
Apocalisse delle Stelle Nere
Serie: Elementi di Fisica Sentimentale Quotidiana
- Episodio 1: Teoria della Conservazione Cronica
- Episodio 2: Teoria dell’Elemento Sfuggente
- Episodio 3: Teoria Ondulatoria Dei Corpi
- Episodio 4: Elogio della Bugia Indaco
- Episodio 5: Teoria della Rendita Sentimentale
- Episodio 6: Entropia Quantodinamica del Matrimonio
- Episodio 7: Sindrome della Gelosia Riflessa
- Episodio 8: Rotazione Sincrona Sentimentale
- Episodio 9: Smania Consapevole da Pensiero Stupendo
- Episodio 10: Apocalisse delle Stelle Nere
STAGIONE 1
POSTULATO
Le parole sono facili. Tutto il resto è difficile.
APPROFONDIMENTO
La creazione di materia nell’Universo rappresenta una vera singolarità. In base alla nota formula della relatività, la quantità di energia necessaria per creare della massa è sbalorditiva. Se in questo si volesse vedere una metafora del comportamento umano e nei più svariati campi, non sarebbe inappropriato pensare che blaterare, oralmente o su carta, sia facile, ma concretizzare in un’azione efficace, in un contenuto degno, l’idea penetrante, l’emozione che riesce davvero a coinvolgere, rappresenti un’impresa estremamente difficile.
DERIVATA
Allo stesso modo, l’analogia può spingersi alle relazioni sentimentali che, in epoca odierna, sembrano confinate a livello di energia potenziale, senza giungere alla vera «fusione». C’è difetto di gravità che, per sua propria natura, ha senso solo nella reciprocità, e questo perché viene rallentato, se non eliminato, il movimento verso l’altro. Molti, senza distinzione di genere e includendo anche i single per scelta, hanno i loro motivi per non intraprendere strade sentimentali impegnative, ma qualcosa sfugge e resta un prezzo da pagare. Senza entrare nel merito del giusto o sbagliato, l’effetto è che il nostro Universo si sta popolando di «stelle nere», corpi celesti in cui la radiazione resta confinata all’interno. L’astro non brilla ma imprigiona perfino la luce ed evaporando ignora, o perfino fagocita, ciò che lo circonda.
CONSEGUENZA
Per tornare alla considerazione iniziale, è appropriato citare il frequente “Effetto Fuffa”, fenomeno quantico che si manifesta in quegli scritti che, seppur apparentemente validi, non dicono né danno nulla. Che la quantità cozzi contro la qualità è cosa nota e le potenzialità fornite dalla tecnologia odierna, le stesse che permettono di leggere e scrivere queste righe, consentono al singolo di proporsi al grande pubblico in diversi campi, ivi incluso quello culturale. Si riporta di seguito, a titolo di esempio, un reperto di cui non si conosce l’autore, da cui il sospetto di un’origine perfino artificiale. Di certo è che il piccolo testo, fatta eccezione per la citazione iniziale (particolarmente indigesta ai «Senza Corpo», vds. capitoli precedenti) e per quella evangelica, sorprendentemente significativa, non possiede né capo né coda, non si sa da dove parta né dove voglia arrivare. Un puzzle di frasi prese a caso a dispetto dell’evidente, vano tentativo di cercare un’estetica poetica.
REPERTO
La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi. Non ho mai tregua… (G. D’Annunzio)
Lontano come il passato.
Le nostre risa volavano alte e le credevo capaci di raggiungere quel mare azzurro, tanto vicino da poterlo quasi toccare. Scoprivo a ogni passo, a ogni respiro la bellezza del creato in te. Ora ti guardo e non sei più.
Non è lo spazio a dividerci, ma il Tempo.
Fedele alla mia religiosa immobilità nell’Universo in espansione. Devoto figlio della passione, fu l’istinto a guidarmi, sin dal primo giorno, quella coscienza primordiale di sapermi organismo vivente in un sistema complesso; l’aratro che solca il confine tra due mondi contrapposti, dominati l’uno dall’archetipo fluido in perenne movimento, l’altro dalla fredda pietra che nasconde le ombre.
Il riflesso della luce notturna che attraversa il grande lampadario di cristallo.
La musica, compagna discreta di giorno, irriverente e passionale nel buio della notte.
I ricordi senza età, lampi che squarciano il buio, messaggi nelle bottiglie abbandonate dal mare su spiagge lontane.
L’immagine del cielo notturno, graffiata dalla scia di luci che si accendono e si spengono come lucciole silenziose.
La paura d’incontrare lo sconosciuto nel mio specchio. Udire il respiro di un cadavere nel mio letto.
Dimmi, straniero, hai mai conosciuto l’amore?
In bilico sulla scogliera, raggiunto dalle frange di gigantesche onde, scrutando l’orizzonte in cerca dello sguardo di vecchi marinai persi su bastimenti lontani. Nei loro occhi stanchi, i miei.
Sopravvive alla vita il dolore.
«Eloì, Eloì, lama sabactàni?» (Mc 15,34)
Serie: Elementi di Fisica Sentimentale Quotidiana
- Episodio 1: Teoria della Conservazione Cronica
- Episodio 2: Teoria dell’Elemento Sfuggente
- Episodio 3: Teoria Ondulatoria Dei Corpi
- Episodio 4: Elogio della Bugia Indaco
- Episodio 5: Teoria della Rendita Sentimentale
- Episodio 6: Entropia Quantodinamica del Matrimonio
- Episodio 7: Sindrome della Gelosia Riflessa
- Episodio 8: Rotazione Sincrona Sentimentale
- Episodio 9: Smania Consapevole da Pensiero Stupendo
- Episodio 10: Apocalisse delle Stelle Nere
Che bella sorpresa, Passante. Non me l’aspettavo. Fammi citare la frase di un bellissimo libro, “Il male oscuro”, uno di quei gioielli che una certa cultura ha voluto ignorare, un titolo che ha perfino dato il nome a una piaga moderna, la depressione: il Tempo non ha tremato un solo attimo.
Ecco, interrompere la mia attività qui si riassume molto bene in queste poche, sagge parole e non c’è niente da aggiungere, se non voglio io stesso farmi artefice del fantasmagorico “effetto fuffa”. Il tutto a pochi giorni , peraltro, dall’uscita di Francesco Pino (sei stato uno dei pochi, mi sembra, a volergli mandare un saluto).
Elitario, dici. Da te posso accettare senza problemi una ipotesi del genere, a patto che l’intenzione di fondo sia chiara urbi et orbi: il peggio non muore mai, ma neanche il meglio. È un dovere sia l’impegno massimo verso i lettori, affinché il loro tempo non vada perduto, sia verso noi stessi, pur coscienti che il nostro resta un livello amatoriale.
Avere dei complimenti da te mi onora. Al di là del doveroso ringraziamento, c’è un “mi onora” su cui cade l’accento acuto. Non solo per, a mio modesto parere, una tua grammatica perfetta, né esclusivamente per lo stile personale davvero accattivante: c’è una personalità forte che si riversa nelle tue righe. In cui, forse mi sbaglio, vi è sovente l’urgenza di far emergere “l’altro”. Bada bene, è solo una constatazione e nulla più… sei tu dietro al timone, come ogni autrice e autore.
Grazie di cuore, il mio profilo resta aperto e per ogni commento ci sarà una risposta, pubblica o “privata” che sia. Ma vado ormai avanti come esclusivo, osservatore, senza pubblicazioni né miei commenti, su una piattaforma che resta una bella realtà, a cui auguro ogni bene.
Ho atteso il giusto tempo. Quel momento di silenzio interiore che meritano i tuoi scritti. “L’effetto fuffa” della non-creazione che affabula (nei casi migliori), ma non trasforma, arriva direttamente alla coscienza letteraria e sentimentale. Un lavoro acuto il tuo, che si muove su più piani. Anche se potrebbe essere definito volutamente elitario dai più (e mi fermo nella definizione), presumo sia parte del messaggio: la difficoltà è intrinseca del fare “vero”. La ferita peggiore (che l’essere umano si può infliggere ) è l’insignificanza. In mare, non sempre trovo risposte, ma a volte non sento più le domande. Ti ringrazio di cuore, è stato un tempo impagabile quello dedicato al tuo mondo. Spero, in tutta sincerità, di poterti leggere ancora.
Che bella sorpresa, Passante. Non me l’aspettavo. Fammi citare la frase di un bellissimo libro, “Il male oscuro”, uno di quei gioielli che una certa cultura ha voluto ignorare, un titolo che ha perfino dato il nome a una piaga moderna, la depressione: il Tempo non ha tremato un solo attimo.
Ecco, interrompere la mia attività qui si riassume molto bene in queste poche, sagge parole e non c’è niente da aggiungere, se non voglio io stesso farmi artefice del fantasmagorico “effetto fuffa”. Il tutto a pochi giorni , peraltro, dall’uscita di Francesco Pino (sei stato uno dei pochi, mi sembra, a volergli mandare un saluto).
Elitario, dici. Da te posso accettare senza problemi una ipotesi del genere, a patto che l’intenzione di fondo sia chiara urbi et orbi: il peggio non muore mai, ma neanche il meglio. È un dovere sia l’impegno massimo verso i lettori, affinché il loro tempo non vada perduto, sia verso noi stessi, pur coscienti che il nostro resta un livello amatoriale.
Avere dei complimenti da te mi onora. Al di là del doveroso ringraziamento, c’è un “mi onora” su cui cade l’accento acuto. Non solo per, a mio modesto parere, una tua grammatica perfetta, né esclusivamente per lo stile personale davvero accattivante: c’è una personalità forte che si riversa nelle tue righe. In cui, forse mi sbaglio, vi è sovente l’urgenza di far emergere “l’altro”. Bada bene, è solo una constatazione e nulla più… sei tu dietro al timone, come ogni autrice e autore.
Grazie di cuore, il mio profilo resta aperto e per ogni commento ci sarà una risposta, pubblica o “privata” che sia. Ma vado ormai avanti come mero osservatore, senza pubblicazioni né miei commenti, su una piattaforma che resta una bella realtà, a cui auguro ogni bene.
Il bravissimo Francesco Pino! Confesso: ho avuto la tentazione di aprire un profilo social per cercarlo. Ma vivo lontano dalle piattaforme digitali ormai da molti anni, la presenza in “questa bella realtà” è l’unica eccezione. Le tue parole toccano, come sempre, corde relazionali e spirituali. Rifletterò a lungo su “L’urgenza di fare emergere l’altro”.
Concedimi un aneddoto in proposito.
Fin dai primi anni di vita, a contatto con l’acqua, colavo letteralmente a picco. I miei genitori, terrorizzati, coprirono la piscina e le vasche sul retro dell’abitazione, con grande disappunto di Black, il nostro labrador, grandissimo nuotatore.
Col tempo, dell’andare a fondo ne feci una professione. Portare a galla, far emergere ciò che il mare custodisce, è tesoro di tutti: spesso scomodo, ma sempre di inestimabile valore.
A volte ci riesco, altre no. Ma l’intenzione crea onde magnifiche.
Spero di ritrovarvi prestissimo entrambi.
Ti sono grato per più di un motivo. Innanzitutto per l’aneddoto, davvero significativo. Al riguardo, potrei raccontarti del mio voto al primo tema d’italiano, un bel tre senza decimali. Ora, che non sembri superbia la mia, è passato qualche anno ma, a conti fatti, forse al quattro e mezzo oggi ci arrivo. Anche se non chiederei troppo in giro… specialmente qui.
La chicca è però la gioia di scoprire anche te, spero di non eccedere in confidenza, nel club dei dinosauri asocial, questo parco giurassico in cui vaghiamo, su due zampe, emettendo grugniti indecifrabili. Forse sono lamenti: ma è un’ipotesi.
Avrei voluto anch’io lanciarmi alla ricerca di Francesco, ma le braccine corte, e qui stronco subito le malelingue perché non c’entra la tirchieria ma l’anatomia dei grandi rettili dell’epoca, mi hanno impedito di proseguire nella registrazione sui social.
Un abbraccio, Passante. Al prossimo grugnito, sperando di non incrociare dei noiosi mammiferi.
Un silenzio infinito in cui seppellire i tumulti dell’anima……qualcosa che non viene da nessun luogo e che non va in nessun luogo…..che circola nello spazio e fuori dallo spazio….nel tempo e fuori dal tempo…………
Fuori da quel gioco interminabile…..da quel ribollire ritmato di amori…..rancori….piaceri….fastidi…..oltre la sfera dell’umana emozione……
……la pace…..la certezza del sublime….la cessazione di ogni dolore……
La profonda abolizione della mancanza di significato…………
……oh…..I’ll be free……….
La tua presenza costante, Migeè, ha dato un significato alle mie parole, oltre che conferito loro delle direzioni privilegiate.
Nei tuoi commenti si aprono spiragli di luce e buio e, in entrambi i casi, mi ci ritrovo.
Puntualmente cerco una tua frase, tra le tante così belle, che possa in qualche modo coniugare l’emozione, il sentimento che mi ha dato quell’impulso irresistibile di scrivere, trovandola sempre senza eccezioni. In questo caso “…la certezza del sublime…la cessazione di ogni dolore…”.
Spero un giorno di poter ricambiare questa tua sensibilità.
Grazie di cuore.
Mi sia concesso di dedicare questo capitolo, che conclude la serie, a Francesco Pino, fine autore, commentatore franco e leale, sperando che legga e possa, un giorno, decidere di tornare tra noi.
Con l’occasione, ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito in questo percorso per nulla facile.
Grazie a te, Robért! Ti ho seguito con piacere e spero di leggere presto un tuo nuovo racconto. Quest’ultimo episodio mi ha commosso, scrivi davvero bene, ma questo lo sai già. Molto toccante anche il finale con la citazione del Vangelo di Marco ❤️
Cara Arianna, sei stata costante fino all’ultimo. Mi è sembrato di percorrere un viaggio sotto un cielo dominato dalle Pleiadi… se non ricordo male, ti avevo parlato di Maia.
Non tutte le stelle sono nere.
Il tuo commuoverti mi ha fatto commuovere. Nell’epoca delle condivisioni facili, sterili, credo significhi molto. Cosa cerchiamo quando scriviamo, se non qualcuno che accolga le nostre emozioni?
La citazione del Vangelo di Marco è scaturita da un’ispirazione fulminante. Nel giorno della domenica delle Palme ha avuto il suo senso, credo, come anche vedere Bowie nella sua ultima apparizione, già cosciente della sua fine imminente: una immagine che ha dato, forse, voce a un sentimento che avevo dentro. Per la cronaca, questo suo ultimo album si intitola Blackstar e il personaggio interpretato, ennesimo suo alter ego, è il “Profeta Cieco”. La quantità di simbolismi che contiene l’album è notevole.
Grazie di tutto, Arianna.