Aragne

Sono un ragno.

Mi nutro di storie e saggi che lego intorno al mio filo. È del tipo più comune, sai, di semplicissimo aracnide. Lo riesco a stendere sotto le sedie, negli angoli e sui tetti, fra il saliscendi delle scale, pure, e non ho fatica a studiarmi di allungarlo per brevi o lunghi tratti, a seconda delle prede che mi vado a cercare per quel che m’abbisogna il sopravvivere.

Senza ne vado soffrendo assai. Come farò, nelle mie tenebre, a sognare l’estate e l’inverno, senza un sostentamento opportuno a tale scopo?

Non mi vergogno a confessare che mi piacciono assai quei moscerini pieni di zucchero, fragilissimi, talmente piccoli che il divorarli è appena un paio di righe -raramente una pagina intera.

Ma sono poesie e filastrocche dal rintocco primaverile, calde come il sole di pieno Agosto, d’amore e d’avventura, che m’inclinano lo spirito a trame di vite lunghe e coraggiose rinchiuse nel giro di appena trecento fili, magari agrodolci. Quasi sempre a lieto fine.

Troppo spesso m’abbuffo di quei svolazzanti divertentissimi e ardui d’acchiappare; nella mia soddisfazione, ne traggo lunghe stese di malinconie leggendarie, piene di segreti e cose perdut’e ritrovate, nei nodi turbolenti che legano fino al pittoresco fuor del tempo.

Difficile che scendo da lì.

Di altri ragni è quasi impossibile trovarne. Siamo eccellenti solitari, amanti della miseria e specialmente della nostra. 

In giro vanno ronzando mosche nere -migliori e sempre più rare quelle verdi, d’intelletto audace e rapidissimo-, che a sfottermi m’adducono un estremo eremitaggio, m’avversano per nemico, alludono al ridicolo guardando la mia casa da lontano.

Ma in fondo sanno bene pure loro, e lo ammettono colle stesse lontananze che tengono e testimone del timore c’hanno: io vivo in un castello, con torri di guardia ai punti cardinali, al cui centro di un inestricabile labirinto conservo la sala del trono.

Là, sul mio scranno, ho intrecciato centinaia di poesie.

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. La brevità, come in questo caso, può essere una virtù letteraria molto interessante. C’è un attraente parallelo fra l’entomofagia e la creazione poetica – se non ho capito male – e spero proprio che questa Aracne sia capace di misurarsi con le insidie della scrittura con maggior successo della sia mitologica progenitrice.