Bere per ricordare – Hangzhou 

Serie: Sulla Cina


Una serie di racconti per far vedere la Cina come la vedo io: contraddizioni, modernità, tradizione, capitalismo, comunismo e cultura.

Acqua a ottanta gradi, le foglie si svegliano, il drago prende vita. Il Longjing è un tè fresco, come il luogo in cui cresce, Hangzhou. I grattacieli sono altissimi e la notte non esiste, il cielo è sempre colorato, le luci e la musica sono protagoniste. Al centro c’è un grande lago, i grattacieli sono sul lato est, ma è ad ovest che riposa la natura. Infinite montagne verdi, le piante da tè scaglionate, i piccoli gazebo pagoda sparsi qua e là per dare riposo ai contadini. 

Da un lato del lago un uomo d’affari esce dall’ufficio a sera inoltrata, stanco, la schiena e gli occhi doloranti per tutte le ore passate seduto davanti al computer, “lo faccio per la mia famiglia”. Dall’altro lato del lago un contadino posa a terra un cesto pieno di germogli di tè, stanco, la schiena e le ginocchia doloranti per tutte le ore passate piegato con il peso sulle spalle, “lo faccio per la mia famiglia”. 

L’uomo d’affari, tornato nel suo appartamento, bacia la moglie e prende in braccio il figlio di appena due anni, si avvicina alla finestra e insieme guardano le luci della città “un detto dice: sopra c’è il paradiso, sotto c’è Hangzhou” il bimbo sorride, non capisce, è solo contento che il padre sia tornato a casa, non lo vede spesso; “la cena è pronta!”. Il contadino rincasa al tramonto, sua figlia di appena due anni si lancia ad abbracciargli le gambe, la prende in braccio senza sforzo, “papà andiamo a vedere insieme il sole che va giù?”, quando il padre rientra presto vanno sulla collina a vedere il tramonto, la luce scompare dietro le piante del tè, “è ora di cena, dobbiamo rientrare”.

 I due uomini dalle vite così diverse condividevano però una stessa abitudine: una tazza di Longjing prima di andare a letto. Fresco, dolce, rinvigorente. Assurdo pensare che sia la stessa bevanda che bevevano secoli fa, immutata, pregiata. Lo stesso drago che vegliava sull’uomo d’affari e il contadino aveva un tempo vegliato anche sull’imperatore. Le stesse foglie che adesso bevevano i due un tempo le bevevano anche a corte. 

Il drago è acciambellato sul perimetro del lago, il corpo sinuoso passa tra i grattacieli e la testa è appoggiata sui cespugli del tè; ha visto Hangzhou cambiare anno dopo anno, la moderna tecnologia prendere il sopravvento sulle abitudini, il lavoro e la mentalità. Ma se chiude gli occhi sente ancora ripetere vecchi modi di dire, i bambini recitano poesie dell’epoca Tang giocando a campana, ma soprattutto, inconfondibile, c’è l’odore del tè verde, lo scroscio dell’acqua versata sulle foglie e il suono delle tazze posate sul tavolo. E allora tutto diventa uno: passato presente e futuro sono racchiusi in una tazza di Longjing. 

Serie: Sulla Cina


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Discussioni

  1. “Ma se chiude gli occhi sente ancora ripetere vecchi modi di dire, i bambini recitano poesie dell’epoca Tang giocando a campana, ma soprattutto, inconfondibile, c’è l’odore del tè verde,”
    Stupendo, una lettera molto immersiva. Mi piace il tuo stile, le descrizioni sono precise e chiare.

  2. Ciao! L’idea c’è ed è interessante. Riguardo la lettura, sai cosa? Perché non provi a dividere il racconto in sezioni, andando a capo qualche volta per isolare i concetti, in modo da dare più ritmo e a spezzare il continuum del racconto. Attendo felice di leggere altro. Brava 👏👍