
Cieco dalla nascita
Cominciai a pregare quel giorno, così intensamente. Neppure in chiesa mi era mai capitato, la domenica quello che più mi importava era ricevere gli ossequi e i complimenti di tutti, anche solo per il completo, nuovo ogni settimana, che usavo per distinguermi dalla gente. Gente di paese, di basso ceto, che in chiesa sedeva tutto dietro di noi, ad un banco di distanza rispetto al nostro. Anche il primo banco della fila opposta a noi era vuoto. Così voleva la tradizione di famiglia, tutti la rispettavano, anche il prete non ci faceva sedere nessuno.
Ogni tanto c’era chi si ribellava, ma la maggior parte delle persone in paese stavano zitte e lavoravano sodo. Sapevano che io e miei fratelli per quella terra avevamo versato il sangue, non solo nostro. Era nostra, ci apparteneva! Come chi vi abitava, che viveva grazie a noi e a noi si affidava. Gestivamo noi il paese, le risorse da destinare, ad ognuno il suo, secondo il nostro giudizio, come voleva Dio. Avevano bisogno di pane e noi eravamo il loro pane… pane che ora mi veniva servito risecchito, con una misera fetta di lardo con sopra le mosche a banchettare prima di me, senza rispetto! Dove era finito il rispetto? Dove?!
Con tutta la mia forza scagliai il bicchiere d’acqua contro la parete, senza avere la soddisfazione di distruggerlo. Rimbalzò, non essendo di vetro, come la mia domanda in quella piccola cella.
Avevo perso mio fratello nell’arresto. Tirò fuori la pistola e un poliziotto lo fece secco ancor prima di fare fuoco. Maledetto! Maledetto sia soprattutto chi trovò il coraggio di infangare il nostro nome! L’infame aveva fatto fagotto una sera, e non si era limitato a girare l’angolo, no, aveva percorso chilometri, di notte, senza fari, denunciandoci tutti al commissariato della più vicina città! Nessuno mai aveva osato uscire nelle ore imposte dal nostro coprifuoco. Nessuno era tornato a raccontarlo! Invece lui… lui l’ingrato, spione, bugiardo, maledetto!
Sputai a terra con disprezzo. E con sollievo. Un giorno gliela farò pagare cara! Anche per il suicidio di Andrea, mio fratello, di soli 24 anni, avvenuto qua in questo carcere dimenticato da tutti! Già… morti i fratelli, tutti gli altri dove sono? Eh? Il bene che ho fatto a quel paese? Nessuno mi ha fatto visita! Ingrati! Maledetto contadinello, maledirai il giorno che sei nato! Ora vedrai!
Quel giorno iniziai. Pregai, pregai per uscire da qui. Senza dire a Dio ciò che avevo in mente di fare, una volta fuori. Pregai tutti i giorni, tutto il giorno, tanto che il carceriere i giorni seguenti lasciò il vassoio con il solo bicchiere d’acqua, limitandosi.
Dio invece, lui si, si preoccupò e alla fine mi rispose. Quella sera pioveva fortissimo, i lampi illuminavano la cella ad intervalli sempre più vicini tra loro e con potenza, facendo scomparire quasi completamente le ombre della stanza.
Buio, luce. Buio, luce. Luce. Solo luce, ad un certo punto non vedevo altro.
I miei occhi cercarono il confine oltre le sbarre ma non ci riuscirono, accecati da quel bianco. Poi mi chiesi se la luce era ancora presente? La stanza si presentava senza più sbarre, senza più quella brandina che ogni giorno diventava sempre più sudicia, come il camice a righe, che indossavo, che non riuscivo più a vedere, come le mie mani. Io stesso ero luce.
Attesi. Le mie orecchie pronte all’ascolto. Alla ricerca di un suono che non fosse quello dei tuoni o del bicchiere di latta che avevo iniziato secondi prima a prendere a calci, fin tanto che lo persi chissà in quale angolo della stanza; così come il controllo, andando alla fine a sbattere io stesso contro il muro. Urlai. Ma non per il dolore, ma per la cecità che persisteva. Urlai ancora. Io, non avevo pregato per questo! Cos’era questo! Uno scherzo? Perché non ti vedo? Rispondimi! Ora!
Urlai ancora più forte e questa volta la mia voce attirò l’attenzione del carceriere.
– Sono qui, calmati, non c’è bisogno di urlare. Cosa vuoi?
– Voglio uscire da qui e rivoglio la mia vista!
– Io sono il carceriere, non un oculista e non apro le porte agli ergastolani per farli fuggire, vuoi corrompermi?
– Fammi uscire da qui! Ho pregato Dio per questo!
– Tu che preghi? In ginocchio pure magari? Che speravi di ottenere?
– La libertà
– E a cosa ti serve la libertà?
– A fare giustizia
– E cosa è la giustizia per te?
– Vendetta
– Ecco, questa parola mi piace!
– Ti piace? E allora perché mi hai reso cieco?
– Io non ti ho reso cieco, è stato Dio. Lo ripeto, sono solo il carceriere.
– E allora fammici parlare con Dio, che io non ho pregato per questo!
– Non posso
– Perché?
– Perché ci hai già parlato
– Quando? Non ci ho mai parlato!
– Siete sempre stati a colloquio, credimi, ma era un monologo. Infatti in vita non gli hai mai rivolto la parola, ne lo hai mai ascoltato.
– Ero sempre a messa ogni domenica, e ho pregato in questi giorni, tanto! Mi deve far uscire!
– E sei uscito, sai? Sei morto di stenti. Eri così intento a pregare di farti uscire per ammazzare quel contadinello che hai smesso di mangiare e sei morto. E questa luce bianca che ora vedi, questo bianco intorno, è perché il tuo corpo non c’è più. Il corpo muore, l’anima sopravvive.
– Allora sono in paradiso?
– No, sei all’Inferno, nel limbo precisamente. In attesa di collocarti da qualche parte.
– Come all’inferno! Io…io…chi lo ha deciso? Io voglio un processo!
– Un processo? Per decidere cosa? Qui è già tutto deciso, scritto. La tua vita è davvero interessante sai? Ti sei battezzato e poi hai giocato a fare Dio. Bisogna salvare l’anima che non muore, non te lo ha detto il prete?
– Infatti, chi credi abbia dato da mangiare a tutto il paese, io! Tantissime persone, possono testimoniare. Loro senza di me non sono nulla! Come è possibile che io vada all’Inferno, come?! Voglio parlare con Dio!
– Non è possibile. Dio non ti riconoscerebbe. Quelli come te, non possono avere un secondo colloquio. È come con il Monopoli, in prigione diretti senza passare dal via.
– Ma non è possibile, Dio è buono. Dio deve darmi una seconda possibilità!
– Di fare vendetta? Di macchiare ancor di più di sangue innocente la tua veste che hai avuto immacolata?
– Prometto che non farò del male a quel contadino!
– Non basta
– Prometto che d’ora in poi mi comporterò bene, che cercherò di redimermi! Pregherò ma per buoni propositi, tutto il giorno, tutti i santi giorni, per le anime sulla Terra, che come me non si rendono conto di fare il male! E alla fine forse Dio avrà misericordia di me e di altri come me!
– Eh no, qui mica si può salvare tutti! Questa cosa non mi piace!
– Come non ti piace, non è ciò che vorrebbe Dio?
– Si, ma non io!
– Ma, io chi? Tu allora sei…
– Sono quello che ha ammazzato tuo fratello, che ha fatto suicidare l’altro. Io sono stato il tuo padrone per anni, così come lo sei stato tu per tutti i disgraziati del tuo paese, che ti baciavano i piedi per terrore. Quanto ti piaceva eh? Piace anche a me in effetti. Piacere Satana, finalmente ci incontriamo.
– Vattene via, via! Io non ho chiesto di te! Io non stavo pregando te! Io stavo pregando Dio!
– Davvero? Sai che i pensieri li leggiamo tutti qui? Sono come un foglio posto al centro della scrivania, pronto per la firma. A chi credi arrivi la raccomandata con scritto “vendetta” sopra? A me!
– No, questo è un incubo. Non può essere vero!
– È tutto vero credimi. E fra poco sarà davvero più di un incubo! Sai le fiamme, le torture a vita quelle cose lì. Qui stiamo ancora parlando, chiacchierando allegramente. È l’attesa della pubblicità prima che ricominci il film. A te piacciono i film horror? Son sicuro che sarai un ottimo protagonista. Non vedo l’ora che cominci. Ora vado. Ho molto da sbrigare, qui le carceri sono sempre piene. Non sappiamo più dove mettervi. In Paradiso si sta più larghi, maledetti loro.
– Ma il contadino, allora è…è…
– Ma guarda! Se anticipavo la data di scadenza, il contadino lo facevano santo e mi andava dritto in Paradiso. Preferisco aspettare, mi spiace! Niente vendetta, è ancora vivo, che peccato!
– Meno male – dissi d’istinto
– Cosa hai detto? Meno male? – ripeté Satana con voce innaturale, come punto dalla sua stessa coda.
Ancora luce. Ancora tutto bianco. E ora il silenzio è il tutto, il tutto che riempie il bianco. Così potente e palpabile da portarmi in modo così naturale ad inginocchiarmi e pregare, un’ ultima volta, se mai esistesse una seconda possibilità, per questo niente che ero, che sono, che esiste o meno, che esisterà, se vorrà Dio, pieno, ricolmo e non più vuoto di amore. Come questo bicchiere.
D’improvviso ebbi sete e d’istinto presi il bicchiere di latta appoggiato a terra, di fronte a me. Lo sollevai fin al pari degli occhi per osservarlo, non più vuoto, ma ricolmo di acqua limpida fin la sua estrema superficie. E d’improvviso e d’istinto guardai quel punto, e quelle mani stringerlo. E d’improvviso e d’istinto, piansi.
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…regà speravo di partecipare all’altro Lab ma non je la faccio oggi è 30 settembre, al solito sempre in ritardo!
Ciao a tutti grazie per i fantastici commenti! li avevo letti ma ho avuto tempo solo oggi di ringraziarvi 🙁
Ciao Maria, mi è piaciuto molto questo LibriCK, mi hai emozionato nella seconda parte. Redimersi è un passaggio sempre complicato, perché bisogna sempre scavare dentro la nostra anima e ritrovare la nostra umanità. La tua ironia è ben visibile, un tocco sempre piacevole. E la storia ha un risvolto davvero azzeccato e affascinante ?! Bravissima Maria, tra reale e oltrereale?!
Ciao Antonino,
grazie ironia sempre presente, ho cercato di contenerla visto il “drama”… grazie, per esserti emozionato e fattomelo sapere!! Anche qui, grazie per il cotanto commento! 🙂
Cavoli.
Ho davvero apprezzato il modo in cui hai suddiviso la narrazione in fasi, da quella più seria e verosimile iniziale, in cui si percepisce la presunzione del mafioso di essere addirittura nel giusto, al confronto con Satana (sempre un personaggio interessante ?) dove, in un contesto alleggerito da umorismo infernale, riesci a raccontare la redenzione del protagonista, la sua presa di coscienza. Ecco, se proprio dovessi cercare una critica a tutti i costi, forse questo suo ravvedimento è un po’ troppo sbrigativo, ma immagino stessero finendo le parole a disposizione! ? Nel complesso, comunque, il racconto mi è piaciuto!
Ciao Sergio,
grazie per questo tuo primo commento (benvenuto :)!), spero non ultimo, visto che hai messo anche una critica, le apprezzo sempre molto. Hai ragione in effetti ho anche sforato il limite e ho dovuto stringere, alla fine stonava un pò anche a me, ma l’ho dovuto lasciare così…questa è colpa di Tiziano 😉 che ci mette i paletti…(di frassino).
Per il resto, uau anche qui dovrei usare il “cotanto” , visto che anche le tue parole son davvero lusinghiere a partire dal cavoli e finendo con la presunzione del mafioso di essere addirittura nel giusto, contenta ti sia arrivato e che tu abbia apprezzato! Grazie mille!!!
sicuramente non sarà l’ultimo, mi è piaciuto davvero e voglio leggere altro di tuo! 🙂
La critica, come scritto, è proprio un cercar il pelo nell’uovo 🙂
Ciao!
Ciao Maria Anna, mi stupisco sempre della tua enorme capacità di cambiare registro. Ti ho conosciuta per i tuoi racconti ironici, divertenti, ma quelli “seri” non sono da meno né come forma che contenuti. Hai trattato un tema molto difficile, l’omertà, da un angolazione a mio parere originale. Questo, fino ad ora, è il tuo scritto che preferisco 😀
Ciao Micol e grazie per queste parole, troppo buona! Davvero arrossisco a cotanto commento… oggi son due volte che uso cotanto… wow!
No no, per nulla noioso!
Ciao, e grazie per la precisazione…e allora cavoli se son contenta! di aver provocato cotanta reazione :)!
Cavoli, stavo per cadere dalla sedia!
Ovvero? Lo hai trovato troppo noioso? Se così mi spiace, se no fammi sapere, comunquesia grazie mille Kenji per averlo letto.
Ah ah ah, no, non per la noia ma perché mi ha colpito positivamente!
Un Lab fuori tempo massimo ma veramente molto bello. Complimenti, la storia mi è piaciuta molto.
Una bella storia di punizione e redenzione, di speranza. Poi quando appare il Signore delle Tenebre io mi diverto sempre.
Bravissima
Ciao Alessandro, avevo molti dubbi, quando appare il diavoletto si rischia sempre la solita minestra, contenta tu abbia apprezzato la storia e fattomelo sapere, grazie! In effetti chissà perché anche agli attori prima poi un cattivo diverte sempre interpretarlo, in questo caso a scriverlo o a leggerlo…speriamo mai a viverlo! 😀
“È come con il Monopoli, in prigione diretti senza passare dal via”
Questo passaggio mi è piaciuto