
Betta “Crazy” Vinger
Serie: Lo strano caso della scomparsa di Gigio Zucca e del suo (altrettanto inspiegabile) ritorno
- Episodio 1: Gina Zucca
- Episodio 2: Arturo Cassani
- Episodio 3: Giovanni Vinger
- Episodio 4: Gli extraterrestri
- Episodio 5: Betta “Crazy” Vinger
- Episodio 6: Giorgio Vinger, primario
- Episodio 7: Gigio e Betta
- Episodio 8: Gigio Zucca
STAGIONE 1
Gina e Arturo si erano sposati, perché la legge gli permetteva di farlo, 10 anni dopo la scomparsa di Gigio.
Il bambino cresceva sempre più somigliante al presunto padre. Era più grande dei suoi coetanei. La scuola gli piaceva molto e si impegnava con profitto in tutte le materie, tranne matematica, che odiava profondamente. I suoi compagni di scuola e di giochi, non davano segno di essere al corrente delle vicissitudini della sua famiglia.
Tutta la comunità, in verità, dopo quel breve ritorno di fiamma a causa di Giovanni Vinger, ci aveva messo una pietra sopra.
*
Con l’approssimarsi dei suoi 18 anni, Gigio cominciò a frequentare il Caffè Eldorado, insieme ad alcuni suoi compagni, attirati dal richiamo delle stecche e cercò di intrufolarsi nella compagnia di vecchi bevitori, approfittando del fatto che questa si assottigliava di anno in anno. I ragazzi erano guardati con sospetto dai vecchi giocatori di biliardo che, avendo conosciuto Gigio Zucca, avevano occhi e orecchie solo per il suo “presunto” figlio.
Così cominciarono a invitarlo a giocare con loro.
Nella compagnia c’era la ragazza più ambita della scuola, Betta “Crazy” Vinger, che non era sua parente – e ci teneva a precisarlo –, anche se il suo soprannome derivava proprio da Giovanni. Iniziò a tampinare Gigio che, da parte sua, era troppo eccitato dal nuovo gioco, per prestarle attenzione.
Betta “Crazy” Vinger era appetita da molti ragazzi della scuola, che perciò cominciarono a vedere Gigio come fumo negli occhi. Per conquistarla, il più carismatico tra loro, Pippo, non si fece scrupoli a isolarlo dal resto della compagnia.
Una domenica pomeriggio, Gigio stava sfidando il campione del Caffè Eldorado. In diciotto incontri non era riuscito a imbucare più di quattro biglie, prima di perdere. Quella volta però, stava approfittando della scarsa vena dell’avversario ed erano in parità con due biglie a testa ancora sul tappeto.
Come sempre, Betta era lì ad assistere alla disfida. In verità prestava poca attenzione all’incontro, ma molto più interesse per il fondoschiena di Gigio, che si piegava in avanti per scoccare il tiro. Gli sfiorò una natica, senza per questo deconcentrarlo. Lui non se ne accorse neppure.
Se ne accorse invece Pippo, che schiumava di rabbia perché la sua tattica non stava dando il benché minimo risultato.
– Cosa perde tempo con quello lì, che non la caga neanche di striscio! Mentre io sono pronto ad accoglierla a braccia aperte, – si lamentò con gli altri.
Riuscì a trovarsi da solo con lei, mentre altri due della compa facevano da palo.
– Betta, Betta, sei proprio tonta.
Lei lo guardò, soppesando il tono con cui l’aveva apostrofata.
– Non ti sei accorta che quel salame non ti guarda nemmeno?
– Prima o poi dovrà accorgersi di me. E ho in mente qualcosa che lo sconvolgerà.
Il bullo le fissò il seno procace.
– Si vede che non lo conosci, quello!
– Lo conoscerò piano piano, quando uscirò finalmente con lui.
– Sei un’illusa. Quello è il figlio di Gigio Zucca!
– Suo padre si chiama Cassani! Il dottore.
– Sei proprio scema, Betta! Suo padre è scomparso poco prima che lui nascesse, perché era matto, – disse, picchiandosi il dito sulla tempia.
– Sei un cretino!
Lo schiaffeggiò, prima di andarsene via a lunghe falcate.
*
Gigio vinse quella partita contro il campione, guadagnandosi la sua stima e la sua amicizia. Passò molti altro pomeriggi con loro, sempre sotto lo sguardo sognante di Betta “Crazy” Vinger, decisa più che mai a dichiararsi.
Un pomeriggio gli si avvicinò mentre slegava la catena della bicicletta.
– Ciao, Gigio.
Lui non interruppe il lavorio sulla bicicletta. – Ciao, Betta.
– Volevo parlarti. Puoi?
– I miei mi aspettano a casa.
– Posso accompagnarti?
Gigio alzò le spalle. – Certo, come no.
Fatti pochi passi, incrociarono Pippo e la sua compa.
– Lascialo perdere, Betta! È il figlio di Gigio Zucca e lo sanno tutti che non aveva tutti i suoi a casa! – gridò, tra le risate degli astanti.
– Stavano parlando con noi, per caso? – Gigio non prestava mai troppa attenzione a quello che gli succedeva attorno.
– No, credo che ce l’avessero con me.
– Vuoi che lo meni? Ci metto un attimo.
– No, non è niente. È solo un po’ stupido, – fece lei, con un’alzata di spalle.
– Sai, Betta, l’ho sempre pensato anch’io.
Risero.
Percorsero il tratto di strada discutendo del più e del meno. Betta stava cercando il coraggio di chiedergli ciò che doveva.
Gigio appoggiò la bicicletta sul cavalletto e cercò le chiavi di casa.
– Sai, Gigio, che dicono strane cose su di te?
Lui la guardò con il suo solito sguardo. Non era una grossa novità.
– Non succede nient’altro al mondo di più interessante?
– Dicono che tuo padre scappò via perché non voleva avere un figlio.
– Dicono così ma non lo hanno conosciuto. E i loro genitori sono troppo scemi per sapere veramente cosa è successo.
– Allora è vero. Il dottore non è veramente tuo padre.
– Il tuo invece lo è, se non sbaglio.
Lei annuì. – Non vorresti sapere chi è il tuo?
– Ho già fatto le mie ricerche, – disse sornione.
Aveva trovato una fotografia di Gigio Zucca ed era rimasto impressionato dall’incredibile somiglianza.
– Pippo mi ha detto di stare lontano da te, perché non ti interesso.
– O perché vorrebbe averti per sé? Comunque, forse ha ragione.
Betta tacque per qualche istante.
– Allora devi avere un’altra che ti interessa.
– Deve esserci per forza un’altra? Grazie comunque, Betta, perché me lo hai detto.
– Io ti aspetterò, – gli gridò dietro andandosene, la voce rotta.
Come sempre a tavola stavano discutendo di lui. Lo capiva dal tono cospiratore delle loro voci. Sfilò via veloce e andò in camera.
– Non mangi?
– Non ho fame. E poi state discutendo della solita storia! Sono stufo!
– Stiamo parlando di te, perché vorremmo che le cose andassero in maniera diversa tra noi! – gli urlò la madre.
Avevano cercato di non fargli pesare la situazione, ma si accorgevano che forse non c’erano riusciti.
Ritornò in cucina arrabbiato.
– Invece la storia è questa e non si può fare niente. Smettetela!
Poi scappò via di nuovo. Non uscì dalla sua stanza per tutta la sera e pianse, pensando ossessivamente a cosa poteva fare. Quello che gli aveva detto la ragazza gli faceva provare rabbia verso se stesso. Si rendeva conto che le cose che si dicevano in giro su di lui, erano vere. Fino ad allora non ci aveva dato peso. Forse il rapporto con qualcuno che lo capiva, gli dava una visione intera delle cose. Si chiese se poteva essere attratto da Betta, fino al punto di uscire con lei. Fino ad allora non gli erano interessate molto le ragazze, perché lo guardavano dall’alto in basso.
Gina bussò più di una volta, ma lui non volle che entrasse.
Si piazzò davanti allo specchio, deciso a scorgere ogni somiglianza con il dottor Cassani. Dovette presto arrendersi all’evidenza.
Il sentimento di frustrazione, mutò in un lampo di genio. Betta doveva essere ancora al Caffè Eldorado, triste, in attesa degli eventi.
Gigio spense la luce, dopo aver lanciato dall’altra parte della rete il buona notte più convincente di cui fu capace. Aprì pianissimo la finestra, scavalcò il davanzale e uscì fuori.
Da casa al Caffè Eldorado, con la fretta che aveva addosso, ci mise il tempo di una svolta a destra. Una svolta che sperava di generare con quella impresa quasi folle.
Passò veloce l’ingresso, fermandosi al bancone.
– Dov’è Betta?
– Era qui poco fa.
– Sei sicuro che non sia andata a casa?
– Deve ancora pagarmi la Coca Cola.
– Quant’è?
Pagò per lei e si mise in attesa. Poi la ragazza uscì dal bagno, il trucco rovinato dalle lacrime.
– Gigio. N-non ti aspettavo.
– Come vedi sono io.
– Hai ripensato a quello che ti ho detto? – chiese, speranzosa.
– Sì, ci ho ripensato.
Le si allargò sulle labbra un sorriso dolcissimo.
– La cosa non è semplice, però. Devi aiutarmi.
– È una specie di scambio?
Lui annuì.
– Accompagnami.
Uscirono fuori e si incamminarono come nel pomeriggio, ma entrambi con prospettive ben diverse.
– Tu sei figlia di un medico importante, no?
– Sì. Mio padre è…
– Quindi conoscerà altri medici, suppongo.
– Sì, credo proprio…
– Nell’ospedale dove lavora, si possono fare degli esami speciali? Sai, l’ho letto sul libro di scienze.
– Che genere di esami? Non capisco.
Si fermarono e lui la invitò a sedere su una panchina.
– Il fatto è questo: io voglio sapere di chi sono figlio. A questo punto non ho più niente da perdere. Se mi aiuterai a dare una risposta a questo mio sentimento, io darò una risposta al tuo.
La ragazza gli si gettò al collo, ma lui si ritrasse.
– Non ora. Come si dice: a lavoro finito.
– Beh, almeno un…
– Incentivo. Mi sembra giusto, – concesse e si lasciò baciare sulla guancia.
La guardò andarsene e per un istante fu felice.
Riuscì a rientrare a casa senza farsi scoprire.
Passò una notte beata, come non gli succedeva da tempo.
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Ciao Emanuele, hai saputo tratteggiare bene la personalità di Gigio. Le sue emozioni a tratti “aliene”, almeno per quanto riguarda chi lo circonda. Anche Betta è ben caratterizzata, riesce a trasmettere le pulsioni a volte irrazionali degli amori adolescenziali.
I due protagonisti mi piacciono molto. Sono il “tipo” dei protagonisti che cerco di raccontare, forse perché questo momento della mia vita l’ho trascorso un po’ in sordina, quindi adesso lo racconto spesso.
Grazie. E’ una mia caratteristica trattare le cose con rispetto, se ho interpretato bene il tuo messaggio.
Bravo, bravo davvero. Scritto con grande cura, con rispetto.