
Cinquecento maledetti millilitri
Serie: Segnali prostatici
- Episodio 1: Con tatto
- Episodio 2: Dilemmi Neandertaliani
- Episodio 3: Cinquecento maledetti millilitri
- Episodio 4: Sogno o son desto?
STAGIONE 1
«Mi raccomando beva 500 ml d’acqua una mezz’oretta prima dell’ecografia.»
Queste erano state le ultime raccomandazioni della segretaria del dottor Mariani, quando avevo lasciato lo studio durante l’ultima famosa visita.
E ora eccola lì, una signora più vicina ai sessanta che ai cinquanta, rossetto appena accennato e una testa senza collo a sormontare una maglia grigia come i capelli, come lo studio, come la giornata. Non aveva nemmeno risposto al mio «Buona sera», continuando a guardare il monitor. Chissà se sapeva di avere in sala d’attesa un paziente tanto caro al suo dottore?
Io, come sempre, mi ero preparato di tutto punto per ingannare l’attesa: ebook reader nella tasca sinistra della giacca, airpods nella tasca destra e circa quaranta puntate arretrate del podcast di Barbero scaricate nel mio iPhone. Sarei potuto rimanere in attesa anche otto ore senza battere ciglio (come capitava regolarmente quando avevo la sfortuna di dover andare al pronto soccorso). Se non fosse per quei 500 ml d’acqua maledetti.
Sì perché quando ti dicono “mezz’ora prima” tu lì per lì non realizzi che non ci riesci a infilare 500 ml di liquido nello stomaco tutti insieme un attimo prima di uscire.
Avevo fatto due tacche sulla bottiglietta, l’obiettivo era bere in tre fasi e riuscire a scolarmela proprio nel momento in cui sarei uscito. E invece già prima di fare l’ultima trincata, la vescica aveva iniziato a lamentarsi. Ma la grigia segretaria era stata categorica: «Assolutamente vietato urinare prima dell’ecografia, altrimenti non si vedrà nulla della vescica.»
Ho chiamato l’ascensore appena messo piede fuori dall’uscio, ma quando è arrivato ho visualizzato una scena dentro la mia testa: un improvvido malfunzionamento, io costretto dentro quel cubicolo per ore ad aspettare i soccorsi, e la vista pietosa dei vigili del fuoco che mi avrebbero trovato circondato da una pozza di liquido giallo e puzzolente. No, piuttosto la morte. Così ho preferito scendere le scale.
Una volta salito in autobus, ho avuto l’infelice idea di mettermi nei posti dietro, quelli vicini al motore, e le dolci vibrazioni dei pistoni non facevano altro che invitarmi a lasciare i miei rubinetti aperti. A ogni dosso, mi sentivo come se dentro di me ci fosse l’omino della pubblicità Zucchetti degli anni 80, con questo povero idraulico che installava rubinetti come un forsennato ogni volta che si apriva una perdita dalla parete.
Ovviamente, appena arrivato, con tutto questo popò di preambolo, mi è toccato aspettare in sala d’attesa. E no, non sono riuscito a dedicarmi al mio ebook reader, né il professor Barbero è stato in grado di distrarmi: tutto quello che riesco a pensare è stringere le gambe il più possibile e sperare di non farmela addosso. Riesco a sentire ogni singolo centimetro della mia uretra, anche la gocciolina che sta davanti a tutte le altre, pronta a uscire mentre da dietro le altre spingono per scatenare un fiume in piena.
«Il dottore può riceverla», con un gesto della mano indica la porta, senza degnarmi di uno sguardo. Io non lo so cosa ci sia dentro quel monitor, ma di sicuro è qualcosa di più importante di una scritta dentro una prostata.
Una volta dentro lo studio trovo un dottor Mariani diverso dall’ultima volta. Ci sono diversi libri aperti sulla scrivania, quelli che di solito stanno in bella mostra negli scaffali dietro la poltrona del medico, a mettere soggezione ai pazienti. Alcuni sono addirittura posati per terra. Sopra a tutti c’è un foglio con uno schizzo di un addome e una lista di punti, delle frecce ed enormi punti interrogativi. Il dottore ha ancora la penna in mano e sta ricalcando più e più volte il riccio di uno di questi.
Non mi faccio troppi problemi, mi tiro giù i pantaloni (che avevo già slacciato per non comprimere la vescica), mi stendo sul lettino e tiro su la maglia:
«Per favore, dottore, la mia vescica sta scoppiando!»
Lui si accorge di me, alza lo sguardo: «Poteva urinare se aveva necessità, l’importante era non svuotare completamente la vescica.»
Grigia segretaria, se gli dei karmici mi stanno ascoltando, passerai tutta la vecchiaia con il pannolone!
Il dottore si avvicina, sparge il suo viscido gel ghiacciato su di me, sento che la famosa prima gocciolina di pipì è uscita, ma tengo a freno le altre. L’apparecchio ecografico va a premere proprio lì, dove quei maledetti 500 ml si sono andati ad accumulare. Non voglio immaginare altro, non riesco a pensare altro.
«La vescica è normale, nessuna anomalia. Può andare a urinare se lo desidera, c’è il bagno lì.»
Cominciano i cinque secondi più lunghi della mia vita: mi alzo, scatto in avanti, inciampo sui pantaloni, mi aggrappo a qualche macchinario rischiando di rovesciarlo, sbatto contro la porta che stavo spingendo e invece andava tirata, la tiro, mi siedo e inizio a liberarmi senza nemmeno chiuderla.
«Ahhh» questo vale più di un orgasmo.
Ecco che arriva il dolore dell’infezione. Stavolta rimane latente. Forse ha avuto pietà di me. La testa inizia a girarmi, mi fischiano le orecchie.
No-on-to-bo-to-cò!
No-on-ti-bo-to-cò!
No-an-ti-bo-to-cò!
Di nuovo quel dannato ritmo, di nuovo quel suono.
Torno al lettino. Il dottore stava di nuovo consultando gli appunti.
Continuiamo con l’ecografia, scansiona scrupolosamente tutti gli organi ricontrollando più e più volte lo schemino. Niente di strano tutto normale.
In tutta questa corsa avevo dimenticato che cosa stavamo cercando.
«Ha già iniziato con l’antibiotico?» mi chiede.
«No dottore, non ho avuto la forza di passare in farmacia.»
«Se vuole posso dargliene una confezione io.»
Un flash. No!
«No!»
«No, cosa?»
Già cosa?
Un altro flash. Quel viso. Quel ritmo. Quel suono.
No-an-ti-bio-to-cò!
Urlo: «No antibiotico!»
«Si calmi signor Flaiani. Se non prende l’antibiotico l’infezione non passerà.»
«Mi sono ricordato che ho un’allergia. Poi, il dolore sta passando.» Ma che cavolo sto dicendo?
Mi guarda in tralice. Inforca gli occhiali.
«Come vuole, il dolore è suo. Ora direi di ricontrollare la prostata per sicurezza, si giri.»
Sigh, sapevo che si sarebbe vendicato.
Non riesco a vedere il monitor, ma sento distintamente la sonda. Maledetta.
Il dottore sobbalza dalla sedia e muove maldestramente la sonda.
«Ahio!»
«Mi scusi. Mi scusi Flaiani. Abbiamo… delle novità.»
Gira il monitor. Aumenta il contrasto.
Una scritta, ma è diversa:
“NON EIACULARE”
Serie: Segnali prostatici
- Episodio 1: Con tatto
- Episodio 2: Dilemmi Neandertaliani
- Episodio 3: Cinquecento maledetti millilitri
- Episodio 4: Sogno o son desto?
Chi ha provato il trauma della vescica piena e dell’ecografo che la schiaccia fino a fartela fare addosso, può dire di aver vissuto la sensazione peggiore di tutte!
Nel capitolo prima ero convinta che non potesse andare peggio di così, poi quando ho letto “Mi scusi Flaiani. Abbiamo… delle novità.” ti sei materializzato nella mia testa e hai detto “tu sottovaluti il mio potere”. 😹😹
E niente, non c’è mai fine al peggio! 🙀
Credo che l’eco alla vescica sia una delle esperienze più traumatiche in assoluto. Su di te è terribile, ma su un bambino è ancora peggio. Ti è mai capitato?! Un incubo!
Mi piace davvero tanto questo tuo racconto, bizzarro e originale. Lui, il protagonista, è esilarante e fantozziano. Il medico, cinico e spietato. La segretaria, poi, non parliamone…È molto buona, infatti, a mio avviso, la caratterizzazione dei personaggi e devo dire che sembra di vederli. Soprattutto la faccia del medico che dice «Mi scusi. Mi scusi Flaiani. Abbiamo… delle novità.» Lo immagino immerso nei testi di medicina e fra i suoi appunti per cercare di capirci qualcosa! E sono davvero curiosa di scoprire cosa questa storia così particolare ha in serbo per noi.
Ciao Cristiana. No con i bimbi per fortuna non mi è mai capitato, ma me ne sono capitate altre di disavventure con loro tranquilla 😀
Mi fa piacere questo tuo commento dettagliato, ho cercato di dare un minimo di colore anche ai personaggi secondari, probabilmente potevo fare qualcosina di più con il medico, anche se vedo che a te sta colpendo eheh. La storia procederà verso direzioni ovviamente assurde, altrimenti non sarebbe una mia storia 😛
Bene! Prosegui su quella strada che leggerti è sempre un piacere ☺️
Dal non urinare al non eiaculare è n attimo :)…di male in peggio, insomma, sembra non ci sia pace! mi è piaciuto molto questo episodio, scorrevole e divertente. (Approdo solo ora a questa serie, mi riprometto di recuperare gli episodi precedenti). Ora sono curiosa di vedere cosa accadrà nel prossimo episodio…
Ciao Irene, mi fa piacere che tu sia passata. Eh senza gli episodi precedenti ti perdi alcuni riferimenti, ma diciamo che la “svolta” deve ancora arrivare 😉
Contento che ti sia piaciuto. Ciao!
Bello e divertente 😜
Grazie Rocco 🙂
Bellissima la descrizione della corsa verso il bagno 😅
Quando l’ho scritta ho ripensato alla chiacchierata che ci eravamo fatti riguardo al ritmo e mi sono detto: come faccio a impostare il ritmo su “velocità smodata” (cit)? Sono soddisfatto del risultato, mi fa piacere che soprattutto tu lo abbia apprezzato eheh
Che incubo 🙈 è successo anche a me. Ero disperata! E alla fine sai cosa ha detto il dottore? Che la mia vescica non era ancora piena 😑 quindi stavo per morire desiderando un bagno, ma era tutto nella mia testa secondo lui🤦🏻♀️ esperienze indimenticabili!
Un vero mister simpatia. Per caso era il marito della grigia segretaria del dottor Mariani? 😀
😆
Ciao Marco. Anche in questo episodio riesci a dare vita a quei momenti di routine (per i medici non per i comuni mortali) a cui dobbiamo spesso soccombere. In questo caso i 500ml e tutto ciò che causano. Ancora una piacevolissima lettura. Bravo!
Ciao Antonio, grazie mille. Credo che la parte “normale” del racconto ci saluterà tra il prossimo episodio o quello successivo. Spero che continuerà a piacerti anche dopo.
Un saluto!
PS: mi sono accorto che avevo pubblicato la versione sbagliata, l’ho aggiornata, cambia solo la scritta finale.
Ho visto la correzione. Sono incuriosito dalla svolta che prenderà il racconto nei prossimi episodi!