Clara

Serie: Adiacentia


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Che strano, Lui aveva detto che le Ombre non avrebbero potuto vedermi. Evidentemente si sbagliava.

Dopo aver girovagato a lungo, mi ritrovai in un luogo che non avevo ancora visto: c’erano due grosse caverne, una accanto all’altra. Decisi di iniziare a esplorarle, partendo da quella di sinistra. Quando mi avvicinai all’ingresso, toccai la parete: era morbida, anche se a vederla sembrava di pietra. In realtà, è difficile descrivere la consistenza dei materiali in questo posto: la materia qui è come composta da atomi impazziti e ogni volta che tocco qualcosa, ho come la sensazione di attraversarla. Eppure, allo stesso tempo, ne percepisco la densità e la temperatura.

La parete di quella caverna era morbida come il muschio e tiepida.

Mi addentrai, rallegrandomi di aver finalmente trovato un punto buio, in mezzo a tanta luce fastidiosa.

Ad un tratto, però, quelle pareti iniziarono a muoversi, come in preda a spasmi. Mi accorsi che le due caverne erano collegate tra loro quando fui gettata all’esterno attraverso la seconda caverna, come sputata fuori da un forte starnuto.

Incredula, rimasi lì per terra a osservare quell’enorme essere che si sollevò e si voltò, mostrando una lunga coda, simile a quella di un topo. Poi si allontanò, chiaramente infastidito dalla mia presenza.

Qualcuno iniziò a ridere alle mie spalle. Mi voltai: era una Beata.

«Tesoro, non ne avevi mai visto uno?»

«No. Era un mostro?»

«Lui potrebbe pensare la stessa cosa di te. Ma no, non c’è nessun mostro. Questo posto è per tutti, non solo per coloro che hanno abitato il nostro pianeta. Quelli come lui vengono da una galassia molto lontana dalla nostra.»

«Allora era un alieno!»

Rise ancora: «Siamo tutti un po’ alieni qui.»

Poi mi osservò con un’espressione amorevole.

«Ma tu che fai qui, tutta sola?»

«Cercavo un posto tranquillo.»

Si mise a sedere accanto a me.

«Permettimi di darti un consiglio: sarai Beata molto più in fretta se non opporrai resistenza. Potrebbe sembrare difficile all’inizio, ma fidati di me. Protestare, arrabbiarti e isolarti non servirà a niente. Credimi, so di cosa parlo: ero anch’io una Penitente. Ed ero molto arrabbiata.»

«Davvero? E cosa hai fatto?»

«Eh sapessi! Me la prendevo con chiunque, ero tremenda. Poi però qualcuno mi consigliò esattamente ciò che io adesso consiglio a te: lasciati andare e accetta il tuo nuovo stato. Permetti a questo luogo di guarirti e vedrai che all’improvviso ti accorgerai di stare bene.»

«Tu stai realmente bene qui?»

«Oh sì, non potrei desiderare altro.»

«Non ti disturba il fatto di non avere un nome? È come se, insieme ai ricordi, tu abbia perso anche la tua identità: questa cosa onestamente mi fa paura.»

«Tanto per cominciare, io ho un nome: ho scelto “Clara”, che significa luminosa. Quando si diventa Beati, si riceve anche un nuovo nome. Per quanto riguarda i ricordi, posso raccontarti la mia esperienza. Ho effettuato diversi prelievi (chiamiamo così l’atto di prelevare un nuovo membro e accompagnarlo qui) e sono stata assegnata alle persone con cui, in precedenza, avevo avuto dei contatti. Anche se il mio aspetto è cambiato, loro comunque possono riconoscermi, e questo li aiuta a fidarsi di me. Ebbene: aver dimenticato gli eventi o i gradi di parentela mi ha aiutato molto a svolgere questo compito. Le vicende terrene non mi toccano più, quindi posso concentrarmi solo sulla persona da accogliere e sul suo passaggio. L’unica cosa che provo in quei momenti è il desiderio sincero di vedere felice quella persona.»

«Mi piacerebbe partecipare a un prelievo.»

«Ti auguro di vivere presto questa incredibile esperienza.»

«È pazzesco: mentre medici e parenti fanno di tutto per trattenere nel corpo quella persona, voi siete già lì, pronti ad accoglierla.»

«Esatto. E quando finalmente la vediamo uscire, proprio come un bambino appena nato, la gioia che si prova è indescrivibile. Sai, hanno tutti la stessa aria smarrita, quando escono dal corpo: si guardano intorno con stupore, cercando di capire cosa fare o dove andare. Poi, il loro sguardo incontra il nostro e all’improvviso la loro espressione cambia e smettono di avere paura. È un privilegio poter partecipare al momento più importante della loro vita.»

Clara era diversa dagli altri Beati: era gentile, ma il suo sorriso sembrava sincero. Ascoltavo incantata i suoi racconti e, mentre lei parlava, la prospettiva di diventare Beata cominciava ad assumere aspetti positivi.

E poi ero impaziente di ricevere un nuovo nome: quale avrei scelto?

«Adesso scusami cara, devo proprio andare.»

Rapita da quei discorsi, non mi ero accorta di ciò che stava capitando attorno a noi: tutto era in fermento. Le Ombre, che adesso erano circa un centinaio, continuavano a girarci intorno come squali affamati e un numeroso gruppo di Beati, in tutta fretta, era venuto a chiamare Clara.

«Che sta succedendo?»

«I Beati hanno indetto una riunione di emergenza. Mi dispiace tesoro, continueremo a parlare un’altra volta.»

«Ma certo.»

Si allontanarono velocemente, portando Clara con loro. Sembravano preoccupati.

Le Ombre, invece, smisero di girarmi intorno e si avvicinarono (probabilmente stavano aspettando che rimanessi sola).

Si fermarono davanti a me e uno di loro, sempre il più basso, uscì dal gruppo e guardandomi dritto negli occhi (stavolta non avevo dubbi: mi vedeva, eccome), mi rivolse la parola: «Sappiamo cosa hai in mente, ragazzina. Noi ti stiamo aspettando.»

«Cosa? Come mai puoi vedermi e parlarmi?»

«Perché presto sarai una di noi.»

«Non è vero, non può essere!»

Mi guardai intorno: non c’era più niente. Tutto era diventato buio. Loro iniziarono a ridere di me.

«Guardatela, pensava già al nome che avrebbe scelto. Povera illusa, non sarà mai Beata.»

«Basta, smettetela! Andate via.»

Il piccoletto tornò serio, mi fissò con i due buchi neri che aveva per occhi e mi disse: «Certo, ce ne andiamo. Ma ci rivedremo presto.»

Serie: Adiacentia


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Discussioni

  1. La morte che diventa nascita. La speranza a cui da millenni si aggrappa l’umanità per sottrarsi alla pura dell’oblio. Molto interessante questa lettura, questa proposta di ciò che potrebbe essere.

  2. Mentre leggevo dell’alieno nella mente mi sono rivista pari pari il tuo disegno, e mi son detta: è proprio lui! Bellissimo😊
    Mi è piaciuto tantissimo il modo in cui associ nascita e morte, ovvero il passaggio da una dimensione all’altra…quando veniamo al mondo non sappiamo nulla di ciò che ci aspetta, e morendo è come se Arja stesse anche nascendo di nuovo, ricominciando daccapo. Un po capisco la sua resistenza, il suo attaccamento ai ricordi, e forse per questo le Ombre la vedono e la vogliono con loro?
    Son curiosa di sapere come continuerà…

  3. Ho letto tutti e quattro gli episodi in un colpo solo: sono rimasto molto impressionato dal tema e dal modo in cui lo hai riproposto cara Arianna. Complimenti vivissimi!! 👏👏
    P.S: scusa se arrivo con un “leggerissimo” ritardo nel commentare ma non ho avuto proprio il tempo materiale per farlo.

  4. Il tema é molto interessante. Tutti noi che crediamo o speriamo in una dimensione ultraterrena e forse anche i più dubbiosi, ci chiediamo spesso come potrebbe essere l’Aldilá. Tu, Arianna, riesci a descrivere bene questa dimensione tanto cara a illustri scrittori e soprattutto al sommo poeta Durante Alighieri. Sai farlo in modo nuovo, originale e coinvolgente. Brava!

  5. «Esatto. E quando finalmente la vediamo uscire, proprio come un bambino appena nato, la gioia che si prova è indescrivibile. Sai, hanno tutti la stessa aria smarrita, quando escono dal corpo: si guardano intorno con stupore, cercando di capire cosa fare o dove andare. Poi, il loro sguardo incontra il nostro e all’improvviso la loro espressione cambia e smettono di avere paura. È un privilegio poter partecipare al momento più importante della loro vita.» 👏 👏 👏
    Questa parte mi ha colpito in modo particolare.

  6. Bello immaginare un Aldilà comune a tutti gli esseri dell’universo. È capitato anche a me di pensare che,mentre sulla terra si piange un caro, in un altro posto si gioisce per il suo arrivo. Molto brava.