Anna

Serie: Incontri insperati


I tuoi programmi per la vita sono andati a rotoli, il lavoro ti consuma, un trauma ti ha lasciato senza forze, niente sembra andare per il verso giusto... Ma alla vita questo non importa, in ogni attimo si può nascondere la felicità.

    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Anna

Anna attendeva che la sua macchinetta Nespresso raggiungesse la temperatura per poi prepararsi il suo caffè.

Era lunedì, ed erano appena le sei del mattino, i suoi occhi gonfi di sonno indugiavano sul pane in cassetta e il barattolo di marmellata sul piano della cucina mentre annotava mentalmente quanto era cambiato da quando, sei mesi prima, era rimasta sola in quella casa.

Nonostante i suoi cinquantatré anni, non si era né mai stancata né mai sentita a disagio quando ogni mattina sua madre, immersa nelle sue attività mattutine, la salutava e le faceva trovare in tavola una tazza di caffellatte caldo.

Non aveva mai lasciato la casa dei genitori, dopo il diploma aveva speso un intero anno a viaggiare e scoprire l’Europa facendo qualche lavoretto saltuario prima di iscriversi alla facoltà di economia della città.

Laureata ottimamente, decise di mantenere la sicurezza della casa dov’era cresciuta per affrontare il suo primo lavoro, e sempre nella stessa casa trovò rifugio in seguito a una cocente delusione amorosa.

Così lasciò passare il tempo e giunse a pianificare finalmente la sua indipendenza alla soglia dei trent’anni quando, pronta per la responsabilità di un mutuo, iniziò a cercare un appartamento giusto per lei.

Suo padre, in pensione da poco, si faceva scorrazzare con piacere a visitare tutte le case che potessero soddisfarla e Anna adorava la sua compagnia.

Stavano guardando il panorama da una terrazza del sesto piano e mentre apprezzavano l’ottima posizione, improvvisamente i respiri di lui si fecero più corti e faticosi, lei lo guardò e gli cedettero le gambe quando lo vide portarsi la mano al petto mentre il viso si faceva paonazzo.

Rimase vicina a sua madre nel lutto e si fecero forza a vicenda, la cosa divenne un’abitudine, l’esigenza per una casa sua si affievolì e da quel giorno non ci pensò più.

Seduta nel suo ufficio con lo sguardo che si perdeva al di là dei diciannove pollici del monitor del suo PC, riascoltava dentro di sé le parole del medico apparentemente senza comprenderle.

“…sua madre… dai sei ai dodici mesi… mi dispiace… signora…”

Dopo ventitré anni, decisamente in modo diverso dai suoi dimenticati piani da giovane donna in carriera, ebbe la sua indipendenza.

Lo sguardo si rimise a fuoco sul presente, prese la tazzina del caffè e la posò sul tavolo, sfilò due fette dorate dal tostapane, si sedette e finì la sua colazione sola nel silenzio della cucina.

Salì le scale e andò in bagno per, come diceva sempre, rendersi presentabile.

Si guardò allo specchio prima di iniziare a truccarsi e, sebbene chiunque l’avrebbe ritenuta una bellissima donna, lei vedeva occhiaie ogni giorno più profonde e le pareva che la pelle delle guance si allungasse sempre più verso il basso, spesso vedeva un nuovo capello grigio e in più si sentiva sempre così stanca.

Completata l’operazione trucco, si spostò in camera, si sfilò la vestaglia, si guardò per qualche istante nuda nello specchio e sospirò prima di iniziare a vestirsi.

Si guardò di nuovo dopo aver indossato un impeccabile tailleur blu con sotto una camicia bianca e si ritenne più che soddisfatta del risultato.

Scese le scale, indossò le sue adorate scarpe in pelle marrone, prese la sua borsa abbinata e alle sei e quarantacinque uscì dalla porta.

L’attendevano circa cinquanta minuti di auto per giungere dalla sua casa di periferia alla sua destinazione in pieno centro.

Salendo in auto sperò che tutto filasse liscio e le riuscisse di completare la revisione dei documenti in vista di quella importante acquisizione entro la fine della settimana: era già passato un mese da quando l’operazione era iniziata e non pensava di poter reggere ancora per molto a quei ritmi da settanta ore la settimana.

Dopodiché si sarebbe presa qualche giorno di pausa, per starsene in casa in tranquillità a guardare i suoi film preferiti mentre beveva cioccolata calda. D’altra parte, cos’altro poteva fare?

Si sentiva vecchia e stanca per uscire la sera, inoltre le sue amiche erano sposate con prole e non facevano una serata tra donne da almeno dieci anni.

Magari avrebbe potuto prendere un aereo per fare una vacanza lampo in qualche isola greca dove a settembre inoltrato era ancora piena stagione balneare, oppure regalarsi quel weekend a Parigi.

Magari la prossima volta, pensò per la ventiduesima prossima volta.

Serie: Incontri insperati


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Discussioni

  1. L’ inizio di questa serie mi incuriosisce. La scrittura é scorrevole, la storia é realistica e credibile. Qualche dialogo e qualche pensiero espresso in prima persona, penso che darebbe un ritmo piú vivace alla narrazione, una maggiore empatia verso i personaggi che emergeranno in questa serie, e un coinvolgemento ulteriore nei lettori.