Bisogna imparare a lasciarsi sorprendere
Serie: I viaggi di Elisa C. Ritorno a Piantorto
- Episodio 1: Come si vive una vita immobile?
- Episodio 2: Ritenta, sarai più fortunato
- Episodio 3: Bisogna imparare a lasciarsi sorprendere
- Episodio 4: Panta rei
- Episodio 5: Quando tornare a casa non ĆØ come te lo aspettavi
- Episodio 6: La mia nemesi
- Episodio 7: Il mondo è bello perché è vario
- Episodio 8: Noi andiamo al Manhattan, vieni?
STAGIONE 1
Non avevo alcun motivo per non presentarmi al matrimonio, anche se la tentazione era forte. Avrei rivisto molte facce di cui avevo volontariamente dimenticato i nomi, avrei dovuto indossare un falso sorriso e mandare giù pettegolezzi e racconti riguardo a persone a me ignote.
Se cāĆØ una cosa che ho imparato dai miei viaggi, però, ĆØ che non bisogna mai partire prevenuti ed ĆØ bene lasciarsi sorprendere dalla vita ogni tanto. Non dico che si debba essere degli yes man a tutti i costi, ma dire di sƬ, talvolta, può trasformarsi in una piacevole sorpresa. E poi, chi sono io per dire di no a una festa?
Letās get this party started.
La cerimonia si tenne nella chiesa di Piantorto e la festa in una cascina poco distante. Fui felice che non avessero scelto la villa dei genitori di Irien per i festeggiamenti: lāultima volta che vi avevo messo piede stavo ancora con lui.
Si trattò di una cerimonia cattolica da manuale: lo sposo in piedi davanti allāaltare, spalleggiato dal suo testimone di nozze, ovvero il fratello più giovane, Yanko, era in trepidante attesa della sposa, la quale apparve accompagnata dal padre e da una versione leggermente rivisitata della marcia nuziale a rintoccare ogni passo della bella di bianco vestita. Con un coro di voci bianche ad allietare la scena mi sentivo giĆ spiritualmente più elevata. Tutti intorno a me erano in coppia o in gruppo, mentre io a stento riconobbi qualche volto. I genitori di Irien, in prima fila, si tenevano per mano, traboccanti di gioia e probabilmente sollevati che non fossi io a vestire i panni della sposa. Come dar loro torto? Mi trovavo pienamente dāaccordo. Donatella, la madre, sfoggiava un cappellino decorato da fiori freschi e da un velo di tulle celeste, perfettamente in tinta con le scarpe e la borsetta. Non ricordavo questa sua passione per i cappellini in stile corte di Windsor. Maurizio, il padre di Irien, sembrava più rapito dalle navate e dallāarchitettura della chiesa, piuttosto che dalla cerimonia.
Decisi di partecipare al matrimonio anche per una questione di curiositĆ : avevo preso parte alle più svariate feste e cerimonie in giro per il mondo, ma avevo assistito a due soli matrimoni italiani nella mia vita. Partecipai al primo allāetĆ di cinque anni, quando una cugina di mio padre mi scelse come damigella in miniatura per portare gli anelli allāaltare. Anche durante la tenera etĆ ero unāanticonformista guastafeste, cosƬ allāultimo momento mi rifiutai di percorrere la navata centrale e portare gli anelli ai novelli sposi, tanto che per sottolineare la mia ferma intenzione mi tolsi una scarpa ā solo una, poichĆ© i lacci erano terribilmente complicati da slacciare ā e mi sedetti per terra nel mio bel vestitino a balze bianco. Tenni però sul capo la coroncina di fiori che mi piaceva tanto. Alla fine, una cugina più grande di me, estremamente invidiosa del mio ruolo, mi strappò di mano il cuscinetto con gli anelli e si immolò per la causa, sorridendo e posando per il fotografo con cui credo avesse un flirt.
Il secondo matrimonio a cui presi parte fu quello di uno zio ateo che si sposò in comune con una cerimonia umile e sbrigativa e che, non appena sancito il sacro vincolo del matrimonio, si trasferì in Svezia con la moglie e non si fece più vedere.
La mia presenza al matrimonio di Irien e Clara aveva perciò scopo di ricerca sociologica. La marcia nuziale, la messa, lo scambio degli anelli, i due ālo voglioā esclamati con voce rotta dalla commozione e tra le lacrime dei presenti, il lancio del riso, le fotografie in posa fuori dalla chiesa. Tutto molto prevedibile, tutto molto ovvio. Mi preparai a lasciarmi sorprendere dalla festa in cascina.
Come prima cosa, fui sorpresa dallāabbondanza di cibo che imbandiva i tavoli e che fuoriusciva ininterrottamente dalla cucina su vassoi dāargento sorretti da svelti camerieri dal passo felpato. NĆ© mi aspettavo che si sarebbe trattato di un pranzo a buffet. Credevo che ci saremmo accomodati a tavoli prestabiliti e che avremmo mangiato per ore, invece, si trattò di un pranzo molto più movimentato, interrotto di quando in quando da un ballo o da un brindisi.
Stavo analizzando delle tartine molto invitanti, per decidere su quale avventarmi prima, quando una voce alle mie spalle mi distrasse.
-Sposo o sposa?-
Accanto a me un uomo sulla trentina sorseggiava distrattamente un cocktail, seguendo con lo sguardo i movimenti degli sposi sulla pista da ballo.
-Sposo- risposi, incerta su quanto rivelare. -Lui ĆØ il mio ex fidanzato. Tu?-
-Nessuno dei due. Sono amico del testimone.-
-Amico del testimone? Non sapevo si ricevesse un invito per questo.-
-Di sicuro ĆØ meno strano dellāex fidanzata dello sposo- commentò, lanciandomi unāocchiata con la quale si aspettava di scatenare una mia qualche reazione. Io, in tutta risposta, mi lanciai su una tartina al salmone.
Il suono di una campanella, accompagnato da urla di eccitazione, indicò che era giunto il fatidico momento del lancio del bouquet. Una sorta di animatore, ingaggiato per assicurarsi che tutto procedesse in tempo e senza intoppi, radunò tutte le donne presenti ā nubili, si intende ā e non mi riuscƬ di scampare a quella messa in scena. La sposa, di spalle, era pronta a lanciare il suo bouquet a delle contendenti che speravano di trovarsi presto al suo posto o che avevano semplicemente voglia di portarsi a casa un bel mazzo di fiori parecchio costoso. Un poā di folklore, suvvia.
Mentre ragionavo su cosa motivasse le donne tra cui ero schiacciata a contendersi il bouquet della sposa, fui distratta dallāarrivo nel cortile esterno di una carrozza trainata da cavalli bianchi. Dunque, era cosƬ che Irien e Clara avrebbero fatto la loro uscita in grande stile? Fu lāultima cosa che vidi, prima di essere colpita in faccia, nellāocchio destro per la precisione, dal bouquet della sposa.
-Non ci posso credere: nessuno ha preso il dannato bouquet?!- esclamai barcollante, mentre mi coprivo lāocchio con la mano, giĆ immaginando prognosi apocalittiche in cui perdevo la vista. Una ragazza mi prese sottobraccio e mi condusse ai margini della sala, facendomi accomodare su una sedia. Non riuscii a scorgere il suo volto, la vista offuscata dalle lacrime che avevano preso a sgorgare non appena ero stata colpita, prima che ella sparisse con la promessa di tornare da me con del ghiaccio. Forse avrei avuto bisogno di unāambulanza?
La stessa voce che si era rivolta a me poco prima di fronte al tavolo delle tartine, mi incalzò nuovamente.
-Se fossi superstizioso, direi che questo ĆØ un segno- scherzò, riferendosi allāincidente.
-Non ĆØ divertente. Potrei perdere la vista!- esclamai, piuttosto sconvolta.
-No, non credo.-
-E tu che ne sai?-
-Sono un medico. Avanti, togli la mano e fammi vedere.-
Non riuscivo ad aprire lāocchio per il dolore e, da quanto appresi, anche per il gonfiore. Il medico-amico del testimone, che si presentò come Andrej, mi condusse in bagno dove mi medicò con un kit da pronto soccorso che era riuscito a reperire. Il risultato fu una benda sullāocchio che avrei dovuto portare fino al giorno seguente. Se solo si fosse trattata di una festa in maschera, sarei stata perfetta. Ahoi, in arrivo una piratessa sulla pista da ballo!
-Quindi, quali sono i privilegi in qualitĆ di amico del testimone?-
-Ho avuto un āpiù unoā.-
-Io non ho avuto un āpiù unoā. DovāĆØ il tuo?-
-Non cāĆØ. Non mi interessava.-
Mi diede un antidolorifico che ingollai con un sorso di champagne.
-Non ĆØ giusto, avresti potuto cederlo a qualcun altro.-
-A te, per esempio?-
-No, grazie. Non mi serve un āpiù unoā.-
-Ti dona la benda, sai?-
-Mi manca solo il pappagallo sulla spalla.-
-Fa male tanto quanto vedere il tuo ex ragazzo sposarsi con unāaltra?-
Non mi piacque affatto quellāinsinuazione. Feci un altro sorso di champagne, constatando mio malgrado che non ve nāera rimasta una goccia.
-Non mi fa alcun effetto. Hai presente il significato della parola āexā?-
-Il fatto che sia un ex non implica che non provi ancora qualcosa per lui.-
-Ascolta, ti ringrazio per la medicazione, ma lasciamo stare i giochetti mentali, dāaccordo?-
-Scusa. Non volevo farti arrabbiare.-
Forse per lāeffetto dellāantidolorifico mischiato allāalcol, decisi di spiegare a quellāuomo come era andata la storia tra me e Irien, quali erano state le mie decisioni e che per nessun motivo avrei desiderato tornare sui miei passi. Negli ultimi mesi con Irien mi ero sentita bloccata, come se stessi vivendo una vita che non fosse mia. Quando avevo cominciato a viaggiare, finalmente mi ero sentita libera: libera di essere ciò che volevo e di cucirmi addosso la vita che preferivo. Ero decisamente sollevata nel vedere Clara nel vestito da sposa, mentre io sfoggiavo con orgoglio la mia benda sullāocchio.
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Ciao Erica! I matrimoni sono un brodo primordiale in cui dare vita a nuovi intrecci e nuovi risvolti. Senza nulla togliere ai primi episodi di questa Serie, sto notando una fluidità sempre crescente nello stile e sopratutto un grado di ironia ancora più presente che rende la lettura davvero piacevole. Viva gli sposi (si fa per dire).
Ciao Tiziano, concordo. In questo caso il matrimonio ĆØ un bel pretesto per introdurre nuovi personaggi e riflessioni della protagonista. Ti ringrazio š
In fondo non ĆØ andata cosƬ male. Spesso, risulta più facile aprirsi a confidenze con un estraneo: soprattutto dopo aver ingollato parecchio champagne. Analisi accurata, mi sono divertita nel leggere queste tue “scene da un matrimonio”. A dire il vero ho ricordato il mio, dove tutti si divertivano tranne i diretti interessati š
Ciao Micol, grazie per tutti i tuoi commenti a questa serie š Spero che nel tuo caso nessuno si sia preso il bouquet in faccia š
In realtĆ ho deciso di scomporlo e regalare un fiore a tutte le presenti, comprese quelle che avevano giĆ un partner al loro fianco
“La mia presenza al matrimonio di Irien e Clara aveva perciò scopo di ricerca sociologica.”
š
Concedersi il beneficio del dubbio a volte fa bene, questo consente alla protagonista di entrare in quel microuniverso che possono essere i matrimoni, con molteplici forme di relazioni e interrelazioni compressi in un breve spazio e poi, l’immancabile momento del lancio del bouquet, violenza pura in quel momento che mi ha ricordato quell’ironia alla Bridget Jones che forse mi mancava in un’autrice italiana. Ma forse, anche per essere molto italiani, bisogna viaggiare. MI ĆØ piaciuto, scusa per la citazione Bridget, per par condicio dirò che, ora che hai svelato le tue influenze, posso scorgere quell’acutezza nel descrivere ed inviduare radici e legami all’interno e tra le persone. Alla prossima!
Il lancio del bouquet in questo capitolo ĆØ il mio momento preferito š Mi fa molto piacere il riferimento a Bridget Jones!