
Chi sei?
Serie: Una strana città
- Episodio 1: Sono arrivato
- Episodio 2: Chi sei?
- Episodio 3: Il mio secondo giorno
STAGIONE 1
Dopo qualche minuto mi accorsi di aver corso in tondo: quella maledetta strada! Eppure la stazione doveva essere lì. Ma adesso non vedevo più nulla, se non le stradine che si affacciavano tra i palazzi. Ne percorsi una, ma mi ritrovai nel cimitero, ne percorsi un’altra e mi ritrovai di nuovo nei pressi del cimitero. Non che fosse molto grande: un susseguirsi di piccole lapidi simmetricamente distanziate le une dalle altre. In cima, dopo una breve salita collinare si poteva intravedere una cappella gentilizia. Io rimasi all’entrata, rifiutandomi di entrare e decisi di proseguire lungo un’altra strada. Ma ogni strada mi conduceva sempre lì. Provai a cercare qualcuno muovendomi tra le case. E incontrai due bambini sulla decina d’anni. Provai a richiamare la loro attenzione, ma non appena mi videro si misero a ridere e scapparono via. Alla fine trovai una piccola bottega con la saracinesca ancora alzata e la vetrina illuminata. Una donna assai graziosa, con indosso un corto tubino color petrolio, mi sorrideva dall’altro lato del vetro. Entrai. Sicuramente si accorse che ero in difficoltà, perché mi sorrise con molta dolcezza e io ne approfittai per riposare gli occhi osservando quel viso dalla carnagione olivastra sul quale brillavano due occhi color nocciola.
«Buongiorno» dissi.
Ma lei rimase muta.
«Mi scusi, ma non sono di queste parti. Saprebbe indicarmi la strada per la stazione?»
La donna fece di no con il capo. Non era possibile che non conoscesse la stazione, era una cittadina troppo piccola.
«La stazione… ha presente? »
La donna sollevò le spalle nude facendomi capire che stavo insistendo senza ragione.
Pensai che potesse avere problemi con la lingua inglese e riprovai? Probabilmente non aveva capito cosa intendessi.
«Binari, treni… ciuf, ciuf?»
Ma lei si limitò a sorridere e mi indicò l’uscita del negozio. Io sospirai rassegnato e dopo averla salutata con un cenno del capo uscii dalla porta.
Al che decisi di provare a bussare alla porta di qualche abitazione, ma le tapparelle erano abbassate e le luci spente. E i miei tentativi andarono a vuoto. Finalmente vidi un uomo, con lungo soprabito nero e un cappello dello stesso colore, che passeggiava per la strada proprio davanti a me a poca distanza dalla taverna dove ero entrato. Lo rincorsi fino a sopraggiungere alle sue spalle. Lui si voltò e io rimasi interdetto. Mi assomigliava davvero tanto. Se non fossi stato sicuro che non ero io, avrei detto che ero io. Le uniche differenze erano un sottile strato di barba sotto il mento, che io non portavo, e i capelli di poco più lunghi. Mi guardò e sorrise.
«Finalmente sei arrivato»
«Come scusi?»
Stavolta ero io che faticavo a capire.
«Ti stavo aspettando.»
«Le giuro che non la seguo…»
L’uomo sorrise.
«Hai ragione, come potresti capire. Sei appena arrivato. Tu sei l’altro me.»
Facevo davvero fatica a capire cosa stesse dicendo, ma tra la notte che era scesa anzitempo e il volto di quell’uomo, identico al mio, pensai di stare sognando. Forse ero sul treno e il mio inconscio si stava prendendo gioco di me. In quel caso mi sarei svegliato presto. Ma in quel momento tutto era fin troppo reale e nel dubbio io dovevo assolutamente raggiungere il treno.
«Saprebbe indicarmi la strada per la stazione?»
«Non c’è nessuna stazione.»
«Come?»
«Questo è stato il tuo ultimo viaggio. Adesso, finalmente, torneremo a essere una sola persona.»
«Mi sta prendendo in giro?»
«Non hai capito vero?»
«Cosa dovrei capire? Non vede che ho una valigia con me? Sono sceso da quel treno e ora voglio risalirci e andare via di qui!»
La mia pazienza era arrivata al limite.
«Arrabbiarsi non serve, guarda» mi disse mentre delle luci giallognole iniziarono ad accendere ogni singola casa e negozio illuminando finestre e vetrine.
La gente iniziò a uscire dalle case e a camminare per le vie. Le finestre della taverna si erano illuminate e alcuni avventori stavano entrando. Colto da una strana sensazione corsi verso la porta, quasi strattonando gli altri clienti, ed entrai.
Rimasi sconvolto e la valigia mi cadde di mano. La taverna era pulita e un odore di stufato riempiva l’aria. C’erano diversi avventori seduti ai tavoli: scherzavano e ridevano come niente fosse.
L’altro uomo, quello che mi assomigliava, entrò poco dopo.
«Vieni, è ora di cena.»
Queste furono le uniche parole che sentii pronunciare da lui prima di ritrovarmi seduto al tavolo a mangiare: sulla spalliera della sedia avevo un soprabito nero e sulla sedia accanto alla mia un cappello nero. Vidi il mio riflesso sulla bottiglia di vino che il cameriere mi aveva portato: una sottile barba mi copriva il mento e sorridevo.
Adesso sono qui che attendo che il mio altro me giunga, tra un mese esatto, a partire dalla mezzanotte di oggi.
Serie: Una strana città
- Episodio 1: Sono arrivato
- Episodio 2: Chi sei?
- Episodio 3: Il mio secondo giorno
Il cerchio si è chiuso e la storia riparte daccapo.. proprio come la cittadina, la cui strada principale gira in tondo. Non penso sia stato casuale questo dettaglio, vero?
Sei un ottimo osservatore o forse un ottimo lettore. Devo dire che non è da tutti collegare in questo modo due elementi che, per quanto siano centrali, non sono facilissimi da collegare. Amo molto i giochi mentali, quindi sì ci hai preso. Non anticipo altro sperando così di invogliarti nella lettura. Spero di riuscire a scrivere nuovi episodi in tempo brevi. Con te bisogna stare attenti, riesci a scovare tutto… mi dovrò dare da fare.
Sono entrato in modalità detective da quando hai proposto il tema giallo/thriller su Rue Morgue ahaha
Però ero convinto si trattasse di una serie di due episodi, invece continuerà mi sembra di capire. Beh, le notifiche sono sempre attive per i tuoi librick.
Gia lo eri! Originariamente era un unico episodio (ai tempi delle 1500 parole), ma lo avevo scritto per la Rue Morgue, quando lavoravamo al progetto collettivo. Però era stato pensato proprio per introdurre un racconto molto più lungo, e siccome mi era venuta voglia di riprenderlo, ci provo. Vediamo cosa riesco a tirare fuori… A proposito ancora devo iniziare a scrivere il giallo per la Rue Morgue. In questi giorni stavo combattendo con il sito, dato che non riesco a pubblicare. Crea solo bozze o racconti fuori serie. Un nuovo mistero da risolvere!
“Se non fossi stato sicuro che non ero io, avrei detto che ero io.”
Il tema del doppio, insieme a quello del vampiro, è uno degli aspetti che più mi angosciano nella letteratura weird/horror. E in questo caso il doppio diventa “multiplo”. E l’angoscia aumenta di conseguenza…
Spero di cuore che la storia prosegua! È davvero originale questa idea, l’alternanza della stessa persona allo scadere del mese. Molto inquietante. Mi piace ☺️
Proseguirà anche se la sto scrivendo man mano che pubblico (perché, come ho spiegato sotto, avevo ripescato un racconto che avevo scritto per il gruppo Rue Morgue e che poi sarebbe dovuto proseguire per altre mani) e quidi avrò bisogno di un po’ di tempo tra un episodio e l’altro. Ti rigrazio davvero per avere letto e mi fa piacere che questo primo episodio diviso in due parti ti sia piaciuto. Gli spunti che mi offfre sono molti, spero di realizzare un racconto coinvolgente. Proverò a non deluderti. Ancora grazie!
Certamente ☺️
Bravo!!! Alimenti molto bene la suspense, mentre accompagni il lettore nella scoperta dell’ambiente e dei protagonisti. Il linguaggio e chiaro, evocativo e i dialoghi credibili 👏👏👏👏
Quest’idea era nata per un racconto della Rue Morgue, poi ne abbiamo portato avanti un altro ma, siccome mi piaceva, ho deciso di utilizzarlo per creare uno dei miei “mini” librick.
“Questo è stato il tuo ultimo viaggio. Adesso, finalmente, torneremo a essere una sola persona.”
Inquietante questo passaggio 😱😱
Sì, io mi incarto così, perché quando scrivo non mi soddisfa la trama lineare quindi mi sforzo di trovare dell situazioni a limite. Questa sarà una di quelle…