Carne e CPU

Serie: KryptoCredit


    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Carne e CPU
  • Episodio 2: Eva

La pioggia cadeva su Verona, ma non abbastanza da attivare i raccoglitori, Gabriele lo aveva notato guardando le gocce di pioggia sull’asfalto illuminato dalle pubblicità sui palazzi circostanti, mentre camminava verso casa. L’ascensore che dava sulla strada lo portò al settantatreesimo piano, dove viveva con Diana da ormai quasi cinque anni.

«Sta piovendo?» chiese Diana mentre con cura aveva revisionato i suggerimenti di Horizon, l’IA personalizzata e integrata nelle ottiche e perfettamente in sintonia con quella di Gabriele, che elaborava le pietanze che entrambi potevano voler mangiare dopo la loro giornata secondo il Quantum Machine Learning. Dopo che Diana selezionò il match migliore all’ottantasei percento, le tartare di manzo, avviò il Bioprinting.

«No… i soliti sputacchi. Speriamo piova entro Domenica, altrimenti anche questo mese dobbiamo farcela portare» disse Gabriele togliendosi la giacca arancione e lasciandosi cadere sul divano. Poi si voltò verso Diana che stava scegliendo delle scarpe su un catalogo promozionale direttamente nelle sue ottiche.

«Sei pronta?» chiese Gabriele appoggiandosi col mento sullo schienale del divano, guardandola coi suoi occhi blu.

«Mangiamo e poi cominciamo, ok?» rispose Diana lasciando intendere che la sua non era effettivamente una domanda. Gabriele sentì il rumore della cartuccia del Bioink che veniva caricata, di riflesso controllò il nome della cartuccia sull’interfaccia di domotica avanzata di Horizon, quando lesse “Meating” cominciò a salivare.

Dopo aver mangiato delle ottime tartare di manzo, Diana e Gabriele si spostarono nello studio, una davanti all’altra si fronteggiavano le due scrivanie con i loro computer quantistici. I due si sistemarono sulle loro poltrone, accesero le ottiche e cominciarono a inizializzare NeuroVis, lo strato di cellule ingegnerizzate che permetteva l’interazione con e senza Horizon con tutte le reti globali, usando l’interfaccia neurale.

«Ti ho girato le anomalie che ho trovato con Horizon, controlla se sono le stesse che hai trovato tu» disse concentrata Diana mentre si legava i suoi lunghi capelli castani e continuava ad elaborare codice su NeuroVis, il cui strato di cellule conferiva un colore grigiastro semitrasparente alle cornnee di chi lo utilizzava.

«Le sto rivedendo ora, mi sembrano le stesse. Ricordati però che Adam e Ivan hanno delle potenze di calcolo notevoli, non so se riusciremo a superarli con dei semplici pacchetti di diversivo.»

«Provo con una simulazione sub-hacking» disse Diana concentrandosi e mordendosi il labbro inferiore, come faceva di solito. Gabriele la guardò attraverso le ottiche e sorrise. Impazziva quando la vedeva fare così.

«Merda… non ce la facciamo, dobbiamo inventarci qualcos’altro» sentenziò Diana. Dopo qualche secondo di pausa elencò una lista di almeno dieci punti che descrivevano i limiti che non riuscivano a superare con la loro tattica. Spensero le ottiche tutti e due e cominciarono a guardarsi pensando.

«Allora, ragioniamo…» disse Gabriele unendo le mani e congiungendo gli indici e il labbro superiore. «I due gemelli sono umani, ma hanno una CPU ausiliaria con interfaccia neurale programmata da una IA che usano a livello semivolontario, il loro DNA è il codice di decriptazione del firewall e si fanno da backup a vicenda nel caso uno dei due abbia un problema. Come si connettono?»

«Sono in continuo collegamento remoto col server della banca e per garantire una latenza pressoché nulla devono rimanere all’interno dello stabile dove godono di connessione Ultrafast.»

«Ok, allora li attiriamo fuori!» esclamò allargando le braccia Grabriele e alzando le sopracciglia.

«Non possiamo! Non escono mai. Non possono, sono praticamente degli eremiti, sono lì dentro da più di cento anni, Gabri» disse annoiata Diana, che aveva fatto i compiti decisamente meglio di Gabriele.

«Aspetta, voglio provare una cosa…» disse Diana mentre riaccendeva le sue ottiche.

«Ok, io mi faccio una birra, tanto mi sembra di capire che non andremo molto avanti stasera» disse Gabriele mentre andava verso il frigorifero, poi si sedette sul divanetto nella stanza e accese le sue ottiche.

«Non ci posso credere…» disse piano Diana dopo dieci minuti mentre continuava ad elaborare su NeuroVis e cercare sulla rete. «Bingo babe! Mi è venuta un’idea! Ti condivido quello che ho trovato.»

«Vediamo…» Gabriele si alzò in piedi incuriosito.

«Guarda, i gemelli sono stati programmati da una software house di Milano la Catalyst AI più di cento anni fa, ma l’azienda esiste ancora, uno degli sviluppatori è un mio amico, Angelo, e mi deve diversi favori. Cercando tra i registri della banca, sembra che i gemelli non abbiano mai ricevuto visite esterne dall’età di venticinque anni, la loro vita si è svolta quasi completamente dentro l’edificio della banca. La buona notizia è che nella loro job description e nel contratto non c’è scritto da nessuna parte che non possono ricevere visite, e questo potrebbe giocare a nostro vantaggio in qualche modo.»

Gabriele stava cercando qualcosa di intelligente da dire, ma nel frattempo tutto quello che seppe dire fu:

«Poveracci… Questo significa che non scopano da almeno settantacinque anni…» poi si rese conto che dopo quello che aveva detto, Diana l’avrebbe preso a sberle in malo modo; invece, lei lo guardò sbarrando gli occhi e puntando il dito verso di lui.

«Tu, sei un fottutissimo genio!» sorrise Diana mostrando i suoi denti perfetti.

Gabriele sorrise a sua volta non capendo a cosa Diana si stesse realmente riferendo, o se lo stava soltanto prendendo in giro per poi picchiarlo più duramente.

«Sono stati programmati da delle IA, ma sono umani! Con istinti umani! Sono carne, Gabri capisci?» ora Diana era veramente su di giri, si alzò in piedi cominciando a passeggiare per la stanza e pensare intensamente.

«Quindi se mandassimo una escort, magari fanno una cosa a tre e si distraggono» disse Gabriele fiero di sé per aver pensato ad una cosa molto intelligente.

«Sì! Ma non una prostituta qualsiasi, ma un’organica programmata dalla IA della Catalyst AI, che, Angelo personalizzerà per noi per raggiungere i cuoricini centenari dei due gemelli.»

«Sei sicura che possiamo fidarci di questo tizio?»

«Ho molte cose su di lui, lo tengo per le palle…» disse Diana con un tono che Gabriele non aveva mai sentito.

«Aspetta, lo chiamo subito.»

«Poi dovrai raccontarmi bene come conosci questo tipo e cosa avete fatto insieme…» chiese sospettoso e vagamente geloso Gabriele.

«Non credo di avere scelta… giusto?» chiese Angelo mentre sedeva nel salotto improvvisato che avevano costruito con Diana e il loro gruppo al tempo dei Trentor, i responsabili di una grossa frode virtuale ai danni della Casata Castaldi, che aveva fatto chiudere i battenti a diverse attività illecite della casata, tra cui commercio di armi illegali e Bliss, una costosa e potente droga iniettabile tramite microcanula che i più ricchi potevano permettersi.

«Ricordati che ho io i log dell’attacco ai Castaldi, anche se sono sicura che non servirà mai tirarli fuori» disse sorridendo Diana.

«Va bene, Diana, va bene. Per quando vi serve?» disse Angelo scuotendo la testa.

«Domani sera» disse fredda e concisa Diana.

«Cosa? Stai scherzando? Hai idea di quanto ci vuole per programmare quello che mi hai chiesto? Per non parlare del tempo necessario per tirare fuori dall’archivio il codice di più di un secolo fa!» esclamò Angelo incredulo.

Diana si alzò in piedi, Gabriele fece lo stesso e mentre girava i tacchi disse: «Ci vediamo domani qui alle undici in punto, so che ce la puoi fare» poi chiuse la porta del container con un suono metallico.

«Oh! Non abbiamo nemmeno parlato di soldi!» urlò Angelo dalla poltroncina, consapevole che non avrebbe ricevuto una risposta.

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