
Calma apparente
Serie: Lascia che passi la notte
- Episodio 1: La paura del ritorno
- Episodio 2: Ann
- Episodio 3: Quasi Natale
- Episodio 4: Via di fuga
- Episodio 5: Lasciare andare
- Episodio 6: Incompresa
- Episodio 7: La bussola per tornare a casa
- Episodio 8: Il tempo adatto per un addio
- Episodio 9: Milano-Bruxelles
- Episodio 10: Stereotipi
- Episodio 1: Allusioni e fastidi
- Episodio 2: Il senso dell’amore
- Episodio 3: Sguardi, insinuazioni e caffè
- Episodio 4: Al telefono
- Episodio 5: Calma apparente
- Episodio 6: Dolori e buoni amici
- Episodio 7: Stelle artificiali
- Episodio 8: L’amore da lontano
- Episodio 9: Sakura
- Episodio 10: Colpe nascoste
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Gennaio 2022
Annalisa sollevò lo sguardo oltre il bordo del computer e guardò l’orologio sopra la porta.
Le 17.58, mancavano due minuti all’inizio del suo primo fine settimana a Tokyo. Si massaggiò il collo e si voltò verso una delle pareti trasparenti che divideva il suo ufficio da un altro. Oltre la finestra, le luci dei grattacieli scintillavano contro il cielo già scuro.
Spense il computer di malavoglia e si voltò verso la scrivania vuota accanto alla sua, la poltroncina nera girata leggermente di lato e una giacca posata sopra.
La prospettiva di avere due giorni tutti per sé non la elettrizzava affatto. Eppure, lei adorava esplorare posti sconosciuti, respirarne gli odori, ascoltarne le voci e provarne i sapori.
In quasi una settimana, del Giappone non aveva visto quasi nulla. Dava la colpa alla stanchezza, al freddo, ai nuovi ritmi a cui si doveva abituare; usciva dall’ufficio e si rintanava nel suo alloggio, limitandosi soltanto a comprare qualcosa per non morire di fame. Quel viaggio era iniziato come una fuga e il sollievo di essere lontano da casa si scontrava con il senso di colpa.
Dopo il cedimento di Sebastiano il giorno in cui era arrivata, dalle telefonate alla sua famiglia non trapelava niente di strano. Suo marito sorrideva, le raccontava delle loro giornate, le mandava foto di Valentino. E lei si perdeva a raccontare dettagli del suo lavoro, del cubo di vetro che le avevano assegnato come ufficio, condivideva foto di grattacieli visti dall’alto e dal basso e dei prodotti nei supermercati. Raccontava anche dei suoi colleghi, ma non di Andrew, anche se era quello con cui lavorava a più stretto contatto. In fondo, non c’era niente da dire.
Non c’erano più state allusioni e battute, neanche sguardi fraintendibili, almeno da parte di lui. Perché lei si ritrovava a guardare il suo profilo, a notare come si pettinava i capelli con le mani quando rifletteva, a sbirciare l’unica foto che teneva sulla scrivania. Era raffigurato su una spiaggia, i capelli più lunghi mossi dal vento, accanto a un uomo di età matura vestito con abiti tradizionali e una ragazza con la frangetta e gli occhi luminosi. Andrew le cingeva la vita con aria protettiva, il sorriso rilassato di chi è proprio dove vorrebbe essere, con le persone giuste accanto. Chissà se anche Annalisa aveva quel sorriso nelle foto con Sebastiano e Valentino.
Si sentiva stupida, eppure cercava tutti i dettagli che lo rendevano diverso da Alex, come se avesse bisogno di riscontri oggettivi per assicurarsi di aver davanti una persona differente, uno che non avrebbe mai trovato la chiave d’accesso del suo cuore.
Andrew rientrò in ufficio in quel momento, la cravatta grigia già allentata. “Cosa fai ancora seduta? Non muori dalla voglia di iniziare il week end?”
Lei scrollò la testa, suo malgrado, ma si tirò su e prese la borsa.
“Non hai nessun programma?”
“Non ne ho bisogno” replicò Annalisa sulla difensiva. “Ti ho detto che non sono qui come turista.”
Lui le rivolse un’occhiata divertita. “Quindi, passerai i prossimi due giorni a guardare il soffitto grigio del tuo alloggio?”
“Non ho detto questo” sbuffò la donna, dirigendosi verso l’attaccapanni accanto alla porta. Indossò il cappotto e gli lanciò un’occhiata da sopra la spalla. “Ci vediamo lunedì.”
“Aspetta un attimo. Il sabato e la domenica puoi passarli come credi, ma un drink a Shibuya me lo puoi concedere, stasera.”
Lei strinse le labbra, guardò il cellulare, come se sperasse in un’improvvisa chiamata di Sebastiano, poi tornò sugli occhi scuri di Andrew.
“Ok” buttò fuori in un soffio, “ma è solo un’uscita tra colleghi.”
Lui rise. “Non ho l’abitudine di saltare addosso a una donna alla prima serata insieme.”
Non ci saranno altre serate insieme, fu quasi tentata di dirgli, ma si trattenne sentendosi una stupida. Sarebbe stata una contraddizione alla frase pronunciata l’attimo prima.
“Passo da te alle 19.30, o ritieni sconveniente che un collega ti venga a prendere sotto casa?”
All’ora prestabilita, Andrew non era ancora arrivato e Annalisa si guardava dubbiosa allo specchio. Aveva scartato diversi abiti, prima di indossare dei jeans grigi e un maglione nero extra large. Si era rinfrescata il trucco e aveva sostituito il rossetto rosso con un lucidalabbra dalla tonalità rosata, molto meno appariscente. Quello non era un appuntamento, non doveva impressionare nessuno.
La vibrazione del cellulare la fece sussultare.
Quasi sperò di leggere un messaggio di Andrew con cui si scusava e annullava la serata.
Invece, era Sebastiano. “Ciao amore, in pausa non riesco a chiamarti. Un cliente mi ha incastrato per pranzo.”
Si affrettò a rispondere. “Non ti preoccupare, ci sentiamo dopo.” Pensò di aggiungere che stava uscendo, ma tagliò corto con l’emoticon di un bacio. Non voleva tenergli nascosto l’incontro con Andrew, gliene avrebbe parlato a fine serata.
Il suo collega arrivò pochi minuti dopo.
“Pensavo che i giapponesi fossero tutti puntuali” lo apostrofò lei, salendo in auto.
Lui accennò un sorriso. “Non avevamo detto basta stereotipi? Ho dovuto dare un passaggio a un’amica.”
Annalisa annuì, nascondendo il disagio dietro un’altra domanda. “Dove andiamo di preciso?”
“In un locale dove vado spesso. Fanno anche cibo occidentale.”
Anche Andrew era vestito in modo informale, con un maglione leggero di colore blu e jeans slavati.
Un brano rock sconosciuto lasciò spazio a In the end dei Linkin Park, una delle canzoni che Alex amava ascoltare in loop. Ecco, ottimo tempismo.
Come nel viaggio dall’aeroporto, Annalisa tenne quasi sempre lo sguardo fuori dal finestrino. Grattacieli, alberi e luci scorrevano sotto i suoi occhi, scorci di una metropoli ancora sconosciuta.
Il quartiere di Shibuya era brulicante di colori e turisti, ma il locale scelto da Andrew si trovava in un angolo anonimo, un’insegna argentata accanto a un negozio HM e un grosso albero davanti.
Scesero una stretta rampa di scale, ritrovandosi in un ambiente relativamente piccolo, con travi basse e luci soffuse dai colori cangianti. Dietro un bancone composto da mattoncini bianchi e gialli erano allineate bottiglie scintillanti. Un gruppo di ragazzi e ragazze ballavano più o meno a ritmo, davanti alla postazione di un dj con il viso paffuto e i capelli rosa. Nell’aria c’era un odore pungente, qualcosa che ricordava il tabacco, con tracce di menta e frutta.
“Ann, benvenuta all’Oak bar.”
Serie: Lascia che passi la notte
- Episodio 1: Allusioni e fastidi
- Episodio 2: Il senso dell’amore
- Episodio 3: Sguardi, insinuazioni e caffè
- Episodio 4: Al telefono
- Episodio 5: Calma apparente
- Episodio 6: Dolori e buoni amici
- Episodio 7: Stelle artificiali
- Episodio 8: L’amore da lontano
- Episodio 9: Sakura
- Episodio 10: Colpe nascoste
Il titolo di questo capitolo è la scelta perfetta che ne racchiude tutto il senso. Intrigante e immersivo come sempre.
Grazie Roberto per averlo letto!
Mi sono ritrovata molto nelle parole che ti ha scritto Cristiana. Credo che ogni donna potrebbe trovare una parte di se in Annalisa, perchè in un certo senso questo personaggio incarna la nostra natura. Mi ha molto colpita il suo sentimento contrastante verso Andrew, vuole resistere, eppure ne è anche attratta. Sceglie un maglione oversize per non essere attraente, però osserva la fotografia sulla scrivania, non rimane indifferente quando lui le dice di aver tardato per accompagnare un’amica. Ho intuito, in sottofondo, quel meccanismo per il quale noi donne, in amore, sappiamo benissimo che andremo a “schiantarci”, eppure fingiamo di non saperlo e ci andiamo lo stesso. Cedo che la sofferenza di Annalisa provenga anche dalla consapevolezza. Sa esattamente cosa le sta accadendo. E tu hai il rarissimo dono di saper sondare l’essenza dell’animo e dei rapporti umani. È un piacere leggerti.
Grazie di cuore Irene per aver notato tutti questi piccoli dettagli e per i tuoi commenti sempre preziosi♥️
Annalisa è impressionante, o meglio la sua personalità, in continua contraddizione. È chiaro che il suo modo di fare è condizionato dalla relazione che ha avuto con Alex, e muoio dalla curiosità di scoprire cosa sia successo. Andrew mi ha conquistato da quando è entrato in scena, un volpone! Aspetto con ansia i prossimi episodi. Sempre bravissima ❤️👏
Grazie di cuore Tiziana!
Ti confesso che Andrew piace molto anche a me🤭
Questo episodio è davvero interessante per gli sviluppi che contiene, ma anche per una ‘Ann’ messa un po’ alle strette. Questa volta da un collega. Mi sento, personalmente, soffocare quando leggo le tue pagine in quanto il disagio di lei è così palpabile da riuscire a provarlo io stessa. Non riesce mai ad alleggerirsi, a lasciarsi andare, a essere spontanea. Hai creato un personaggio bellissimo che, in un certo senso, incarna l’universo femminile, spesso condizionato da tutto ciò che abbiamo intorno e dentro. Non voglio generalizzare, ma per noi non è mai facile. Non è facile comportarsi spontaneamente perché rischiamo di venire fraintese, non è semplice nemmeno sentirci a nostro agio negli ambienti che frequentiamo perché il nostro atteggiamento è sempre sotto la lente di ingrandimento.
Per questo dico che il tuo modo di scrivere, apparentemente semplice, scava invece tanto in profondità. Io sono sicura che tu ne sia cosciente perché si sente che dietro a questa serie c’è molto lavoro e nulla è scontato o lasciato al caso. Come se tu avessi una sorta di bacchetta magica. Davvero bravissima.
Ciao Cristiana, ti ringrazio per questo bellissimo commento. Tengo molto a questa serie, ma è una storia complessa da scrivere e sono davvero felice che l’impegno e il cuore che ci metto arrivi a chi legge.
Mi dispiace crearti brutte sensazioni, ma riuscite a farti sentire come si sente Annalisa è per me uno splendido traguardo. Condivido la tua analisi sul fatto che essere donna ci porta ad essere osservate, giudicate, fraintese e criticate molto più degli uomini.
Grazie di cuore, perché i tuoi commenti sono sempre preziosi ed estremamente incoraggianti.
Emozionante questo primo appuntamento 😁🤭 e confermo ciò che ti avevo già detto tempo fa: mi stai facendo venire una voglia incredibile di visitare il Giappone 😍
Che bello Arianna, grazie mille! ♥️ Sta venendo tanta voglia anche a me😂
Mi piace la vaga sensazione di essere anch’io lì a Tokyo, a sbirciare i grattacieli dalla finestra del cubo di vetro, dove lavora Annalisa. Descrizioni che non eccedono nei particolari ma sufficienti per dare un’idea credibile dei luoghi e, attraverso i dialoghi o i pensieri della protagonista, anche i personaggi appaiono concreti e interessanti. L’atteggiamento di Annalisa, tra scrupoli, tentennamenti e tentazioni, continua ad essere convincente, come giovane donna, forte e fragile, decisa e con alcuni tratti di insicurezza che la rendono vera.
Ciao Maria Luisa, le descrizioni sono il mio punto debole, ma in questa storia è molto importante riuscire a trasmettere il senso di luogo. Riuscire a evocare la sensazione di essere lì è davvero una vittoria, così come continuare a rendere realistici i personaggi. Grazie per i tuoi preziosi commenti!
Ciao Melania! Un altro ottimo episodio👏🏻 Hai un modo intrigante di far emergere le tensioni fra i personaggi: senza forzature. Lasciando che siano i dettagli a parlare. Il lettore conosce già il finale, ma ciò che conta è il ‘come’. Un po’ come un episodio del tenente Colombo😂
Ciao Nicholas, ti ringrazio! Questo è un episodio di passaggio e temevo potesse risultare noioso. Leggere il tuo commento mi ha un po’ rassicurato, grazie per continuare a seguire questa storia!