Celerini versus mutanti

In uno sgradevole futuro

Lo slum.

Lo squallore.

I celerini.

Patrizio si era voluto fare un selfie con la corazza dorata, aveva inserito l’immagine come sfondo del cellulare.

Non aveva potuto scattare l’istantanea con il manganello elettrico.

Peccato.

E ora, marciava unito ai colleghi lungo la strada dello slum infetto, un luogo abitato da mutanti che i veri-umani del centro non volevano agli angoli delle strade a chiedere l’elemosina.

Era scoppiata la solita rivolta endemica, nel ghetto funzionava così, ed era dovere dei celerini reprimerla; poi la rabbia sarebbe stata di nuovo sommersa dalla paura finché, come un fiume carsico, sarebbe tornata in superficie per riesplodere.

I celerini battevano i manganelli sugli scudi, arrivarono a contatto con i mutanti, in parte umani e con sembianze di lucertola, di granchio o di mammiferi del bosco, e la zuffa iniziò con una gioia e un’allegria che apparteneva solo ai celerini.

Sadici.

Patrizio, in prima fila, provocò delle scosse a un per metà uomo e sghignazzò vedendo che, ancora un po’, i bulbi oculari gli stavano per schizzare fuori dalle orbite.

I celerini schiacciarono le loro vittime, ci salirono sopra spezzandogli le ossa e stritolandoli con il peso, allora i rivoltosi scapparono da tutte le parti.

La formazione di polizia privata si divise per plotone, e Patrizio seguì i colleghi in un vicolo. Troppo stretto.

I mutanti li sorpresero al suo termine, li bloccarono, e dai tetti delle baracche dei ribelli, con le sembianze di qualcosa di simile a un insetto, scagliarono dei mattoni.

Patrizio si protesse con lo scudo, cadde a terra, allungò il manganello elettrico e diede la scossa a una zampa di rinoceronte.

Fece in fretta a rimettersi in piedi, alcuni dei commilitoni non avevano avuto la stessa fortuna e le uniformi dorate erano sporche di fango e sangue, più sangue che melma.

Patrizio li avrebbe vendicati.

***

Fu il solito massacro. Se fra i celerini privati c’erano stati una decina di morti, tra i mutanti si potevano contare duecento body bag riempite di poltiglia, le quali sarebbero finite tutte nell’inceneritore.

«Dovremmo demolire lo slum. Servono le ruspe» si lamentò un camerata di Patrizio, il quale infilò la mano in tasca e allora inorridì:

«No».

Tutti lo guardarono incuriositi.

Lui non disse nulla: Il cellulare, rotto.

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