che adottiamo. Molti di noi, se non tutti, avrebbero agito come Alfredo. O forse addirittura peggio.

    1. Purtroppo le nostre scelte sono influenzate da ciò e chi ci circonda. La nostra personalità dipende da noi ma anche da chi frequentiamo. E’ dunque difficile giudicare una persona poiché la sua natura non dipende totalmente dal suo carattere. La sorte gioca un ruolo complesso e importante nella nostra vita. Si tratta di fortuna, alla fine.

  2. “quando qualcuno viene cresciuto con la convinzione di essere superiore ad altre persone, inevitabilmente perde quell’umanità che caratterizza noi esseri umani”
    Questo passaggio mi è piaciuto

  3. Le convinzioni gettate alla radice, influenzano nel bene e nel male la nostra vita. Cresciamo in una visione, un punto di vista, ed una volta adulti dobbiamo rielaborarla alla base delle nostre esperienze. Non è una colpa, ma l’essere umano è fatto per crescere e questo auguro a tutti gli Alfredo di questo mondo.

  4. Buongiorno Zurine, e benvenuta !
    Il tuo racconto -molto ben scritto, complimenti- spiazza. Non sono sicura di condividerne le conclusioni, ma certo metti la lettrice di fronte ad una serie di domande reali e ben poste.
    Continuero’ a leggerti con piacere.

    1. Grazie mille per il dolce commento! Ho scritto questo racconto due anni, adesso anch’io ho messo nuovamente in dubbio le conclusioni del racconto, tuttavia la vita è troppo complessa per essere sempre guardata dallo stesso punto di vista. Per questo, ho deciso di pubblicare il racconto senza cambiare la fine.

  5. “Un ragazzo come Alfredo, circondato da figure che gli impongono ideali errati invece di insegnargli a pensare, a rispettare il prossimo, a trattare tutti come propri pari, non ha forse più ostacoli per diventare una persona buona?”
    👏