BOROTALCO ENTRA IN CHIESA E SPAVENTA I FEDELI

Serie: IL MIO CANE BOROTALCO


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Arrivano i lupi in fattorie e uccidono alcuni cani del signor Milesi.

Passarono tre anni dalla visita alla fattoria Milesi, e Borotalco era diventato ormai un cane adulto. Divenne un cane forte e grande, uguale a suo padre Vento. Luigino ed io andavamo alla stessa scuola, io frequentavo la quinta elementare e Luigino la terza.

Di mattina andavamo a scuola facendo un bel tratto di strada a piedi, io accompagnavo Luigino e Borotalco ci faceva da scorta a entrambi.

Ci accompagnava a scuola tutte le mattine e al ritorno era sempre sul viale di casa ad aspettarci.

Non appena ci vedeva, da lontano rizzava le orecchie dalla contentezza e ci veniva incontro correndo. Probabilmente nessuno riuscirà mai a spiegare per quale motivo lo spirito dei cani si lega così tanto agli esseri umani. Alcune persone non credono nemmeno che gli animali possano avere un’anima, ma io non sono d’accordo perché se Borotalco non avesse avuto un’anima, allora non sarebbe stato nemmeno capace di provare sentimenti come l’amore e la fedeltà. Anzi, sono fermamente convinta che Dio abbia unito il destino dei cani al nostro, affinché potessimo apprendere da loro il segreto della fedeltà, in cambio dell’amore. Quella dei cani sembra essere la sintesi del rapporto che gli esseri umani hanno con Dio. I cani ci vedono come i loro dèi, ci amano, ci servono, ci sono fedeli, e tutto ciò che chiedono in cambio è che ci prendiamo cura di loro e li amiamo.

Borotalco non può essere svanito nel nulla. I suoi sentimenti e la sua memoria devono essere finiti da qualche parte nell’universo e sono sicura che un giorno ci rincontreremo. Da qualche parte ci ritroveremo» «Come è morto, nonna?» Domandò Andrea.

«Vi ho già detto che voleva stare sempre con noi. Ci seguiva sempre, anche quando andavamo in chiesa la domenica. Si sentiva a tutti gli effetti uno della famiglia e lo era veramente. Per i miei genitori era come un terzo figlio e per me e Luigino era un fratello, un amico e un angelo protettore. Solo che era un cane, e in chiesa non poteva entrare. Era costretto ogni domenica ad aspettarci fuori, sul sagrato della chiesa.

Una volta però, non so bene come gli venne in testa, decise di entrare anche lui in chiesa, si accucciò in un angolo accanto a me, piegò indietro le orecchie e con la compostezza di un vero signore decise di ascoltare il vangelo del giorno.

«No, Borotalco, qui non puoi stare!» gli dissi a bassa voce, cercando di non attirare l’attenzione.

Ma lui, testardo come sempre, non ne volle sapere e rimase fermo, ascoltando con attenzione la messa. Quando don Antonio, con tono grave, esortò i fedeli a vegliare, avvertendo che la fine del mondo era ormai vicina, Borotalco, senza esitare, si alzò in piedi e cominciò ad abbaiare.

“Bau! Bau!”, tuonò con quel vocione, amplificato dalle spesse mura di pietra della chiesa. Sembrava non essere molto d’accordo col fatto che il mondo dovesse finire o forse voleva solamente esprimere la sua opinione al riguardo. Un’opinione che non tutti riuscirono a capire e molte delle persone raccolte lì quel giorno, impaurite dalla presenza di un cane così grande che abbaiava, cominciarono a gridare, manco avessero visto un grizzly rizzarsi in piedi. E più si agitavano e più Borotalco, forse preso dallo spavento, continuava ad agitarsi e ad abbaiare. Cominciò a correre nella navata centrale della chiesa, mentre anche i bambini scappavano impauriti.

«Calmatevi per favore! Borotalco è buono!» Dicevo io con tono conciliante, ma al tempo stesso impaurito per quella circostanza.

Un vecchio stolto, nel vedere il cane che correva dalla sua parte, commise l’errore di alzare il bastone come a volerlo colpire sulla testa. Il cane arricciò il muso, cacciò fuori i suoi candidi canini e quando il vecchio fece un ulteriore gesto di volerlo colpire, Borotalco lo morse al braccio che teneva il bastone. Mio padre lo richiamò con un ordine diretto:

«Terra Borotalco!»

Il cane subito ubbidì, mollò la presa e si accucciò a terra, guaendo mortificato. Sembrava voler dire: «mi dispiace, non volevo morderlo, ma lui voleva colpirmi».

Mio padre agganciò al collare del cane il guinzaglio da passeggio e uscimmo dalla chiesa. Mia madre, invece, si avvicinò al vecchio per chiedergli come stava, ma lui imprecava e gettava maledizioni al cane.

«Maledetto cane! Che tu sia maledetto, demonio bianco!» Imprecava il vecchio, mentre si premeva con l’altra mano sul braccio morso.

«Mi lasci vedere il braccio, per favore» disse mia madre avvicinandosi amorevolmente al vecchio.

«Se ne vada al diavolo anche lei, e aspettatevi una denuncia, maledetti!» Gridò il vecchio con la schiuma alla bocca.

Ci avviammo verso casa, con la differenza che quella volta mio padre volle punire seriamente Borotalco. Lo tenne legato con una corda accanto alla sua cuccia, lasciandolo senza né cibo né acqua per tutto il giorno. Non avevamo mai tenuto legato Borotalco, quella era la prima volta.

Il povero cane soffriva molto a stare legato a quella corda e guaiva in maniera lamentosa, la mordeva, strattonava all’indietro e non si rassegnava a quella prigionia mai sperimentata prima. Non ce la facevo a vederlo soffrire in quel modo e cominciai a piangere, implorando mio padre di liberarlo. Fu molto duro mio padre; disse che il cane aveva fatto una cosa molto grave e doveva essere punito perché forse avremmo avuto anche una denuncia dal vecchio. Non era giusta quella punizione, ero arrabbiatissima con mio padre, gli dissi che aveva il cuore duro e non amava Borotalco.

Uscii di casa sbattendo la porta e corsi fino al fiume. Mi arrampicai sulla grande quercia e salii fino in cima. Quell’albero era l’unico posto che mi faceva sentire meglio quando ero triste o arrabbiata.

Era meraviglioso stare lassù. Il fruscio del vento tra le foglie, confondendosi col gorgoglio del fiume, riusciva il più delle volte a mettermi di buon umore. L’acqua che scorre ha degli effetti miracolosi sull’animo umano.

Che si guardi il mare con le sue onde o un fiume che scorre, o anche lo specchio d’acqua di un lago, l’animo umano ne resta sempre incantato.

Serie: IL MIO CANE BOROTALCO


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