Campo Base

Serie: Morirò d'estate


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: ● «Dal Vangelo secondo Luca» lessi. Mi sentii chiamato per nome. Per la prima volta, mi sentii figlio e non un bastardo. Per la prima volta, mi sentii Luca. ●

Finita la messa, mi incamminai verso casa con la testa piena di domande e dubbi, come se la lettura del vangelo avesse sollevato più domande che risposte.

Mi ero sentito figlio, ma figlio di chi?

Poteva una semplice lettura essere il segno di qualcosa di più grande che stava per accadere nella mia vita?

Mi sentivo perso tra i miei pensieri, incerto su cosa credere o cosa fare.

Le voci di Suor Lucia e del prete mi risuonavano nella mente e non riuscivo a capire il perché, questi due sconosciuti, o quasi, che poco c’entravano con me, avessero così tanta influenza, tanto da riuscire a destabilizzarmi totalmente.

Rallentai il passo, come a voler ritardare il mio rientro in casa, con la speranza magari di riuscire a dare un senso logico ai miei pensieri e di trovare una chiave per aprire la porta della mia confusione.

Ma più camminavo, più mi sembrava di allontanarmi dalla risposta.

La mia mente era un vortice di domande e dubbi, e il silenzio della strada sembrava amplificare ogni mio pensiero.

Mi fermai davanti a una vetrina, guardando il mio riflesso senza realmente vedermi.

Chi ero io, in fondo?

Un uomo che si sentiva figlio di nessuno, che cercava risposte in luoghi e persone che non conosceva bene.

Eppure, qualcosa dentro di me si era mosso, qualcosa che non riuscivo a spiegare.

Mentre camminavo, sentivo il peso della mia vita che mi gravava sulle spalle, e mi chiedevo se mai avrei trovato la pace e la felicità che stavo cercando.

Quando arrivai, vidi una figura familiare che mi aspettava fuori dalla porta di casa.

Era Enza.

Era di nuovo Enza.

«Ciao!» mi disse, spalancandomi un sorriso.

Poi, estrasse dalla sua tasca un foglietto di carta piegato in più parti e me lo porse.

Distesi la mano per prendere il foglio, consapevole ormai, che ogni sua apparizione, portava con sé novità e sconvolgimenti.

«Mi raccomando, ti aspetto!» esclamò, e poi si allontanò, senza darmi la possibilità di dirle qualcosa.

Entrai in casa, stringendo quel biglietto tra le mani e incuriosito, lo dispiegai velocemente.

«21 GIUGNO» lessi.

La calligrafia era molto elementare, come fosse stato scritto da un bambino. Il tratto del pennarello era tremolante, incerto e irregolare. La scritta era in stampatello maiuscolo e occupava tutto il foglio.

Il 21 giugno non mi diceva nulla, ma sapevo che se Enza mi aveva dato un appuntamento quel giorno, era sicuramente per qualcosa di cruciale.

Sfogliai rapidamente il calendario in cucina, contando i giorni che mi separavano da quella data: ventisei giorni.

Le mie mani iniziarono a tamburellare nervosamente sul tavolo, scandendo il tempo con un ritmo impaziente.

«Ventisei giorni. Abbastanza tempo per prepararsi, o per impazzire di curiosità» pensai.

Mi accorsi che il tempo era volato come un lampo, e prima che me ne rendessi conto era già quasi l’ora di pranzo.

Avevo stranamente fame, e quindi mi feci un piatto di pasta al volo e la mangiai senza troppo entusiasmo, riuscendo ad apprezzarne il sapore, senza la sensazione di dover vomitare tutto da un momento all’altro.

Sarei dovuto entrare in servizio per le 16:00, ma decisi di andare subito dopo pranzo per ricambiare a Diego la cortesia che mi aveva fatto quella mattina sostituendomi. Soprattutto, volevo tenermi occupato per non pensare al mio appuntamento con Enza.

La giornata passò velocemente tra chiamate e documenti da protocollare e la sera, sfinito, andai a dormire senza cenare.

Nei giorni seguenti, tra i miei impegni lavorativi, le visite quotidiane nella chiesetta e le chiacchiere con Suor Lucia, riuscii a non pensare più al mio incontro con Enza né all’appuntamento che mi aveva dato.

Un pomeriggio, durante una delle mie solite visite in chiesa, Suor Lucia mi si avvicinò con un foglietto in mano.

«Ti posso invitare?» mi disse a bassa voce, per non disturbare le vecchiette che recitavano il rosario.

Guardai il foglio attentamente: una stampa in bianco e nero mostrava un omino con un pennarello in mano che disegnava la scritta “Vogliamo vivere” e, in fondo, un’altra scritta in grassetto: “Campo Base”.

«Sono solo 3 giorni, pensi di poterti liberare dai tuoi impegni?» mi chiese, alzando leggermente il tono della voce.

Non risposi subito, e lei approfittò del mio silenzio per aggiungere: «Chi tace acconsente! Padre Andrea ti aspetta qui, il 21 giugno alle 8:00».

«O dissente totalmente!» risposi a scoppio ritardato, mentre lei si allontanava verso la sacrestia con un sorriso.

Quando uscii dalla chiesetta, mi soffermai davanti all’immagine della Madonna, sperando di rincontrare Suor Lucia ma dopo svariati minuti di inutile attesa, decisi di tornare a casa.

Durante il tragitto, mi soffermai a rileggere il foglio d’invito che mi aveva lasciato Suor Lucia e realizzai che il 21 giugno era la data in cui Enza mi aveva dato il suo appuntamento.

Un brivido mi corse lungo la schiena mentre realizzavo la coincidenza.

Cosa poteva significare?

Era solo una casualità o c’era qualcosa di più?

Cosa poteva essere il Campo Base?

E cosa c’entrava Enza con tutto questo?

Tutte queste domande mi frullavano per la testa e un senso di inquietudine misto a speranza mi accompagnò per l’intera giornata.

La sera, dopo aver finito di mangiare il mio solito uovo fritto, andai verso il calendario, segnando nel 21 giugno: «Enza – Campo Base».

Non sapevo cosa volesse dirmi Enza e non sapevo cosa volesse significare Campo Base, ma sapevo che quel giorno, avrebbe cambiato nel bene o nel male la mia vita.

O forse lo speravo. 

Serie: Morirò d'estate


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Discussioni

  1. Mi piace molto l’eco di “Luca” identità e il doppio richiamo al 21 giugno (Enza / Campo Base): è un gancio pulito che fa venire voglia di arrivarci. Bello anche il binario Enza-scintilla / Suor Lucia-bussola. Un’idea, se ti va: potresti snellire qualche domanda e trasformarne una in gesto (un’azione piccola che indichi una scelta). Così la tensione sale in modo naturale senza spiegare troppo. Per il resto, ottimo ponte alla prossima puntata.