Collari

Serie: Wiccats.


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Le streghe più esperte hanno la capacità di tenere a mente non più di tre incantesimi complessi e quattro degli incantesimi più semplici e basilari, se le magie da lanciare sono più di quelle memorizzate, possono aiutarsi ricopiando gli incanti necessari su qualsiasi superficie idonea.

Melanippe ne aveva abbastanza.
Spezzò come grissini quei ridicoli bastoncini trasparenti di quarzo ialino, superò la soglia e allargò le braccia in modo plateale, i suoi guanti corazzati si accesero nuovamente, ma questa volta la luce era di un rosso carminio intenso.
Batté le mani, producendo uno schiocco metallico forte e secco.

Tutto il contenuto della stanza, le due librerie, la bella poltrona blu che somigliava ad un fiore, il tavolino con sopra dei vasi decorati in vetro e rifiniti da fili d’oro zecchino finissimi, le due sedie poggiate sulla parete lontana, le tende alla finestra e il lampadario decorato da foglie di cristallo colorate, vennero sbalzati malamente al centro della stanza con un fracasso terribile di cocci rotti e materiale plastico spezzato, concentrandosi in un unico punto e formando un grosso ammasso sferico che ruotando andava rimpicciolendosi, perdendo il suo aspetto spigoloso. Una palla di detriti quasi perfettamente liscia cadde rumorosamente sul pavimento spaccando le piastrelle sottostanti.
«Strega delle tempeste, vieni fuori! Te lo sto chiedendo con le buone.»
Otto si arrampicò sulla spalla della sua padrona e analizzò la situazione.
«Non vedo nient’altro che possa ferirti Mele, no, non lo vedo. Hai spazzato via tutto, pulito. Adesso si sente pure l’eco dei miei grugniti. Se mi mettessi a cantare farei davvero, davvero un figurone, sì. Mi sa che in mez—»
La sfera al centro della sala si mosse, vibrò forse, poi si accese come se fosse diventata incandescente ed esplose con una potenza e con un fragore tale da demolire le pareti divisorie più sottili e incrinare i muri portanti e il pavimento, deformandoli. Il fumo e la polvere si diradarono lentamente, rivoli di sangue bagnavano il pavimento impolverato, colando da braccia e gambe lacerate dalle schegge di quell’esplosione inaspettata.
Alla strega cedette la gamba con la ferita più grave, costringendola in un inchino forzato. Sputò del sangue scarlatto ed un paio di denti, le mancava parte del volto.
Otto, che si era riparato dietro la schiena della possente padrona, risalì sulla spalla accendendosi di una delicata luce verde acqua.

«Ora T’ammazzo. Vainilla, ti strappo quella cazzo di testa a mani nude!» Ringhiò, salendo di volume solo alla fine della frase.
«Io non ti conosco, non conosco neanche la strega che tu chiami Vainilla, so solo che hai violato la mia casa, sporcato il mio marciapiede e distrutto la mia poltrona preferita…» Nadine entrò tenendo la gatta sul braccio e Juno sulla spalla, ma si tenne a distanza tra la soglia e la prima fila di mattonelle del salotto ormai vuoto. Il pavimento risultava concavo al centro, pronto a cedere strutturalmente, due pareti erano sfondate, mentre il muro portante che dava sul balcone era segnato da diverse crepe verticali.
«Chi diavolo sei tu? Non sei Vainilla. Non ti ho mai vista.» Il grosso foro sulla gamba si stava richiudendo a vista d’occhio, così come le ferite su braccia e volto.
«La gatta! Guarda che è la gatta delle tempeste. Lo vedi il collare? È lo stesso, il collare rosso… Non posso sbagliarmi.» Otto si spostava nervosamente da una spalla all’altra non distogliendo mai lo sguardo dal felino.
«Ciao Otto. Non posso dire che sia un piacere rivederti e noto anche che la tua padrona è ancora più grossa dall’ultimo incontro.» Lilith diede un paio di colpetti sul braccio di Nadine, che iniziò a indietreggiare.
«È stata la rossa a creare quel sigillo? Che fine ha fatto la strega dei mari in tempesta? L’hai uccisa tu carotina?» Melanippe si rialzò, sollevando un braccio per dare uno sguardo allo stato delle ferite.
Tirò uno dei cinturini che tenevano saldi i guanti corazzati e puntò Nadine fissandola minacciosamente.

Lilith si sporse cercando di far breccia in quel cuore rivestito da strati di cuoio trattato per resistere a lame affilate e denti puntuti.
«Non vorrei combattere contro di te Ingrid, sei forte, sei potente e posso solo cercare di evitare di mor—»
«MELANIPPE! Mi chiamo Melanippe. Sono morti tutti quelli che conoscevano il mio nome da umana! E tu sei solo una cazzo di gatta.»
Avanzò a grandi passi pesanti e rabbiosi.

Nadine iniziò a indietreggiare fissando sempre quella montagna di muscoli.
Superata la soglia tra il salotto e il corridoio che portava da una parte all’ingresso della casa e dall’altra al bagno e alla camera da letto, la strega delle rocce si girò e corse verso la porta chiusa con una targhetta che rappresentava una figura femminile stilizzata con un grosso cappello a punta.
«Ora Nadi!» urlò Lilith saltando giù dalla spalla e accendendo i suoi occhi con quel dorato luminoso e avvolgente.
Nadine girò il pomello facendo scattare la serratura, la porta si spalancò violentemente lasciando fuoriuscire una marea d’acqua, impetuosa e violenta, ma questa invece di inondare tutto il corridoio si diresse decisa verso la culturista infuriata, somigliava ad un gigantesco gavettone avvolto in una pellicola trasparente.
«Mi sono lavata una settimana fa. Che vuoi fare? Uccidermi con un raffreddore?»
L’acqua arrivava alle ginocchia della strega Spaccaossa, ma non pareva la rallentasse più di tanto. Il suo passo continuava ad essere deciso e non si rese neanche conto che il livello era aumentato fino a ricoprirle la vita, quando abbassò lo sguardo, ebbe appena il tempo di rendersi conto del suo errore di valutazione, l’acqua la ricoprì completamente in un cubo che arrivava fino al soffitto del corridoio.
Nadine protese le braccia in avanti, quattro tatuaggi si accesero nel medesimo istante, un alone iridescente baluginò per un secondo dalla punta delle dita e quel parallelepipedo d’acqua si fermò con un sfrigolio e uno scricchiolio familiari. Seguirono un paio di secondi di assoluto silenzio interrotti solo dal respiro affannoso della bella strega.
«Cazzo… sono distrutta!» si lasciò cadere seduta in terra ansimante.
«Non perdere la concentrazione! L’abbiamo rallentata, ma il lemure è ancora sulla sua spalla, basterebbe un briciolo del suo potere per far saltare tutto e rischiare la pelle.» Lilith aveva un tono serio e quasi di rimprovero.
«Io non avevo mai usato tanta magia tutta in una volta in vita mia…»
La strega delle rocce si alzò barcollando, aveva il fiato corto.

Continua...

Serie: Wiccats.


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