
AUTUNNO
«Buongiorno principessa! Abbiamo dormito bene stanotte?»
La signorina Costa la fissava da accanto la finestra, nelle mani stringeva ancora il cintino teso della tapparella.
Il suo sorriso indelebile l’accoglieva ogni mattina, puntuale e radioso come il sorgere del sole.
Il camice bianco dell’infermiera aderiva alle sue forme giunoniche trasfigurandone il corpo in una sorta di statua postmoderna, un nudo marmoreo che negava però i tratti più sconci, smussati nei punti giusti dalla pudicizia che quella divisa sapeva ispirare.
“Una santa puttana”, pensò Isabel.
Avrebbe tanto voluto apparire così, da grande.
La Costa le si avvicinò, pronta per praticarle l’iniezione mattutina.
La fece sedere sul letto e le arrotolò la manica del pigiama.
Sentì l’ago entrarle sottopelle e il liquido freddo invaderle le vene come un rampicante che le strisciasse lungo il braccio.
L’infermiera fece un altro sorriso: «Brava ragazza! Ora andiamo alla mensa a fare colazione con i tuoi amici!»
“Amici…” pensò Isabel, “qui non ho amici. I miei soli amici sono al paese, a vivere la vita… non certo a trascorrere la giovinezza rinchiusi in un ospedale.
Avrei dovuto dar retta a mia zia.
Avrei dovuto ascoltare le sue parole e non seguire quel poco di buono d’uno straccivendolo ambulante.
E ora eccomi qui. Rinchiusa.
Maledetta quella notte che ho deciso di scappare con lui.
Maledetto mio fratello che ci ha scoperti, e maledetto mio padre che me ne ha date così tante da farmi perdere il bambino.
Oh, ma quando uscirò da qui sarà tutto diverso…”
Le due donne camminarono lentamente lungo il corridoio, Costa reggeva Isabel per un braccio, contando a bassa voce i passi misurati che entrambe compivano all’unisono.
Passarono davanti alla stanza della vecchia Nora: le sue urla strazianti erano rese ancora più atroci dall’indifferenza che regnava in quell’ala del palazzo.
Lì ormai tutti erano assuefatti alla disperazione.
Quando Isabel entrò nella mensa non poté trattenere un moto di sorpresa nel vedere la grande torta piazzata al centro di una tavola apparecchiata.
«Sorpresa!» Disse Costa lasciandola andare per un attimo, nell’impacciato tentativo di simulare un applauso afono.
Una decina di pazienti s’erano stretti attorno a loro, investendo Isabel con una ventata di aliti maleodoranti da post risveglio.
«Buon compleanno, Isabel!» Mormorava quella folla di corpi deformi e claudicanti.
Nei loro occhi c’era una blanda eccitazione che la donna tentò generosamente di non smorzare, mascherando al meglio tutto il disgusto provato verso quei poveri reietti.
«È il mio compleanno…» constatò con finto stupore, fissando le fiammelle delle due candeline a forma di uno e di otto conficcate nel pan di Spagna «…me ne ero completamente scordata»
“Giusto: diciotto anni. Da oggi tutto cambierà!” Si ripeté mentalmente intanto che spegneva con un soffio le due candele.
La torta non era un granché: sembrava di mangiare una spugna asciutta riciclata da una lavanderia e cosparsa di sciroppo per la tosse.
Isabel nascose le candeline in un taschino del pigiama, sicura che quello sarebbe stato l’unico regalo su cui avrebbe potuto contare.
Si guardò intorno in cerca dell’infermiera Costa, ma non la trovò.
Fermò allora un’altra inserviente per chiederle se sua zia o sua madre si fossero presentate quel giorno in ospedale.
La donna non rispose nemmeno.
“Stronza”.
Quando Isabel fu di nuovo nella sua stanza, non poté fare a meno di contemplare le proprie mani.
Da qualche tempo sembravano strane.
Nulla poteva dissuaderla dall’idea che quello fosse l’effetto collaterale di uno dei tanti farmaci che giornalmente le iniettavano.
Dal bagno spuntò la mole imponente dell’infermiera Costa.
Sembrava sorpresa di vederla già rientrata nella sua stanza.
«Come ti senti, cara? Ti è piaciuta la sorpresa?» Chiese la donna, tornando a sfoggiare il suo inossidabile sorriso.
«Sì. Avevo dimenticato che oggi era il mio compleanno».
«Oh, stella. Non devi preoccuparti: può capitare…» la confortò lei stringendole entrambe le mani.
Notando la differenza fra le sue e quelle della Costa, Isabel non riuscì a trattenersi dal chiederle perché la sua pelle fosse così strana.
L’infermiera allora si fece più seria del solito, come se un urto violento le avesse fatto cadere quella maschera di serenità.
«Beh… è una cosa normale, non credi?»
Isabel si domandò se la Costa non stesse scherzando.
«Per favore, non mi prenda in giro: so benissimo che c’è qualcosa che non mi vuole dire.
Non conosco nessun altro diciottenne con mani come queste…»
L’infermiera si allontanò, accostandosi alla finestra.
Fuori il cielo d’autunno era ancora azzurro e brillante, come se l’estate non si fosse rassegnata a morire.
Quando si volse di nuovo verso Isabel, la vide trafficare con le due candeline appena estratte dalla tasca del pigiama.
Con delicatezza gliele sfilò dalle mani e le posò dentro al cassetto del suo comodino.
Là, dove teneva tutte le candele degli ottanta compleanni passati.
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Non me lo aspettavo decisamente, devo essere sincero. Mi piace come hai costruito il finale servendoti di soli fatti, niente dialoghi o impressioni. Semplicemente quel “ottanta compleanni passati” è bastato per raggiungere il tuo intento.
Grazie mille, Gabriele, per aver letto il mio racconto! Un buon vecchio plot twist non guasta mai 🙂
Avrei dovuto capirlo prima, qualche indizio l’ avevi inserito; invece l’ ho capita solo alla fine la vera eta` della “ragazza”. Un racconto che mi ha incuriosito e sorpreso sul finale. Bravo!
Grazie mille per aver letto il mio racconto! Sì, alla fine era solo un piccolo gioco che ho voluto fare con il lettore, sono contento che sia riuscito nell’intento. 🙂
Ho apprezzato l’atmosfera barocca che pervade questo brano intriso di dialoghi che restano e un finale che fa pensare, diverse allegorie mi hanno in un primo momento confuso, ma leggendo anche gli episodi passati ho potuto apprezzarne l’intricato e simbolico mosaico di vita tessuta con una complessità che richiede uno sforzo di lettura intenso, ma ampiamente ripagato
Grazie mille per aver letto il mio racconto e per il lucido commento. Apprezzo molto che si sia colto il risalto dato alla componente allegorica di ciascuna storia, un elemento spesso bistrattato dalla contemporaneità ma che reputo invece sempre vitale per la stimolazione a una lettura attiva.
Bravo, come sempre. Le prime righe fanno pensare a una casa per anziani, poi: “no, è una ragazza”, poi: “aspe’, c’è qualcosa di strano”, poi il finale a sorpresa. Racconto scorrevole, intrigante e ben riuscito… Solo una cosa che ora ti chiedo in privato 🙂
Grazie mille per aver letto il mio racconto! Come sempre hai colto l’anima della storia… e soprattutto hai individuato l’esatto punto in cui anche io ho avuto qualche perplessità (in questo caso mi sono preso il rischio di invitare il lettore ad annodarsi le dita nello sforzo di contare quante cifre si ripetono nella successione dei numeri naturali, sperando di non aver fatto male i calcoli :))
Caspita che pelle d’oca sul finale! La tua penna oramai è per me sinonimo di garanzia. Poche parole le tue, nessun giudizio, dialoghi sorprendenti. Un tema difficile e delicato quello della salute mentale che hai trattato con estrema delicatezza. Bravissimo
Grazie mille, Cristiana! Ho cercato di dare un taglio personale alla classica storia con twist finale. Questi racconti sono esercizi per definire le mie tematiche, e mi rende molto felice sapere che il messaggio arriva sempre più nitido. Grazie ancora! 🙂
Un racconto che ha saputo condensare in poche righe quasi tutta una vita, nelle tracce lasciate in qua e in là per il lettore, pezzi di un puzzle che prende forma nelle ultime righe. Molto piaciuto.
Grazie mille per aver letto il mio racconto! Sono contento di aver saputo disseminare qua e là schegge di mistero 🙂
Bellissimo racconto, complimenti! Un ‘bravo’ di cuore per averci tenuti col fiato sospeso fino al finale.
Grazie mille per aver letto il mio racconto! 🙂
Questo è il vero …. avere ottant’anni e non sentirli 🙂
Comunque scherzi a parte, il pllt twist finale è stato costruito talmente tanto bene che per un momento ho pensato “aspetta non è che a te sta succedendo la stessa cosa?”
Riuscire a ottenere questo livello di immedesimazione è difficile, ma farlo con poche parole lo è ancora di più.
Complimenti davvero ❣️
Comunque è veramente
Grazie mille per aver letto il mio racconto e per il bellissimo commento con suspense😁