Boule à Neige

Serie: Isole


Chissà perché come souvenir si porta spesso la palla di neve con baita o il paesino montano, la cattedrale, il Babbo Natale… Quella palla che si rompe “misteriosamente” alla prima spolverata, con la colpa data al gatto che l’avrebbe buttata giù dalla libreria con l’intento di girarla. 

Naturalmente questo accade quando si torna dalle grandi città o da luoghi di vacanza, per lo più montani. Da un isola al massimo si porta la stella marina o il ciondolo fabbricato in Taiwan. Si in Taiwan, perché isolani intenti a fare cestini, o copriletto all’uncinetto, non si trovano più, neanche nei documentari. E le donne che “sferruzzano” merletti sulla soglia di casa se li tengono ben stretti, perché quelli diventeranno il corredo della nipotina, (Samanta, senza acca per ignoranza del prete o commesso comunale), che comunque una volta laureata, sposata e trasferita in città si guarderà bene dall’ esibirli sul letto o sul tavolino, relegandoli in una busta con due palline di naftalina, in qualche soppalco magistralmente ricavato dall’amico architetto. 

Ma quella che va guardata come in una “Boule” è la vita che si svolge in un’isola, girando e rigirando quella palla di vetro ci si rende conto che la neve assume sempre forme diverse, con il rischio di restare ipnotizzati.

Ecco cosa succede quando si frequenta un’isola; si resta ammaliati, intrappolati da una maga Circe, una Calipso, una Nausicaa. 

Il mio riferimento è rivolto alle piccole isole, dove dopo il secondo giorno ci si saluta tutti come vecchi amici. 

Primo errore; gli isolani, non me ne vogliano, non hanno amici tra i turisti. Dietro ai sorrisi, si nasconde un risentimento per chi si gode le bellezze della natura per poi tornarsene nella propria terra, nella propria casa. Loro no, restano prigionieri nel loro Paradiso. E quando lasciano il molo, non si voltano; è per sempre. 

A tornare di solito è il parente, rispettando il classico salto di una o due generazioni. Ma la parte sconosciuta, inviolabile, è l’altra faccia della Luna, quella che non si vede nella sfera di vetro, quella che per esplorarla ci vuole un viaggio interplanetario. Cosa succede d’inverno? Quando noi mostriamo orgogliosi ad amici distratti, i selfie con dietro i panorami, i tramonti, con l’amico contadino, che ogni mattina ti portava i fichi appena colti. Con l’illusione di riprodurre sensazioni che ormai vivono solo nelle applicazioni dello smartphone. Un lato che gli isolani tengono segreto, un facciata inviolabile, introvabile, neanche girando la sfera, guardata chissà per quale mistero solo frontalmente. 

Isolani, con segreti chiusi nei loro circoli ricreativi, dove c’è un televisore alla parete, una ghiacciaia dei gelati accanto all’entrata, col rumore della stecca che colpisce la biglia battente, e delle voci che rimbombano nella sala nascosta dove, nei carnevali, nelle ricorrenze del santo protettore organizzano le loro feste da ballo. 

Lì ci si incontra, ci si parla con sguardi non intercettabili, intraducibili per un estraneo. Incontri dove ci si promette. Contratti matrimoniali ratificati da uno sguardo, e mantenuti, neanche fossero stilati col sangue.

Serie: Isole


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