
Avventura a Bassora
Iraq, 2003
Ian scacciò una zanzara, ma dopo ne arrivarono altre. Fece uno sbuffo: non si sarebbe mai immaginato di dover sopportare quegli insetti in Iraq. Continuò a scacciarle, quando vide arrivare il capitano scattò in piedi: «Agli ordini».
«Stavi poltrendo, eh?». L’ufficiale sorrise.
«Signore, io…».
«Le tue scuse non mi interessano, soldato. Siamo tornati in queste terre, dobbiamo dimostrare agli uomini di Bush che siamo noi ad avere più esperienza di loro». Sembrava intenzionato a continuare, ma si interruppe al veder arrivare qualcuno.
Ian si voltò a vedere cosa stesse succedendo.
Sulla spiaggetta si arenò uno Zodiac, da lì scesero degli uomini, scaricarono pure alcuni feriti. «Un’imboscata, signor capitano: Baathisti e insorti… ci hanno sparato».
«Maledetti». Il capitano strinse i pugni. «Dobbiamo fare una rappresaglia, non c’è scelta».
Ian si sbarazzò di una goccia di sudore sul naso.
«Soldato, tu e gli altri…».
***
Ian montò a bordo dello Zodiac, il quale presto si riempì di una decina di soldati. Si avviarono nelle paludi di Bassora lasciandosi alle spalle l’isoletta su cui la compagnia di cinquanta uomini si era accampata. Non erano membri dello Special Boat Service, erano semplici Royal Marines, ma poco importava: si sarebbero impegnati allo stesso modo.
Intorno, le paludi sembravano uno scenario da incubo. Cosa celavano le mangrovie? E dietro quella serie di scogli?
All’improvviso, uno sparo.
Si girarono tutti a guardare.
Dopo quello sparo ce ne fu un altro e un altro ancora, poi delle raffiche. Davanti allo sguardo di Ian, l’acqua limacciosa si increspò a causa delle scariche di piombo.
Come se fossero una falange, i Royal Marines spianarono gli SA80 e il timoniere fece una virata per puntare là verso dove si sparava.
A corrergli incontro, come la carica dei Seicento.
Gli iracheni si erano asserragliati dietro una murata di mangrovie. Al di là delle zanzare e le pallottole che erano zanzare ben più pericolose, Ian li vide e gli sparò contro. Non indossavano un equipaggiamento moderno, erano ancora fermi agli anni Ottanta, fu facile crivellarli di pallottole.
Quando lo Zodiac si spiaggiò, scesero tutti nel fango. A terra, i nemici ridotti a una distesa di feriti e morti. Ian e gli altri li recuperarono, l’infermiere li medicò e diede delle spiegazioni sul come aiutarli. Dei prigionieri in più non sarebbero stati un disturbo.
Ian perquisì l’intero bastione di mangrovie, poté vedere tutto un campionario di fucili e mitragliatrici russi. Stava per dire che aveva finito ma vide davanti a sé una nuova orda di insorti più numerosa di quella che avevano affrontato: lui e il suo plotone avevano affrontato la cuspide di uno schieramento più grande.
I Royal Marines avrebbero combattuto.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Un racconto interessante e molto dettagliato. Il protagonista ben definito. Mi è molto piaciuto.
Grazie mille, Cristiana!
Mi è piaciuto, molto incisivo. Ma il finale mi sembra un po’ aperto. Quindi, data la professionalità di Kenji, azzardo un’ipotesi. Ci sarà un seguito. Magari non subito.
Grazie per il commento, ma non mi sopravvalutare: non ci sarà un seguito. E grazie per il complimento 🙂
Sembra il preludio ad una storia molto più ampia, quasi come una sorta di trailer.
Mi è piaciuto questo racconto, spero che ce ne sarà un seguito.
Ciao e grazie del commento! No, è un librick autoconclusivo