
Carmelo
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Valentina aveva messo a cuocere due carote, con poca acqua, nel fornello più grande; poi era andata a sedersi per programmare qualche domanda da porre a Clara, per l’articolo della rivista.
Si domandava se fosse il caso di omettere l’età della donna o se fosse uno degli elementi fondamentali per comprendere la storia. Avrebbe voluto sapere, prima di tutto, cosa l’avesse spinta a lasciare casa, marito e familiari tutti, per vivere come un’eremita in un ovile. Un lungo isolamento durato quasi dieci anni.
Per iniziare l’intervista le avrebbe chiesto semplicemente come stai, avevi nostalgia di casa, sei felice di essere tornata e altre banalità simili. Il tasto più spinoso, quello del marito trovato morto nella stalla della sua azienda, non lo avrebbe nemmeno sfiorato, finché lei non le avesse dato il pretesto per farlo.
Rifletteva, digitava sul suo portatile, poi cancellava o correggeva. E aggiungeva qualche altra idea che le balenava per la testa, finché non aveva sentito puzza di bruciato. L’acqua del pentolino si era consumata e le carote mezzo bruciate. Aveva apparecchiato la tavola con una delle solite tovagliette di carta usa e getta – trenta per quaranta – a scacchi bianchi e rossi.
Un filo d’olio e un pizzico di sale da un vasetto di vetro senza tappo che, in modo maldestro, aveva rovesciato sul tavolo. Per un attimo le era tornato in mente un gesto scaramantico della nonna, poi, però, l’idea di buttarsi un po’ di sale dietro le spalle le era sembrato una sciocchezza. Lei non era una che potesse credere a certe dicerie popolari.
Aveva mangiato in fretta il resto delle carote non bruciate, due foglie di lattuga, un gambo di sedano e due grissini sottili come i bastoncini dello shanghai.
Stimolando le narici e le papille gustative, il languore era diventato più forte. Il vuoto nello stomaco una cavità senza fondo. Il desiderio di cibo, dolce o salato, era esploso di colpo.
Di solito, per i momenti più critici di fame bulimica, teneva da parte gli ovetti, piccoli come quelli dei piccioni. Nella bustina in fondo al solito cassetto, ne era rimasto uno, l’ultimo. Poco male – aveva pensato – avrebbe potuto rimediare al bar del “Cinese”. Il senso di vuoto che la stava divorando andava colmato al più presto, per placare l’ansia ed essere più lucida all’incontro con Clara.
Era uscita di casa poco più tardi, accelerando il passo per arrivare con largo anticipo all’appuntamento, sedersi a un tavolino e rilassarsi con una tavoletta di fondente nero extra, extra large, di piacere extra, sfrenato.
Dopo aver consumato fino all’ultimo, i quadratini di quella bontà dolce-amara, Valentina aveva dato un’occhiata allo smartphone. Erano le sedici e trentadue e delle due donne neppure l’ombra in lontananza, oltre la vetrata del bar.
Aveva continuato ad aspettare controllando i messaggi e le chat, nel silenzio del locale semivuoto.
Poco dopo era arrivato anche Carmelo, un ragazzo magro, un po’ imbranato, figlio del “Cinese”.
Il padre, strano ma vero, aveva fatto sentire la sua voce, forte e chiara: «A quest’ora arrivi?»
Il ragazzo aveva fatto spallucce ed era andato a versarsi un bicchiere d’acqua che aveva bevuto d’un fiato, come se avesse fatto una lunga corsa o avesse mangiato sardine sotto sale.
Il padre si era avvicinato e gli aveva detto qualcosa a bassa voce, con un’espressione torva. Il ragazzo aveva ripetuto ad alta voce: «Cosa, sono tornati?»
«Sì, questa volta hanno fatto gli stronzi con una cliente.»
«E poi?»
«E poi lei se n’è andata, e loro appresso.»
«Cosa hanno preso? Le solite birre Bajò?»
«No, questa volta volevano le Beja.»
«Ma le hanno pagate?»
«Hanno lasciato dieci euro sul tavolino E loro erano in quattro, come l’ultima volta.»
«Ma quelle costano tre euro l’una.»
«Si sono fatti lo sconto – pazienza – non era il caso di discuterne. Caso mai avrei dovuto chiamare subito il maresciallo, appena sono entrati. Mi aveva detto di avvisarlo se fossero tornati, visto che sono dei malfattori che si fanno passare per agenti delle forze dell’ordine.»
«Perché non l’hai chiamato?»
«Quella è gente capace di dar fuoco al locale.»
«Che macchina hanno?»
«Ma allora tu si scem overo. Che ne so? Mica hanno parcheggiato qui sul marciapiede.»
«La prossima volta ci penso io a…»
«Non dire sciocchezze. E mettiti a posto la camicia.»
In quel momento, dal cellulare di Valentina si era sentita una notifica. Clara si scusava per l’inconveniente: appuntamento rimandato, per improrogabili e continue visite al wc.
Di Rosa, neanche un lontano sentore di vaniglia: l’essenza di cui si irrorava quando era in libera uscita.
Benedette jacarande aveva pensato, immaginando che l’amica le avesse dato buca per le sue solite manie legate ai fiori, agli alberi e persino a certe erbacce infestanti che la entusiasmavano come una delle sette meraviglie della natura. Quando sul bordo strada iniziava a fiorire il tarassaco, la stordiva decantando tutte le virtù di quell’erba che sua nonna chiamava, senza darle troppa importanza, ebra pisciacanis.
Aveva provato a chiamarla, ma lei non aveva risposto; aveva ritentato e si era inserita la segreteria telefonica; quindi le aveva mandato un messaggio.
“Cara Rosella Testa, vai a farti friggere in padella, con i tuoi fiori in pastella sulla cresta.”
Quando si era avvicinata al bancone per pagare, Carmelo l’aveva osservata con la coda dell’occhio, in modo strano. E dopo aver salutato per andarsene il “Cinese” aveva risposto e il figlio, solitamente fin troppo loquace, era rimasto muto e cupo.
Che giornata di fogna – aveva pensato Valentina – prima le carote bruciate, poi il sale rovesciato, l’appuntamento saltato, Rosa che mi ha mollato e ora questo scimunito che mi guarda storto, peggio del padre. Forse nonna non aveva tutti i torti. Oggi sono proprio sfigata. Mo’ vado a casa, mi metto le mutande a rovescio e un cornetto in tasca, poi accendo il fuoco con un fascio di salvia e vediamo cosa succede.
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
‘Giornata di fogna’ non l’avevo mai sentita! E mi piace tantissimo. Tipo…Oggi? 🙂
Povera Valentina! Credo che tutto sia dovuto al fatto che non si è gettata il sale alle spalle. Non ha idea di quale jella si sia tirata addosso!
Io mi sento abbandonata e lasciata a bocca asciutta per non aver ancora saputo niente della storia di Clara (a parte i suoi problemini attuali) che mi incuriosisce e spero di conoscere al più presto. E rosa, invece? Perché mai le ha dato buca? Troppi misteri…
Ciao Cristiana, “giornata di fogna” non l’ ho sentito mai neppure io. Stavo per scrivere giornata di me… “melma”, ma poi ho preferito il canale di scolo. 😂
Rosa boh?! Chissá!? E Clara, in una giornata così, che fine poteva fare?
Grazie Cristiana. Un abbraccio.
Ha tutta l’aria di una giornata storta non soltanto per Valentina…Clara costretta sul wc, il Cinese ancora alle prese con quei delinquenti che le hanno fatto scappare una cliente, e Rossella non si vede. Sarà scappata anche lei?
E pure Carmelo, che da il titolo all’episodio, sul finale è stranamente cupo.
C’è del mistero in questo episodio, oltre alla sfortuna. Confido nelle mutande al rovescio e nel peperoncino!
Ciao Irene, il mistero é ciò che tento di creare e chissá se poi me la saprò sbrogliate. Le idee ci sono, tante e confuse, e poi Chissá se, con calma e perseveranza, qualcosa di ciò che ho in mente, prenderà forma, con parole e immagini, che spero possano acquistate un senso, non solo per me.
Le tue parole sono un contributo importante sull’andamento di questa storia ancora incompiuta. Grazie.
Bellissimo! Mi hai fatto fare una grossa risata con l’erba pisciacanis 😆 Anche il finale divertente: “mi metto le mutande a rovescio e un cornetto in tasca, poi accendo il fuoco con un fascio di salvia”😅 Brava, mi è piaciuto molto!
Ciao Arianna, grazie. Le tue parole sono una piccola dose di felicità di buon mattino, come un bacio di cioccolato trovato sul tavolo, a sorpresa, per fare colazione. Il mio tentativo di strappare qualche sorriso e di suscitare un po’ di buon umore con ciò che scrivo é evidente. Avere la conferma, con i vostri commenti, che qualcosa abbia funzionato é davvero incoraggiante. La cosa più difficile é raggiungere il doppio obiettivo: sorriso e commozione. Vorrei, ma non so se… Si vedrá in seguito.
Sempre dolce e piacevole Maria Luisa, anche quando racconti di una giornata storta. Un abbraccio!
Grazie Giuseppe, la tua grande gentilezza, di questi tempi, soprattutto fuori da qui, diventa sempre più rara e preziosa. 🙏
Viviamo in un mondo strano: affamato di amore ma ricco solo di superficialità ed odio. Ma bisogna resistere perché prima o poi la svolta ci sarà.
Vorrei avere il tuo ottimismo, Giuseppe. Vedo poca luce in fondo al tunnel della nostra società e umanità. Mi resta comunque la speranza, , in una pacifica minoranza che ama, cerca e prova a comunicare senza odio, violenza, malvagità o indifferenza.