
Anime perdute (prima parte)
Serie: Lo spettro della foresta di Khoun
- Episodio 1: Sussurri nel buio
- Episodio 2: Sam e Bill
- Episodio 3: Iris
- Episodio 4: L’ombra della maledizione
- Episodio 5: Segreti e Maledizioni
- Episodio 6: Il giuramento tradito
- Episodio 7: Anime perdute (prima parte)
- Episodio 8: Anime perdute (seconda parte)
- Episodio 9: Le storie dimenticate di Sam e Bill
STAGIONE 1
Il conte di San’Aten serrò i pugni con forza. Le unghie gli scavavano i palmi fino a farli sanguinare, ma la sua espressione non tradiva alcuna emozione. L’idea che anche Iris fosse diventata una pedina nel crudele gioco dello spettro lo tormentava, ma si ripeteva che non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.
Gli ultimi giorni lo avevano sfiancato. Avrebbe voluto dormire, ma gli incubi non gli davano tregua. Ogni volta che chiudeva gli occhi, la stessa scena tornava a perseguitarlo… tranne quella notte.
La luce argentea della luna illuminava un angolo nascosto della foresta, circondato da fitti cespugli e tronchi ricoperti di licheni. Davanti a lui si ergeva il monumento funerario: imponente, solenne. Era scolpito nel marmo più puro, ornato di pietre preziose e avvolto da uno spesso strato di ghiaccio. Poggiava su un piedistallo di pietra nera, saldo come un albero secolare radicato nella terra. L’edera si arrampicava dalla base fino al coperchio, lasciando intravedere il corpo di una donna, immobile nel suo eterno sonno.
La sua mano scivolò sulla lastra, scoprendo una rete di crepe sottili raccolte attorno al cuore, come una ragnatela incisa nella pietra.
«Cavaliere, cosa cerchi?» chiese lo spettro con voce grave. «Perché percorri una via che gli uomini vogliono dimenticare?»
«Voglio aiutarti» rispose San’Aten con umiltà mentre scrutava l’oscurità in cerca della fonte di quelle parole.
«Non puoi cambiare ciò che è stato. Vattene!»
Quando rivolse lo sguardo verso la donna nella tomba, un’angoscia profonda lo travolse. Era Iris. Il volto pallido e immobile come quello di una bambola di porcellana, i capelli distesi sul petto in un ordine innaturale.
Si svegliò di colpo, fradicio di sudore, con un senso di oppressione che gli attanagliava il petto.
Il giorno seguente si rimise in viaggio verso la foresta di Khuon. Quando giunse nei pressi della capanna, la notte era già calata e le acque del lago riflettevano la luce lunare, conferendo al paesaggio un’aura spettrale.
La casa sembrava deserta. Il vento faceva sbattere la porta socchiusa, scuotendo i cardini fino a farli cigolare, mentre le tende alle finestre sventolavano come spettri inquieti. Entro con passo incerto. Una sedia era rovesciata, una coperta giaceva sul pavimento. Il camino era spento, e nell’aria stagnava un odore acre di fuliggine e polvere, come se il tempo si fosse fermato.
C’era qualcosa di sbagliato in quel silenzio. Troppo profondo. Troppo vuoto.
«Iris, dove sei?»
Sfoderò la spada con un movimento secco e si lanciò nella foresta, certo che avrebbe dovuto lottare per la vita.
«Iris, rispondimi!» urlò, la voce gli si spezzò per la paura.
La nebbia cominciò a emergere dal suolo, lenta e spessa. Gli alberi, alti e contorti, proiettavano ombre inquietanti, mentre l’umidità della notte gli penetrava sotto l’armatura, facendolo rabbrividire.
I primi lamenti lo investirono all’improvviso: più tristi e angoscianti di quanto fossero apparsi nei suoi incubi.
Poi la vide: giaceva nella bara di ghiaccio, al centro della radura. Il suo sguardo scivolò sulle vesti nere, e tremò nel riconoscerne il volto. Era Iris. ll fiore che avrebbe voluto proteggere dalle tempeste della vita gli era stato strappato via, e lui non era riuscito a salvarla.
«Maledetta!» gridò. «Non hai avuto riguardo nemmeno per lei.»
Il velo di nebbia che avvolgeva la foresta si squarciò, rivelando uno scenario agghiacciante.
Centinaia di corpi giacevano rinchiusi in innumerevoli bare di ghiaccio, disposte in file interminabili. Alcune erano antiche, il ghiaccio consumato e ricoperto di muschio; in quelle più recenti, le figure all’interno erano ancora visibili, i volti bloccati in espressioni di dolore e rassegnazione.
Il cuore del conte batteva all’impazzata. Le mani gli tremavano, e non solo per il freddo. Si guardava attorno con orrore, cercando un segno di vita, ma dovette arrendersi all’evidenza: era circondato dalla morte.
Il pianto dello spettro si trasformò in una risata, cinica e beffarda. Proveniva da ogni direzione, echeggiando tra le tombe come un’eco distorto.
San’Aten si voltò verso la prigione di ghiaccio e vide il corpo di Iris, immobile sotto la superficie traslucida. Cominciò a colpire il ghiaccio con la spada. Ogni fendente era accompagnato da un grido soffocato.
«Resisti, tra poco sarai fuori!»
«Stolto» sibilò la voce. «Non esiste arma che possa spezzare quel ghiaccio. Ti avevo avvisato: non c’è speranza.»
«Non la lascerò qui» ribatté il conte. «Verrà con me, come le avevo promesso.»
Lo spettro si avvicinò con la mano gelida protesa come un artiglio verso di lui, ma San’Aten la schivò con un colpo di spada.
«Liberala!» urlò.
La risata dello spettro si fece più acuta, quasi stridula.
Il velo che copriva il viso si sollevò, e la verità lo colpì come una sferzata di vento gelido. Era Iris. Gli occhi, un tempo ridenti e pieni di calore, erano ora scuri, inespressivi. Specchi delle più tremende paure.
«Ho pianto per la solitudine cui gli uomini mi hanno condannata. Per l’affetto calpestato. Per il dolore senza fine. Ogni mia lacrima è una maledizione contro coloro che mi hanno dimenticata.»
San’Aten la fissò, sgomento.
«Le tue azioni sono imperdonabili. Liberali… non hanno nulla a che fare con te.»
«Sono tutti colpevoli» rispose lei, con voce gelida. «Hanno pagato il giusto prezzo per le loro azioni.»
«La tua vendetta è cieca» ribatté il conte. «Non c’è giustizia in quello che fai.»
La sua voce era ferma, ma il dolore nel cuore cresceva come una ferita che non smetteva di sanguinare. Non si allontanava dal feretro che conteneva il corpo della sua amata, e i suoi occhi erano fissi sullo spettro.
«Chi sei?» chiese, con voce incrinata.
«Mi hai cercato, ed eccomi qui» rispose lei, con tono quasi beffardo. «Conosci il mio nome. Perché hai paura di pronunciarlo? Ti hanno raccontato la mia storia, e ti sei rammaricato per la mia sorte. La foresta è la mia dimora, da quando gli uomini hanno maledetto la mia anima.»
San’Aten deglutì, il gelo che lo circondava sembrava penetrare in lui.
«Sei Elara. La figlia di Thoweryn.»
Prima di proseguire rivolse lo sguardo verso il corpo di Iris. Il ghiaccio era ancora lì, intatto, ma non c’era traccia di lei.
Un’ombra lo attraversò, sottile e incomprensibile. La sua mente non riusciva a cogliere ciò che stava accadendo. Il confine tra realtà e illusione si faceva sempre più sottile. (segue)
Serie: Lo spettro della foresta di Khoun
- Episodio 1: Sussurri nel buio
- Episodio 2: Sam e Bill
- Episodio 3: Iris
- Episodio 4: L’ombra della maledizione
- Episodio 5: Segreti e Maledizioni
- Episodio 6: Il giuramento tradito
- Episodio 7: Anime perdute (prima parte)
- Episodio 8: Anime perdute (seconda parte)
- Episodio 9: Le storie dimenticate di Sam e Bill
Descrizioni molto belle e scritte bene, la storia appare interessante fino a questo punto. Meriti i miei complimenti cara Tiziana!!
Spero di non inciampare proprio sul finale. Grazie mille ❤️
Il brano è suggestivo, evocativo, ben scritto e coerente nel tono e nello stile. Hai saputo creare un’atmosfera cupa, sospesa tra sogno e incubo, con immagini potenti e un crescendo emotivo ben orchestrato. La struttura narrativa regge molto bene la tensione drammatica e l’ambiguità tra realtà e visione.
Grazie Rocco
Le tue parole mi riempiono il cuore di gioia. Ci ho messo giorni per scrivere questa parte. Volevo arrivare alla chiusura della storia in modo chiaro e coerente. Dividere il climax in due parti è stata una scelta sofferta, ma non potevo fare altrimenti.
“mentre le tende alle finestre sventolavano come spettri inquieti”
Bella questa immagine 👏. In generale scrivi molto bene, sei coinvolgente nelle descrizioni. Bravissima
Grazie mille ❤️
Spero che Iris sia ancora viva 😞🙈 Aspetto la seconda parte!
A breve (spero!) verrà pubblicata la seconda